Dear Boy ha scritto:
Il Consumato Scrittore Ratigher ha scritto:
Se invece sei costretto a non rivelare i colpi di scena, vuol dire che il tuo racconto è superficiale, perché ci sono solo quelli, solo uno dei mille stratagemmi narrativi che puoi applicare a un racconto."
Che ragionamento senza senso. Soprattutto da parte di uno scrittore.
Perché sapere prima che Willis è un fantasma o chi è il padre di Luke non rovina affatto la visione di quei film. No, no.
Perché il colpo di scena non è mica parte del racconto. È solo un artificio. Certo, certo.
A me sembra che 'sta nuova generazione di autori si impegni molto di più nelle interviste che nelle loro opere.
Comunque è colpa dei social. Dove sguazzano loro per primi.
Appunto: ennesima dimostrazione che dare ad un autore i mezzi esterni per esprimere il proprio retro-pensiero speculativo su quanto scritto in opera equivale a trasformarlo in un
maître à penser della semi-bojata cosmica.
Cos'è, si vuole ristabilire il canone occidentale ripartendo da fb?
Che pena...
Non ci vuole W.Benjamin o Deleuze per capire che il colpo di scena è uno dei punti di forza di gran parte della narrativa puntata al mistero/giallo/horror. Anche in senso multiplo, come effetto sorpresa, e non necessariamente in coda all'opera, per catturare l'attenzione o mescolare con sagacia le carte in tavola, confondendo ipnoticamente il lettore che "cerca" uno sbocco da ricostruire, o presume l'autore debba fornirgliene uno prima o poi.
Se poi si pensa - arrogantemente? e disprezzando per implicito chi continua a farne uso - di poter fare a meno di questo fattore, ben vengano i tentativi controcorrente... in cui sale il coefficiente di difficoltà, però: voglio vedere infatti quanti autori sono capaci di scrivere una storia avvincente quando già nella prime pagine si sa l'esito delle vicende e non ci sono retroscena da smantellare (v.
Il gran bastardo)
.
Detto questo, l'ansia collaterale da spoiler su forum/social/blog è dovuta al fatto che qui (quasi?) nessuno di professione lavora da
reviewer in senso tecnico, ma il più delle volte la discussione si sviluppa sui punti critici/dettagliati interni all'albo o sulla ciarla giustamente libera...svelando ciò che succede nelle sue pagine. Se si legge una recensione di un qualsiasi libro, anche poliziesco, di solito l'articolista mette su una panoramica moooolto approssimativa senza togliere spazio alla sorpresa/piacere di leggere cosa in realtà avviene nel testo, ma preferendo inserire i suoi commenti nell'ottica del"genere", dello stile, dei precedenti dell'autore e della sua riuscita in senso critico.
Ma qui sopra questo lavorio non è dovuto. E questo è talmente ovvio, che solo un pensiero buttato lì in modo superficiale non può arrivarci.
ALOHA