... a proposito di irriverenza (volutamente) sgradevole, visto che ci siamo ripropongo quel famigerato post sulla recensione dell'albo, opportunamente rivisto senza troppi bollini rossi in qualche dettaglio per non irritare il buongusto dei buongustai che dovrebbero sentirsi chiamati indirettamente in causa - per riflesso subconscio da coscienza sporca? - se a me non è piaciuto l'albo, pur non avendoli menzionati affatto, né prima, né ora...
I bambini a nanna; le nonne possono leggere solo se hanno sferruzzato per nipoti con almeno 8 tentacoli:
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L'ultima risata me la sono sonoramente fatta io pensando alle speranze di una svolta effettiva dopo oltre un lustro di frescacce termonucleari spacciate da qualche imbonitore-saltimbanco in fiera, pronte a far abboccare torme di nuovi speranzosi accoliti(me compreso) da convertire alla Crociata sulla Sacra Via del Messia da Torfregnacciara nell'arco di oltre 5 anni e passa(ti male=
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D'altronde - visto che si sono usati termini forbiti (e fuori luogo) come "vestigiale"
- questo albo si presenta a livello simbolico e semantico come epitome di tutte le sconcezze perpetrate dalla strafottenza inanemente abusiva e provocatrice dal Sommo Demiurgo, sia a livello ontologico (in quanto #406 come albo a sé stante), sia olistico (nell'ottica d'insieme della saga 666 di cui è un capitolo), sia sovrastrutturale (a partire dai cambiamenti indotti nel #338 o dagli spunti di
Spazio Profondo per arrivare a cotanto sbocco sboccato).
Per farla breve: una semi-ciofeca che chiude degnamente un percorso chiodato di innumerevoli scivoloni, nell'inconcludenza di massima. Sin troppo facile trovarci tutti gli elementi, come ingredienti tra loro inter-dipendenti, che hanno contraddistinto questa imposizione coatta di paccottiglia cialtronesca nell'arco di tutti questi anni, come controprova del 9+666. In serie
:
a) Incapacità confessata nel gestire professionalmente una continuity interessante - nemmeno quando mono-firma !!! - se non rabberciando a più riprese una narrazione priva di qualsiasi appeal o costrutto finalizzato, nell'illusione idealisticamente yankee ed Airoldo-fila che la testata si presti alla fruizione per stagioni e miniserie (poco serie), scopiazzando serie tv o contesti da universo marveliota.
b) Orge di citazionismi ammucchiati senza sbocco se non al proprio ego onanistico fine a se stesso, pensando di battere pacche sulla gobba del lettore-compare nerdizzato.
c) Autoreferenzialismo imperante, per lo sfizio arrogante di (ab)usare la testata come banco di prova elucubrativo per le fisime storiche da vecchio lettore ammuffito (v. ansia da remake tarocco), che deve ruminare edipicamente sul perché Sclavi fece così e non cosà... nel dylancentrismo sempre più morboso, usando lo stesso Tiziano come parafulmine per ogni fessaggine approvata.
d) Meta-pipponzi sul metafumetto a profusione di nessun interesse, se non per ciurlare nel manico delle proprie dichiarazioni, parlandosi addosso o mettendo in discussione le basi del Personaggio-in-quante-tale, ed ipocritamente le mani avanti per pararsi il didietro alla fine della fiera.
e) Dialoghi da sparata stile shplentito shplentente untuosamente dipendenti dal gusto compiaciuto della frase ad effetto e la battuta di spocchia prontissima, da arguta saccenza conditi, ed appaganti come un'orchite prima di un viaggio a Cuba.
f) Impotenza creativa gattopardescamente dichiarata con l'alibi paraculo dei mondi paralleli ed altre reboottanate semi-farsesche per ripartire da dove si era rimasti, quando non c'è bisogno di alcun Altroquando... ebbasterebbe leggersi un pajo di Morgan Lost di pochi mesi fa per capire come impostare l'idea di multiverso spersonalizzante senza grandi pretese se non l'efficacia di una ragione d'essere.
g)..iuro che mi fermo qui perché devo andare a dormire... e siamo ai limiti della nausea .
Detto questo, se scendiamo nei dettagli, a parte il giochetto delle prove coi vari "fools" da superare in attesa del Ba/u-ffone Supremo (pp. 9-68), tutta la prima parte consiste soltanto in una patetica sit-com sugli scambi (a vuoto, nel senso di senso unico, tipo eco sorda) tra il barbuto e la sua spalla Gnaghi, con l'ironia forzosa che ne deriva. In pratica senza Gnaghi che mugugna né l'autore né questo Dylan avrebbero nulla di dire... perché "fare" sarebbe troppo. Nessuna spalla = smidollamento da invertebrazione narrativa
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A proposito di Gnaghi: scontatissimo il suo incontro con Lord Chester, previsto da me già ben prima che si sapesse della resa dei conti ad Harlech, etc. E quando Gnaghi non basta a parlarsi sopra intervengono i padri sacri dell'immaginario citazionista che ci affibbia Cujo-Cerbero, Melville, Shakespeare, Lovecraft, Kafka, Carroll, Endrigo, etc... giusto per rimpinzare il beverone, mentre si meta-mumbleggia a caratteri cubitali su cose amene come l'animalismo di Dylan, il suo pietismo da boyscout, la sua sessualità meretrice, i flirtaggi con la Mietitrice, il fatto
CHE SIA IN GRADO DI SPARARE ANCHE A FREDDO (ma va? pp.57, 73-74, 79, 84... questa è
UNA PERSONALE OSSESSIONE/CRUX DEL SOMMO che ci propina da mesi ormai, vittime indirette del fatto che stia ancora rimuginando sul primo numero che lesse e pare sconvolgerne ancora i sensi dopo oltre 30anni, ossia il #5).
Qualcuno ha chiesto diversi post fa cosa rappresenti Yuky: per fortuna spero di non saperlo, ma di certo per il suo viso sado-ammiccante
Roi si è ispirato a Gogo Yubari da
Kill Bill v.1 (p.51.ii), mentre il muro vivente di carne ricomposta è un chiaro riferimento allo stesso Roi da
UT. Visto che ci sono, due parole sul lato grafico: bello da vedere come sempre Corrado, ma le mezzetinte computerizzate dopo un po' stufano, e sui mostri (v. cane infernale o divoratore di mondi) non si spreme troppo. Malino
Cavenago, senza contare che il logo 666 è quasi oscurato... forse per pudore?
Tornando ai testi, la parte peggiore verso cui culmina questo albo mediamente indecente è data senz'altro dall'incontro col Dr. Gruocho in avanti. Degna conclusione di un indegno (fake)progetto, non prima del solito cameo della Mater di tutti i Malanni come marchio di
fabbrica, ormai dismessa e ricoperta di (ar)rampicanti... alibi per far tornare tutto come prima, dopo i fumi di una ciminiera intossicata da anni ed anni di di hype fasulli come una banconota da 1$ con l'immagine di Lenin
Una trentina di pagine per il solito meta-pistolotto sull'ego editabile del personaggio; la ginnastica co(s)mica a corpo liberamente morto delle dimensioni (alle) parallele; il sacrificio patetico del subnormale per impietosire col fatalismo usa&rigetta (così, su due piedi flosci, rapido
en passant come nel #399); le calde mazzate da scazzo-ttata più nobili delle pistolettate a freddo; e tutto questo teatrino di divergenza fanfictionara che viene neoplasticamente giù in quattr&quattonfo perché il babau-divoratori di mondi fa molta strizza... e non al-
loop-a proprio, dopo i suoi trascorsi da ex-serial killer ilare mannati ar macero per carenza di zolfo pro-giallo, come tutto l'impianto fasullo delle indagini partite dal #403.
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Tante rumore (dal bassoventre?) per nulla, direbbe Shakespeare: dopo questo scadente momento climax di autogasamento si torna praticamente come prima. Un divertissement abbastanza beota che ha divertito senz'altro il suo artefice abusivo, il quale infine caparbiamente non rinnega le uniche due cosette mutagene su cui si basava il suo sconvolgente impianto di novità (
i.e. i cartonati C&R e Sherlock), rincarando con le bizze post-matrimoniali il primo elemento, visto che ormai non suscitava alcun interesse neanche presso i salviniani più abboccati, o con una rimpatriata paternamente poliziottesca il secondo, visto che Wickedford rappresenta tutt'ora un'onta pubblicamente conclamata.
Come dice la tizia sul finire:
Insomma Dylan Dog c'è o non c'è?
Ambé lui c'è sempre stato, il problema è che c'è stato anche qualcuno che ha (o è stato) pagato per stacce
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