Per questa storia Simeoni mette da parte il soprannaturale e realizza un thriller dal taglio più realistico.
Purtroppo le cose non gli riescono meglio: è solo noioso in modo più realistico.
seguono possibili
S
P
O
I
L
E
R
Il tema dei poveri e dei diseredati era stato affrontato ottimamente la prima volta nel
Marchio rosso da Sclavi. Da allora ha continuato a fare capolino di tanto in tanto, per esempio nel pregevole
La vita rubata di Accatino e nel simpaticamente trash
Feste di sangue di Chiaverotti
Qui funziona decisamente meno bene. Colpa di una sceneggiatura farraginosa e scombiccherata che fa di tutto per complicare inutilmente una trama fin troppo semplice (per non dire banale) e che non riesce mai a generare la dovuta tensione.
L'insieme è ulteriormente peggiorato dalle troppe falle logiche, dalle digressioni sexy-coatte e dai personaggi caratterizzati in maniera sbrigativa.
Si salva la vivace interazione tra Dylan e Rania, ma chi non ama il personaggio difficilmente potrà appassionarsi.
Qualcuno ha paragonato l'albo ai parti di Gualdoni, e in effetti gli ingredienti ci sono tutti: componente thriller male elaborata, pistolotti che appesantiscono il ritmo, faticosa gestione del Dylan-indagatore (il quale si agita parecchio, ma di fatto si limita ad aspettare la "botta di culo" e che i cattivi siano tanto fessi da incastrarsi da soli!
).
Groucho è parecchio presente, ma appare fuori contesto e i dialoghi non gli servono buone battute.
La presa di posizione in difesa dei diseredati è lodevole, ma senza il supporto di una buona storia diventa solo un sermone a fumetti.
Nel complesso l'insieme non è nemmeno
trash come il sopracitato
Feste di sangue. E' soltanto noioso.
Ottimi i disegni di Tanzillo, perfettamente a suo agio nel contesto urbano.