Nora ha scritto:
Alvise Mocenigo ha scritto:
ilMaLe ha scritto:
Io rimpiango, non dico la routine di Sclavi di fine anni '80, ma quella di Chiaverotti, Ruju, Faraci, De Nardo, Gualdoni, De Gregorio, Marzano.
Non avrei mai creduto che l' antipatia verso Recchioni potesse spingersi fino a tal punto.
Al lettore deluso, che era già lettore di DYD anni o decenni prima del suo arrivo, di Recchioni non può fregare di meno. E se questo tizio non fosse arrivato a rovinare uno dei personaggi più significativi del fumetto italiano, quel lettore nemmeno avrebbe saputo della sua esistenza e avrebbe campato molto bene lo stesso.
Ma rovinare cosa??
Sono d'accordo con Alvise: l'antipatia verso Recchioni vi acceca.
Dylan era già bell'e rovinato da almeno una dozzina d'anni prima dell'arrivo di Recchioni.
E nel corso della gestione di Gualdoni era diventato una robetta adolescenziale rassicurante e ripetitiva, troppo spesso scritta e disegnata con vergognosa sciatteria (a partire dai titoli e dalle copertine). Aveva rinunciato del tutto a osare, a far riflettere, a lasciare il segno. Gli sceneggiatori migliori se ne erano allontanati, i disegnatori storici lavoravano col pilota automatico.
Capisco rimpiangere "i primi 100" (anche se è un po' sciocco farlo, perché sono un frutto eccezionale e irripetibile del loro tempo e del genio di Sclavi), ma rimpiangere anche ciò che è venuto dopo secondo me è indice di disonestà intellettuale.
Poi è chiaro che il Dylan di Recchioni non è il migliore dei Dylan possibili e che molte promesse non sono state (finora) mantenute, però almeno qualcosa si muove.
Questa storia, giusto per tornare in topic, ne è un esempio.
Come ho già scritto altrove, è criptica, pretenziosa, sgangherata, poco dylaniata e piena di difetti. Non posso dire che mi sia davvero piaciuta.
Eppure è materia viva: parla della nostra epoca, osa, vuole dire qualcosa (anche se non si capisce benissimo cosa), fa discutere di sé e si fa odiare. Ha dietro di sé uno sceneggiatore ispirato e un disegnatore che mette il proprio sangue nelle tavole.
Mille volte meglio un albo imperfetto come questo che un gialletto/horror svogliato come ne abbiamo letti in quantità industriali sotto Marcheselli e Gualdoni.