Visto che sta per uscire il prossimo volume agostano, prima di accumulare arretrati ieri ho letto la seconda di questo OB#25.
Giusto al volo, per tagliare la testa all'idra del pensiero auto-difforme: ritiro ciò che ho detto
sul #454bis (molto buono, ma non è un decreto legge) di
Enna che plagiava
La Cosa, perché questa di Vanzella a livello cronologico
è la migliore storia sinora pubblicata del 2024.
Ci possono essere degli
SPOILER, ma in fondo chi lo sa in
cosa consiste, su
cosa sussiste e per
cosa esiste questa pseudo-review?
Il Re del Nulla
Testi 8 +
Disegni 7 ½Eh... il tempo che non c'è, gli esseri che non ci sono mai stati, il regno delle Idee (anche strampalate, pretestuose od ossessive), le città mai costruite, le dimensioni mai misurate... : per certi versi, con un po' di nostalgia a corredo, mi è venuto da pensare a questo frangente della mia "esistenza" bonelliana
ma
Vanzella ha un modo di comunicare diverso rispetto al sublime
Conte i suoi paradossi metafisici, più diretto e didascalico se vogliamo, meno sfumato ed ambiguo, ma comunque efficacie e degno di nota in positivo quando traslato sulla pagina dylaniata
.
Quindi questo esercizio di ontologia del "dover-esistere" opposto all' "essere" colpisce comunque a segno e si perde poco nei rivoli dell'indefinito cosmico, grazie alla sua logica abbastanza stringente e convincente, a modo filosoficamente suo. In linea di massima per me promosso senza grosse riserve, anche come corrente di pensiero, forse perché di fatto disapprovo Sartre (
) e tutti gli esistenzialisti radicali in generale (a parte Heidegger e Camus che poi non lo erano...)
Buon ritmo, personaggi ok, risorse ben dispiegate a favore delle fantasia (v. l'idea intrigante delle strade-fantoccio), dialoghi tendenti alla riflessione ma mai stucchevoli, cosa che succedono e fanno riflettere... senza riflettersi troppo allo specchio vanesio del proprio "contenuto". Vanzella confeziona la sua migliore storia finora e sembra (v. sopra confronto con Ambrosini) uno degli autori su cui puntare maggiormente per il bene di DD se questa è la media delle sue storie... nonostante lo
scivolone dichiarato sul giallo-banana del #440... ma si sa... l'inedito è una brutta bestia che attira grane e flop
.
Se proprio devo trovare qualcosa che non mi garba - ma siamo sui dettagli, eh - il modo troppo fumettoso/disneyano in cui è ritratto il Re del Nulla non è mi piaciuto granché (complice
Genovesi che spesso esagera nel teen spirit ) , ne riduce lo spessore inquietante e sfuggente, visto il pericolo pandemonico che poteva rappresentare il suo minacciato avvento. Dylan risulta a volte eccessivamente disinvolto nell'organizzare sedute/raduni di gruppo, come se automaticamente i diretti interessati vedessero fiduciosi in lui un luminare della neuro-metafisica e gli dessero corda in ogni pseudointuizione: in questi casi, più che a
Napoleone, la deriva(-zione) prende la strada di un
Martin Mystère .
Si poteva insistere un po' di più sul lato oscuro degli esseri mai-esistiti (o delle ragioni perché sono rimasti tali). Si poteva evitare di menzionare letteralmente Italo Calvino, Borges, B.Russell, etc. quando su certe passaggi contaminativi meglio mantenersi nell'indefinito - Sclavi e Ambrosini insegnano, nello sfumare le fonti... alla fonte. Infine, anche il meccanismo della psicologia reversibile che convince il Re del Nulla a battere in ritirata, sa un po' di schematico, oltre che di già visto...
Ma vabbeh, sono cose che sostanzialmente non cambiano la summa di tutto:
andate ad accattarvi questo OB se volete ricongiungervi con lo spirito dylaniato perché la storia di Vanzella
È Dylan Dog.
E se non esiste, fortunato me ad averla intercettata nella mia personale Babele di cosa si potrebbe scrivere per il suo bene, oltre che per il nostro
.