Il Tramonto Rosso: il "tramonto" di una serie, di un'idea (il suddetto ciclo, che dopo aver suscitato qualche curiosità inizia prematuramente a mostrare la corda), dell'interesse di molti lettori. "Rosso" come il lettore, che ha iniziato a provare vergogna per certe boutades, infilate a forza in un fumetto con un suo retaggio, una sua storia, una sua complessiva raison d'etre. Nel secondo punto parlavo del "tramonto di un'idea": effettivamente il primo albo poteva incuriosire data la sua volontà di ripercorrere certi sentieri in maniera rielaborata... e molti si aspettavano forse inaspettate trasfigurazioni in questo secondo numero. Magari qualche incalcolabile andamento, qualche volo pindarico piazzato a destrutturare completamente quanto ci era già stato offerto da Sclavi... ma il tutto si risolve in una versione tumefatta e distorta di un plot assolutamente non distante da quello originale. Mancano le atmosfere del primo storico numero, sostituite dalla logorrea di un personaggio stupido, capace solo di citarsi addosso (Dylan Dog, tra l'altro non controbilanciato da una spalla comica dato che il nuovo assistente - Gnaghi - con evidenti problemi di afasia, non può tecnicamente fare da contraltare a nulla); da due piaghe bibliche che rispondono al nome di Carpenter e Rania (dato l'andazzo penso che morirà prima l'indagatore che loro), coppia di cartongesso che in molti(ssimi) avrebbero voluto vedere spazzata via con la meteora e Ghost; da uno Xabaras poco credibile e dal suo assistente Nessuno. Tutto quello che poteva caratterizzare nel bene il primo storico numero qui manca (certe atmosfere, il bilanciamento tra il carattere di Dylan e quello della sua controparte baffuta, un bel finale a degno coronamento di un numero perfettamente "oliato", funzionante ed autosufficiente) o diviene plasticoso (Xabaras su "L'Alba Dei Morti Viventi" aveva il suo fascino; qui abbiamo solo la sua riproposizione sbiadita). Certo, va meglio rispetto al precedente pessimo dittico (insulso il 400; rivoltante il 399... il peggiore numero della serie per chi scrive), ma quanto c'è di buono (l'idea di base) è di Sclavi. Comunque quanto segue finisce per affossare per gradi l'idea di una eventuale rivoluzione: il ciclo 666 offre pochi spunti e mal gestiti, e, a seguito di questa sorta di miniserie, si ritorna bene o male ad un apparente status quo (a parte il fatto che manca il povero Wells, sacrificato in nome di una pseudo-rinascita [Rrobe come Grifis? Seriamente, mostraci il Bejelit] e che Bloch ora è papà-Dylan [felicitazioni]. Bah) destinato a fare la felicità di chi non ha tollerato certe manomissioni.
Bravo Roi (inutile dirlo). Cavenago sottotono.
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