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#400 - E ora, l'Apocalisse
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 Oggetto del messaggio: Re: #400 - E ora, l'Apocalisse
MessaggioInviato: mar dic 31, 2019 12:42 pm 
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Iscritto il: gio nov 05, 2015 5:07 pm
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Pagiu ha scritto:
E' inutile discutere, passate a Samuel Stern...

Qualche mio amico in italy lo ha fatto veramente.

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Il segno è sottoposto alla legge, le apparenze non sono che sottoposte alle regole del gioco.
https://ilfumettarovetusto.blogspot.com/


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 Oggetto del messaggio: Re: #400 - E ora, l'Apocalisse
MessaggioInviato: mar dic 31, 2019 3:27 pm 
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Iscritto il: mar set 07, 2004 7:10 pm
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Myskin ha scritto:
Ma comunque (tentativo mio di riportare il tutto in-topic), al di là delle citazioni e del metafumetto, io mi chiedo: ma che mi rappresenta tutto questo? E non parlo solo del numero 400, ma di tutto il ciclo della meteora e anche quell'unica tavola del numero 401 col Dylan barbuto che fa un megamonologone da Unbreakable.

Cioè... Magari è perché vari numeri li ho letti male o li ho pure saltati, ma io proprio non riesco a capire quale sia il senso ultimo di questo lavoro. Al di là delle facili battute (del tipo "I soldi", "il riciclaggio di idee vecchie dovuto alla mancanza di idee nuove") che lascio agli spiritosi, o spiritosoni, io proprio non riesco a capire dove si voglia andare a parare.

Ad aumentare il senso, diciamo così, di straniamento che provo, c'è anche il fatto che se ripenso a quando leggevo gran parte del Dylan storico, ma anche quello che è seguito (diciamo Barbato dei tempi d'oro e anche Ruju, almeno un po'), questa domanda sul senso di Dylan Dog nemmeno me la ponevo. Ok, sono passati gli anni e magari all'epoca avevo meno pretese, ma - quando la lettura mi convinceva - ne uscivo con un senso di soddisfazione per il divertimento di quello che avevo letto e magari con qualche pensiero nuovo in testa per le osservazioni esistenziali che Sclavi, o chi per lui, riusciva a infilare tra una vignetta e l'altra. Immagino che, magari senza che ne fossi consapevole, ci fosse una specie di intesa tra me e lo scrittore/scrittrice: si capiva dove si voleva andare a parare e non c'era bisogno di razionalizzare il tutto a parole (magari è anche per questo che i numeri "didattici" sono i peggiori, almeno per me: l'intento dello scrittore è talmente scoperto che generano in me un senso di rifiuto, come l'insopportabile Groucho "serio" impegnato in predicozzi protogrillini dell'ultimo Sclavi).

A me questo Dylan degli ultimi anni sembra al tempo stesso privo di momenti DAVVERO divertenti e contemporaneamente pesante, pesante, pesante.


Il nuovo Dylan è rivolto a quel pubblico un po' indie, che si accarezza la barba fra una pagina di Oggi sposi ed una sbirciata al profilo del vate e che trova godimento nella destrutturazione e non nella fruibilità del racconto.
La conseguenza è quel Dylan che si vede nella tavola del 401. Sagace, social e moralizzatore.


Mentre il Dylan di Sclavi era nazionalpopolare, prendeva ed arraffava a destra ed a manca idee, citazioni, soggetti eccetera e li amalgamava per costruire una storia leggibile bene o male da tutti.Con ovviamente una bella impepata di tette ed horror. Poi chiaro che stiamo parlando di un cavallo di razza sia nei dialoghi che nelle sceneggiature.


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 Oggetto del messaggio: Re: #400 - E ora, l'Apocalisse
MessaggioInviato: mar dic 31, 2019 3:42 pm 
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avi è i metallica, oni i trivium.

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 Oggetto del messaggio: Re: #400 - E ora, l'Apocalisse
MessaggioInviato: mar dic 31, 2019 3:44 pm 
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Iscritto il: gio ott 26, 2006 8:53 pm
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Jones ha scritto:
Myskin ha scritto:
Ma comunque (tentativo mio di riportare il tutto in-topic), al di là delle citazioni e del metafumetto, io mi chiedo: ma che mi rappresenta tutto questo? E non parlo solo del numero 400, ma di tutto il ciclo della meteora e anche quell'unica tavola del numero 401 col Dylan barbuto che fa un megamonologone da Unbreakable.

Cioè... Magari è perché vari numeri li ho letti male o li ho pure saltati, ma io proprio non riesco a capire quale sia il senso ultimo di questo lavoro. Al di là delle facili battute (del tipo "I soldi", "il riciclaggio di idee vecchie dovuto alla mancanza di idee nuove") che lascio agli spiritosi, o spiritosoni, io proprio non riesco a capire dove si voglia andare a parare.

Ad aumentare il senso, diciamo così, di straniamento che provo, c'è anche il fatto che se ripenso a quando leggevo gran parte del Dylan storico, ma anche quello che è seguito (diciamo Barbato dei tempi d'oro e anche Ruju, almeno un po'), questa domanda sul senso di Dylan Dog nemmeno me la ponevo. Ok, sono passati gli anni e magari all'epoca avevo meno pretese, ma - quando la lettura mi convinceva - ne uscivo con un senso di soddisfazione per il divertimento di quello che avevo letto e magari con qualche pensiero nuovo in testa per le osservazioni esistenziali che Sclavi, o chi per lui, riusciva a infilare tra una vignetta e l'altra. Immagino che, magari senza che ne fossi consapevole, ci fosse una specie di intesa tra me e lo scrittore/scrittrice: si capiva dove si voleva andare a parare e non c'era bisogno di razionalizzare il tutto a parole (magari è anche per questo che i numeri "didattici" sono i peggiori, almeno per me: l'intento dello scrittore è talmente scoperto che generano in me un senso di rifiuto, come l'insopportabile Groucho "serio" impegnato in predicozzi protogrillini dell'ultimo Sclavi).

A me questo Dylan degli ultimi anni sembra al tempo stesso privo di momenti DAVVERO divertenti e contemporaneamente pesante, pesante, pesante.


Il nuovo Dylan è rivolto a quel pubblico un po' indie, che si accarezza la barba fra una pagina di Oggi sposi ed una sbirciata al profilo del vate e che trova godimento nella destrutturazione e non nella fruibilità del racconto.
La conseguenza è quel Dylan che si vede nella tavola del 401. Sagace, social e moralizzatore.


Mentre il Dylan di Sclavi era nazionalpopolare, prendeva ed arraffava a destra ed a manca idee, citazioni, soggetti eccetera e li amalgamava per costruire una storia leggibile bene o male da tutti.Con ovviamente una bella impepata di tette ed horror. Poi chiaro che stiamo parlando di un cavallo di razza sia nei dialoghi che nelle sceneggiature.

Quoto Jones. Era proprio questo ciò che intendevo quando ho parlato di passaggio da un Dylan per tutti a un Dylan per pochi.


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 Oggetto del messaggio: Re: #400 - E ora, l'Apocalisse
MessaggioInviato: mar dic 31, 2019 3:55 pm 
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Località: Ἁρμαγεδών
skeletor ha scritto:
avi è i metallica, oni i trivium.


Quoto!
E... se Avi è i Metallica e Oni 2 è i Trivium (o gli ultimi In Flames :? ), Oni 1 era gli Hellsongs :wink:
(così abbiamo trovato, penso, tutti i corrispettivi)
https://en.wikipedia.org/wiki/Hellsongs
Il prossimo spero si possa paragonare ai Voivod, ai Coroner o ai Vektor.

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Rollbacker di Wikipedia dal gennaio del 2021


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 Oggetto del messaggio: Re: #400 - E ora, l'Apocalisse
MessaggioInviato: mar dic 31, 2019 4:24 pm 
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Località: Noland
Myskin ha scritto:
A me questo Dylan degli ultimi anni sembra al tempo stesso privo di momenti DAVVERO divertenti e contemporaneamente pesante, pesante, pesante.


Questo è un tasto dolente e lo ripeto da tempo anch'io. Una volta non mancavano certo le storie drammatiche, ma era una testata ricca di ironia e di umorismo (spesso surreale e/o nero). Probabile dipenda da chi lo scrive e chi lo dirige, più che dal cosiddetto spirito del tempo.
Può anche darsi che molti acquirenti di una volta erano attratti proprio dal divertimento che provavano nella lettura.
Anche molti odierni fenomeni fumettistici nostrani il loro seguito l'hanno ottenuto innanzitutto facendo ridere. Vedi Zerocalcare, di cui sento subito qualcuno mugugnare appena si fa più serioso.


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 Oggetto del messaggio: Re: #400 - E ora, l'Apocalisse
MessaggioInviato: mar dic 31, 2019 4:51 pm 
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Iscritto il: mer apr 17, 2013 11:22 am
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Località: Corbetta
Sulla questione citazioni ho scritto anche io un post su FB quest'oggi. E non posso fare altro che riproporlo. Questo albo sarebbe anche più interessante di quanto è senza tutte quelle citazioni fatte così senza capo ne coda. Si può citare in un fumetto, in un opera d'arte, ci mancherebbe. Si possono anche prendere interi spezzoni di testi e riproporli uguali ma va fatto con una certa logica (con il va fatto intendo che a me piacerebbe andasse fatto oggi - o meglio - a me piacerebbe venisse fatto così).

Al netto della qualità della storia Killer, non ci vedo nulla di male a creare una storia che sia per i due terzi Terminator e poi diventi altro mano a mano che si va avanti. C'è una storia, ci sono dei bei personaggi e posso "perdonare" una ripresa molto elevata di una trama da un film.

Per far vedere la differenza tra citazione che mi piace e citazione che non mi piace vi propongo le tre citazioni forse più grosse presenti in questo albo:

Citazione Doors: A mio parere ben fatta. Quella originale probabilmente si riferisce all'infanzia che non tornerà mai più. Questa usa più o meno le stesse parole ma inizialmente sembra detta da Dylan ai lettori mentre poi si scopre essere detta da Dylan verso Sclavi. Si usano le stesse parole ma le si inserisce in un contesto diverso, completamente diverso. Il linguaggio è consono alla storia, l'inserimento non disturba. Diciamo che se non conosci la canzone non ti passa neanche per la testa che possa essere una citazione. Perchè, per me, una citazione assume tanto più valore quanto più è nascosta per chi non la conosce e tanto più e rielaborata (nel significato e/o nella forma). Chiaramente se uno la conosce non può nasconderla :-) .

Citazione Tempesta: A mio parere mal fatta. O meglio. Non basta inserire Dylan all'interno di una tempesta per fargli citare un pezzo della succitata opera. Per due motivi: Il primo è linguistico. E' totalmente fuori contesto il linguaggio usato. Inoltre questa frase viene detta da Miranda nella TEmpesta che non si trova sulla nave al momento della tempesta. Vero è che lei è un personaggio che si lascia molto coinvolgere però mi suona un pò forzata l'associazione nonostante sia "corretta" in quanto lei è la figlia di Prospero che potrebbe tranquillamente essere paragonato a Sclavi in quanto Prospero scatena la tempesta con la magia. Ma poi Dylan vive gli eventi di Alonso o di Antonio (sono i due che vengono sbalzati dalla nave e si ritrovano poco dopo su un isola in una foresta). Quindi Dylan pronunica una frase di Miranda ma nella situazione di Alonso o di Antonio. Da qui la confusione della citazione. Questo tipo di citazioni sembrano essere così solo un mero riempitivo.

Citazione Whitman (Capitano! O mio capitano!): Questa citazione la si riconosce subito appena Groucho la dice. La si riconosce dal modo aulico in cui la afferma in un momento che di aulico ha poco. La poesia (e qui mi sono fatto aiutare da Wiki) richiama le difficoltà dell'America (la nave) nella guerra della secessione americana (tempesta) e il capitano è Lincoln. Qui perlomeno è più chiaro il concetto. Dylan sta a Lincoln come la sua vita sta alla guerra di secessione americana ed entrambi sono su una nave (l'america che sta alle storie di Dylan). E' moooooooolto tirata per le orecchie però perlomeno c'è una comunanza di soggetti.
Ma se leggiamo vediamo che cè qualcosa che non quadra.

O Capitano! mio Capitano! il nostro viaggio tremendo è terminato;
la nave ha superato ogni ostacolo, l'ambìto premio è conquistato;

vicino è il porto, odo le campane, tutto il popolo esulta,
mentre gli occhi seguono l'invitto scafo, la nave arcigna e intrepida;
ma o cuore! cuore! cuore!
o gocce rosse di sangue,
là sul ponte dove giace il mio Capitano,
caduto, gelido, morto.


O Capitano! mio Capitano! risorgi, odi le campane;
risorgi — per te è issata la bandiera — per te squillano le trombe,
per te fiori e ghirlande ornate di nastri — per te le coste affollate,
te invoca la massa ondeggiante, a te volgono i volti ansiosi;
ecco Capitano! amato padre!
questo braccio sotto il tuo capo!
è solo un sogno che sul ponte
sei caduto, gelido, morto.

Non risponde il mio Capitano, le sue labbra sono pallide e immobili;
non sente il padre mio il mio braccio, non ha più energia né volontà;

la nave è all'ancora sana e salva, il suo viaggio concluso, finito;
la nave vittoriosa è tornata dal viaggio tremendo, la meta è raggiunta;
esultate, coste, e suonate, campane!
mentre io con funebre passo
percorro il ponte dove giace il mio Capitano,
caduto, gelido, morto.


Le parti in grasseto sono quelle inserite da Recchioni. Le altre non sono inserite in quanto fuori contesto (Se le leggete capite il perchè). Ma questa è un ode funebre a un Lincoln morto. Non è una poesia che può essere citata da una persona in preda al dolore per la possibile morte del "capitano". E' proprio straniante e fuori contesto.

_________________
Il mio testamento dovrà contenere non ciò che voglio lasciare quando morirò ma ciò che voglio trovare quando tornerò.

Bergonzoni Alessandro


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 Oggetto del messaggio: Re: #400 - E ora, l'Apocalisse
MessaggioInviato: mar dic 31, 2019 6:02 pm 
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Iscritto il: mar gen 15, 2013 11:42 am
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Jones ha scritto:
Il nuovo Dylan è rivolto a quel pubblico un po' indie, che si accarezza la barba fra una pagina di Oggi sposi ed una sbirciata al profilo del vate e che trova godimento nella destrutturazione e non nella fruibilità del racconto.
La conseguenza è quel Dylan che si vede nella tavola del 401. Sagace, social e moralizzatore. .

Indie in che senso? è ironico? E' una domanda seria.
Perché a me quest'albo sembra tutto tranne che per pochi eletti snob, almeno a guardare le citazioni, che sono elementari a dir poco.
Non è come se Recchioni avesse citato il Bafometto di Klossowski o un film di Rogério Sganzerla, eh. Al contrario, a me sembra un albo piuttosto nazionalpopolare. Cita Whitman, che conoscono anche i sassi (non foss'altro grazie al film L'attimo fuggente), esibendolo come se si trattasse di chissà quale perla rara.


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 Oggetto del messaggio: Re: #400 - E ora, l'Apocalisse
MessaggioInviato: mar dic 31, 2019 6:39 pm 
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Iscritto il: sab ago 27, 2011 12:53 pm
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Aleksandr ha scritto:
Augurando un buon anno a tutti :)
@Myskin: hai citato proprio quella storia che avevo in mente come esempio limite, La città perduta, che io lessi e apprezzai, ma poi su internet trovai la fonte, con tanto di trama a confronto e la cosa mi irritò alquanto, anche perché se non ricordo male, nemmeno nell'editoriale era citata la derivazione da Dick.
Sono d'accordo anch'io che negli Usa la Bonelli non se la sarebbe passata liscia su tante storie, mentre qui spunti e adattamenti sono stati d'uso comune, non penso solo da parte degli autori bonelliani.

Ritornando al 400 non contesto l'utilizzo di citazioni, ma il come; alla fine quest'albo mi ha dato l'impressione di un collage.
Storie come Canale 666 e Lama di rasoio, che ho apprezzato più di Killer! senza essere capolavori rappresentano, insieme a tante altre, l'esempio consueto del citazionismo creativo di Sclavi, lo spunto è ripreso: da Videodrome il primo, da La fabbrica delle mogli (romanzo di Ira Levin e film tratto) il secondo. Sclavi poi lo svolgeva in maniera originale, magari mescolandoci altre citazioni (spesso da vari romanzi della collana Urania come ben ricordato da Wolkoff, spesso da opere proprio di serie B), ma ottenendo una storia godibile in sé. Sclavi mi ha spesso dato l'idea di un cuoco che prende ingredienti qua e là, più o meno nobili, poi li amalgama in un piatto che, se non è sempre della stessa qualità, ha pur sempre riconoscibile un pizzico della sua maestria. Altro esempio L'isola misteriosa che richiama L'isola del dottor Moreau, un racconto di Lovecraft di cui non ricordo il titolo, Fiori per Algernon e chissà quant'altro.


Il clou di Sclavi in questo senso è La Casa Infestata. Spunti di Shining, Poltergeist e Come si può uccidere un bambino innestati sulla trama di Shock di Mario Bava. Originalità zero spaccato eppure la storia funziona bene lo stesso.

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https://lastoriadidylandog.blogspot.com


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 Oggetto del messaggio: Re: #400 - E ora, l'Apocalisse
MessaggioInviato: mar dic 31, 2019 6:54 pm 
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Località: Rurrenabaque
Non parlo di esclusività, anche perché i riferimenti sono abbastanza evidenti. Fra l'altro elencati sull'horror post, come tante medagliette.

Parlo proprio di target di riferimento.


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 Oggetto del messaggio: Re: #400 - E ora, l'Apocalisse
MessaggioInviato: mar dic 31, 2019 7:01 pm 
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Iscritto il: lun ago 04, 2008 10:09 am
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Jones ha scritto:

Il nuovo Dylan è rivolto a quel pubblico un po' indie, che si accarezza la barba fra una pagina di Oggi sposi ed una sbirciata al profilo del vate e che trova godimento nella destrutturazione e non nella fruibilità del racconto.
La conseguenza è quel Dylan che si vede nella tavola del 401. Sagace, social e moralizzatore.


Mentre il Dylan di Sclavi era nazionalpopolare, prendeva ed arraffava a destra ed a manca idee, citazioni, soggetti eccetera e li amalgamava per costruire una storia leggibile bene o male da tutti.Con ovviamente una bella impepata di tette ed horror. Poi chiaro che stiamo parlando di un cavallo di razza sia nei dialoghi che nelle sceneggiature.

Il nuovo Dylan Dog è figlio dell'appiattimento della cultura moderna che stiamo vivendo.
Essendo un fumetto nazionalpopolare - prima lo era ma con quell'autorialità che lo contraddistingueva - ha seguito le orme dell'involuzione generale italiana. Orme tracciate dalla precedente gestione ma con l'attenuante di facciata di voler riprendere il percorso abbandonato da Sclavi - mi viene il voltastomaco a pensare a tutti i proclami pre Fase 1- e mai realmente realizzato.
Tradimento sotto gli occhi di tutti, nascosto o re-interpretato come conditio sine qua non per la sopravvivenza della serie.

In sostanza cosa è Dylan Dog adesso?
Una casa de papel versione cartacea, apprezzata e odiata un poco da tutti ma, sostanzialmente, un prodotto di bassa qualità.
Finita la mia fase boomer. :D

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Nobody talks about the pile (cit.)


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 Oggetto del messaggio: Re: #400 - E ora, l'Apocalisse
MessaggioInviato: mar dic 31, 2019 7:48 pm 
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Iscritto il: mar gen 15, 2013 11:42 am
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Jones ha scritto:
Non parlo di esclusività, anche perché i riferimenti sono abbastanza evidenti. Fra l'altro elencati sull'horror post, come tante medagliette.

Parlo proprio di target di riferimento.

Non voglio suonare più polemico di quanto io effettivamente sia - non c'è polemica, alla fine la mia è solamente curiosità - ma onestamente continuo a non capire.
In particolare, riferendomi ancora alle citazioni (perché alla fine tutta la questione di cui stiamo parlando è limitata a quelle, non alla storia in sé che tutti, anche quelli che l'hanno odiata, hanno trovato, credo, assolutamente comprensibile), non capisco come facciano riferimenti così ovvi a connotare un preciso target di riferimento, specialmente con le caratteristiche di cui stiamo parlando qui.
Credo di aver capito il punto di vista di chi, in questo forum, sostiene che una delle differenze tra Sclavi e Recchioni consista nel modo in cui sono inserite le citazioni (più organico per Sclavi, almeno quando le dichiarava...), ma continuo a trovare incomprensibile e completamente fuorviante che qualcuno, qualche pagina fa, l'abbia definito un fumetto d'autore (se questo è fumetto d'autore, Chris Ware cosa sarebbe? Un marziano?).

A me sembra piuttosto che tutte queste citazioni servano a dare un'impressione di finta ricercatezza. Sono volutamente poco "elitarie", accuratamente scelte per essere comprensibili anche a un pubblico non incredibilmente colto (e, a scanso di equivoci, nemmeno burino: diciamo di cultura media), ma sono esibite e "fatte pesare" oltre misura.
Tanto per fare un esempio, è come se Dylan per quattro o cinque pagine di seguito tenesse in mano la capoccia decapitata di Groucho declamando, virgola per virgola, il monologo "Essere o non essere" (sì, lo so che quello del teschio è il monologo su Yorick, ma lo stereotipo vuole il Principe di Danimarca con teschio in una mano e To be or not to be che gli esce di bocca...). Mi dà una sensazione di pompato e pretestuoso oltre misura per una trama che tutto sommato è relativamente lineare, una roba molto italiana (così la citazione la faccio anch'io...), in stile Muccino/Zeffirelli/Tornatore (appunto...).

Non che a Sclavi o ad altri non scappasse mai la mano, la storia editoriale di Dylan è piena di allegorie pretenziose e tirate per le lunghe, purtroppo. Però, per dire, trovo che Ambrosini abbia ben altra classe quando fa riferimenti oscuri alla storia della pittura mitteleuropea. Una serie come Napoleone (o i Dyd ambrosiniani, per quello) io l'ho sempre trovata raffinatissima, ma anche accessibile se ci si sforzava un po' di seguirla e si aveva un po' di curiosità per forme e atmosfere così inusuali. Lì si riusciva a comunicare passione e interesse per qualcosa che non era così immediato da recepire, qui si spalma una fetta di pane con la Nutella fingendo che sia cioccolato raffinatissimo e puro, preparato da un maestro pasticciere...


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 Oggetto del messaggio: Re: #400 - E ora, l'Apocalisse
MessaggioInviato: mar dic 31, 2019 7:53 pm 
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Iscritto il: gio ago 20, 2009 12:26 pm
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Jones ha scritto:
Il nuovo Dylan è rivolto a quel pubblico un po' indie, che si accarezza la barba fra una pagina di Oggi sposi ed una sbirciata al profilo del [LORO] vate e che trova godimento nella destrutturazione e non nella fruibilità del racconto.
La conseguenza è quel Dylan che si vede nella tavola del 401. Sagace, social e moralizzatore.

Parlo proprio di target di riferimento.


Indie-fendibile direi, come lo pseudo pubblico virtuale di novelli hipster - che di fatto non esiste, o al massimo rappresenta il 2% degli acquirenti che sganciano $$$ per Dylan e non è destinato ad accrescersi come quote; al massimo in percentuale, se gli storici defezionano... cosa non improbabile vista l'impronta attuale VOLUTAMENTE ostile a chi trova piacere nel leggere Dylan, e che deve esser rieducato forzosamente per ingurgitare con l'olio di ricino il Verbo dell'alter-ego barbuto (& barboso) del suo novello creatore-distruttore :dito: .

Lo ripeto, se puntassero davvero a questa (presunta) fetta di lettori trendy chiccosi, oltre che esser una manovra semi-suicida data l'inaffidabilità di certe mode, avrebbero impiegato altre strategie. Lo sanno benissimo qual'è e quale rimarrà il lettore medio di Dylan su 80.000 copie mensile: quello silente ed invisibile che non si vede sui social, forum, etc.
Ed è questo pubblico che secondo loro va rieducato, dimostrando/inculcando - con grande ciarlataneria degna dell'inettitudine che c'è dietro questo mantra :x: - che il DD precedente andava soppresso per il suo bene, che meritava un meta-processo da imputato colpevolizzato di non esser più figlio di questo tempo, ma figlio di un padre anche lui da sopprimere, che anzi voleva esser messo da parte perché pure lui non sopporta più la propria creatura e non vede (da decenni) l'ora di sbarazzarsene, non fosse per i credits sul conto in banca in vista della pensione.

Tutto questo facendosi belli coi loro amichetti social con barbetta e cappottino da fiera, salotto, libreria impegnata, quando non gerontonerd ultra40enni o alternativi destraminkia ... che nel frattempo oliano sulla rete o in luoghi di elevata visibilità tutti i meccanismi della conversione di Dylan al Verbo pontificato dal Guru Maximo per fare cricca con lui a suon di paroloni e ricerche di nemici immaginari. Gente che se compra 3 DD all'anno è pure tanto, eppure fa a chiacchere la parte da protagonista di questi tempi per rivestire Dylan di quell'alone che tu (Jones) percepisci come "indie".

Non sono il referente ultimo, come target.
Sono lo strumento di mezzo per ultimare il restyling ontologico, ed imporlo al referente originario :cry: .

ALOHA IN BARBA AI CCCIOVANI
LETTORI CHE CRESCONO
Immagine

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Io no capito, io no capito

(anta baka?! [...] kimochi warui)


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 Oggetto del messaggio: Re: #400 - E ora, l'Apocalisse
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Myskin ha scritto:
Jones ha scritto:
Il nuovo Dylan è rivolto a quel pubblico un po' indie, che si accarezza la barba fra una pagina di Oggi sposi ed una sbirciata al profilo del vate e che trova godimento nella destrutturazione e non nella fruibilità del racconto.
La conseguenza è quel Dylan che si vede nella tavola del 401. Sagace, social e moralizzatore. .

Indie in che senso? è ironico? E' una domanda seria.
Perché a me quest'albo sembra tutto tranne che per pochi eletti snob, almeno a guardare le citazioni, che sono elementari a dir poco.
Non è come se Recchioni avesse citato il Bafometto di Klossowski o un film di Rogério Sganzerla, eh. Al contrario, a me sembra un albo piuttosto nazionalpopolare. Cita Whitman, che conoscono anche i sassi (non foss'altro grazie al film L'attimo fuggente), esibendolo come se si trattasse di chissà quale perla rara.

Non per pochi eletti snob, ma neanche nazionalpopolare.
I primi Dylan erano pieni di citazioni e riferimenti culturali, ma parlavano e vendevano anche a gente che non leggeva nient'altro e che era a totale digiuno di letteratura, musica, cinema o fumetti. Io stesso ho iniziato a leggere Dylan a sei anni (nel '93) e fino alla maggiore età forse non avrei saputo riconoscere citazioni più difficili di "Nel mezzo del cammin di nostra vita...".
Il punto, comunque, non è il numero o la difficoltà delle citazioni, quanto il fatto che 399 e 400 non hanno un solido primo livello di lettura (a differenza dei Dylan classici) e acquistano un senso soltanto se si conoscono le vicissitudini editoriali della testata e si colgono citazioni e soprattutto riferimenti metafumettistici.
Il lettore generalista non sa quali siano stati i curatori Dylan (né gli interessa saperlo), non riconosce il volto di Stano in Crandall Reed, non capisce che i Dylan senza faccia di Spazio Profondo rappresentano le varie versioni di Dylan scritte da ciascun autore, non vede Recchioni in John Ghost, non è minimamente interessato alle masturbazioni mentali sul processo creativo degli autori.
Il lettore generalista non legge i nomi degli autori nel tamburino e, quando compra una ristampa o un vecchio albo, non sa neppure a quale periodo risalga.
Senza la comprensione di quegli elementi, 399 e 400 non possono essere apprezzati.
[Ovviamente il "viceversa" non vale: mi pare evidente che molti forumisti, pur avendo compreso quegli elementi, comunque non abbiano apprezzato.]


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 Oggetto del messaggio: Re: #400 - E ora, l'Apocalisse
MessaggioInviato: mar dic 31, 2019 8:45 pm 
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V.M. ha scritto:
399 e 400 [...] acquistano un senso soltanto se si conoscono le vicissitudini editoriali della testata e si colgono citazioni e soprattutto riferimenti metafumettistici.

Senza la comprensione di quegli elementi, 399 e 400 non possono essere apprezzati.
[Ovviamente il "viceversa" non vale: mi pare evidente che molti forumisti, pur avendo compreso quegli elementi, comunque non abbiano apprezzato.]


In realtà questo implica un paradosso.
Proprio perché abbiamo seguito come una lunga via crucis queste vicissitudini - non ultima la saga pataccara della meteora - il metadiscorso autoreferente (ad uso alibi quindi) è risultato indigesto ed irritante. Proprio perché abbiamo ben compreso da dove deriva e dove vuole arrivare (per pararsi il culo), NON RIUSCIAMO AD APPREZZARLO e siamo arrivati ad avversare questa piega di ripiego... che per diversi è una piaga :? .

Beati i lettori che non ne sanno nulla, e possono avventurarsi su questi albi a digiuno di tutte le fregnacce che abbiamo dovuto sorbirci negli ultimi 4 anni. Vergini tra la rocce... :roll:
Il lettore generalista non si interessa probabilmente di queste cose e legge alla rinfusa senza collegare, ma anche a lui (v. mio post di sopra )... anzi soprattutto a lui, deve arrivare il messaggio dogmatico di Riforma Luterana imposta coattamente al profilo della testata, perché ci si dovrà "generalisticamente" abituare in futuro. Gli altri l'avevano giù intuito e vanno invece dipinti come reazionari nazivampiri vetero-nostalgici da accusare se l'albo non è stato capito in tutta la sua Somma(ria) Genialità :lol:

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