Credo mi sia piaciuta
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Senza troppe perplessità o riserve, ma anche senza troppi entusiasmi… anche se dalla seconda lettura in poi – con le varie “chiavi” – finisce per guadagnarci.
Alla fine non è un episodio pilota (nello spazio, del nuovo Corso… buonarrotico) ma mi sembra l’ideale per traghettare verso ulteriori sfere il buonvecho cargo dylaniato nei prossimi mesi.
In quanto abbastanza borderline e capace di confrontarsi col personaggio di Dylan da più punti di vista… direi che
OSA, termine fondamentale per il trend a seguire
.
Per intenderci, e restando nella cosmologia recchioniana, ma al passato:
Mater Morbi è roba di un’altra galassia,
I Nuovi Barbari un pianeta a parte, ma siamo già molte esosfere sopra storie più TerraTerra come
Il Vigilante o
La Nera.
Non entro in molte delle polemiche che avete intavolato perché all’undecima pagina di thread finirei per rimestare nel torbido. Devo solo dire che il citazionismo (qui) non mi pesa affatto perché non è sfrenato mettersi in posa ammiccante tra aficionados né rifrullaggio di quello che non vuole lascarsi sfuggire, all'interno del "genere" da cannibalizzare
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SPOILER ∆∆∆ SPOILER ∆∆∆ SPOILER ∆∆∆ In pratica una storia di fantascienza già vista con un mini-ingrediente horror a margine, a parte il protagonista che dovrebbe guidare una collana (scorsoja) horror sulle proprie spalle
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Per quanto ritmo e sbandamenti reggano bene, non la trovo neanche molto intrigante come storia di fantascienza di per sé, in tutta sincerità… (vedi sceneggiatura centrale da pag 27 ad 85, che più standard non si può) :
Organizzamoseatrovàimostri-Mesachesollorocheccetrovano-Ssottroppi-Facciamozompàtutto .
Non molto intrigante,
of course, a parte la teoria dei
cloni riprogrammati e non responsabili delle proprie azioni, in quanto pre-dotati di un
copione di schematismi mentali (
leggi: seghe) proprio per rappresentare i limiti delle sfaccettature più abusate del nostro non-più-Old-boy, anche a livello editoriale
.
Già visto Dylan alla prese coi suoi dogmi, per smontarli e metterli all'angolo -
Il Giudizio del Corvo - ma qui si procede nell'estremizzare i suoi lati paralleli con tanto di cloni a piede libero... di auto-castrarsi, nella quadratura del cerchio che non potranno mai ottimizzare.
Il più interessante è senza dubbio #4 con la sua coscienza del non essere umano e del non invidiare nulla a questa condizione (p. 36).
Senza entrare nei dibattiti sulla robotica di Asimov, ci sono degli spunti di rilievo per le inquietudini ombreggiate, come quello sulle precedenze comunicative, su ciò che è influente rispetto alla missione – salvare i lettori
– sulla rigidità del pensiero unico… poi ammorbidito verso una semicomplicità monozigotica (v. pp 58 e 69)
Poco importa se poi #4 riporta in certi casi un frasario spiccicato a quello di Bishop in
Alien 2 – p. 46.ii
Profetico al passato lo spettro di Bloch, che dice di non poter esser più se stesso dal 2014 – p.38,
in attesa dei nuovi Almanacchi - un po’ meno in ghingheri la seduzione dei sensi di Bree portata verso l’ipersensibile #3, altro immancabile fantasma/fisima di cui è preda il cliché-ofago Dylan
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#2 è giustamente una marionetta paciosa, #1 forse meritava più spazio.
Bene lo scontro con un linguacciuto ed auto-citante Groucho – unico tasto debole del vero Dylan, Celoni ne sa qualcosa – soprattutto per la resa grafica di Mari che solo qui si avvantaggia enormemente dei colori (pp. 72-82).
Poco originale l’espediente del lancio automatico della pistola – cfr. sempre Celoni, in senso opposto – ma anche gli spettri scarseggiano di fantasia, ed è il
leit motif morboso della storia dopotutto
.
Dialoghi più essenziali del solito e senza alzate d’ingegno ad effetto. In certi casi si sente però la mancanza di un qualcosa sulle righe, anche perché tutto il contesto già lo è.
Alla piattezza di certi fantafilm ‘mmericani, sui dialoghi, ci siamo più che abituati. Anche l’ironia stenta a farsi largo, ma dividendo l’anima di Dylan per 5 o più figur(in)e è normale che lo “spirito” venga meno
.
Un punto in più per tutto il sottoscala allegorico bonus, che allude ma non delude
.
Crea all’interno dell’albo un certo interesse e delle buone sfaccettature di riflesso, per i vari piani di interpretazione sovrapponibili, più o meno mirati al(la) proprio "meta-"
Io personalmente ci vedo un efficace metatesto narrativo ma non una metacritica fumettistica fine a se stessa, da comaraggio inacidito aziendale.
D’altronde anche il fumetto è un’arte comunicativa, e penso sia giusto che il Rrobe abbia utilizzato questo canale per esprimere un certo suo dissenso preoccupato – d’epoca, visto che la storia è stata pensata
già prima della Gualdo-gestione – per le sorti di un eroe sempre più preda dei suoi fantasmi asfittici, e per quelle dei suoi lettori naufragati nello spazio non-profondo come ostaggi di storie superficiali o clonate in serie
.
Forse l’unico appunto che farei, prendendo spunto da quanto scritto da
Craven, è che per certe cose esistono anche altri canali comunicativi, come precedenze.
E se sta a cuore un’icona come Dylan, ancor prima di meta-testualizzarlo in una storia, si può pensare di parlarne da competente con i diretti interessati di persona , o scrivergli una mail privata, senza auto-hypeizzarsi tramite un blog gasato – o una storia postuma, come questa.
Giusto per salvare il salvabile prima della deriva fatale (auto-indotta) ed ajutarli in un compito non proprio semplice. Non penso che Gualdoni o Marcheselli, all’epoca, avrebbero respinto certe posizioni chiudendosi a riccio… nel profondo del loro spazio limitato/-ante
.
Tornando alla storia: il finale è più una (facile) rimpatriata nel mondo dylaniesco più che familiare – vedi twist ad incastro chiaverofilo, ed inferno nell'inferno sclaviano – che una degna conclusione di quanto premesso prima
.
Evvero, c’è un
buco nero di mezzo: ma ciò non giustifica certe lacune grigie nel proporre qualcosa di più avvincente o disturbante per l’ultima tappa di queste traghettatura offshore. Scommetto che anche la casa di nature morte in cui piove dall’interno è una citazione di qualcosa, ma qui non ne capisco l’intento né l’afflato, qualunque esso fosse.
E la fuga in controfuga sembra un omaggio abbastanza dichiarato a storie sul genere di
Ascensore per l’Inferno .
Dal mese prossimo si torna al piano Terra.
Ferma?
ALOHA COMPAGNI DI VASCELLO
(coscritti pure voi, forse.)
p.s.
No, non sono malato, e se fossi in malattia potrei scrivere di più. E’ per questo che ho accorciato più del solito: questione di scarso tempo a dispositio. Ma tanto ritorno, specie per Mari e per il resto…
…il resto che ho da dire .