Dopo una parentesi felice puramente casuale in periodo da spiaggia, ci si spiaggia sul solito OB spaparanzato in un'isola dell'arcipelago arcimediocre del Sime, che anche qui conferma il suo talento per i piccoli brividi da tredicenni. Se qualcuno dava dell'infantile a Bilotta per aver ripreso
Attraverso lo Specchio, qui siamo ancora alla fase da provetta
in vitro, che speriamo rimanga sterile senza prolificare...
L'ISOLA DEL MALE
Voto 5 - Parto dai disegni, che sono la
cosa migliore, e spero facciano venire a qualcuno l'idea di impiegare Simeoni più spesso sul lato grafico (per cui è portato) e meno per i testi (per cui va portato, via, almeno da DD)
Lo stile è cartoonistico ma efficacie: molto bene la pioggia battente, la ruspa copro(fila)tagonista per oltre 20 pagine, gli zombies deambulanti, l'agglomerato di ossa sacrificale, e soprattutto Cernunnos-il-ramificato prima che cominci a muoversi. Alcune sequenze action sono un po' troppo parodiche, ma il vero punto debole penso sia il viso sproporzionato di Dylan sui frontali medi, tanto da farlo
sembrare un nano mascellone (pp. 25.v, 52.iv, 53.ii, 54.ii ma potrei citarne a dozzine). Solito errore storico dei vichinghi con le corna, che sono un costrutto wagneriano dai tempi di Nibelunghi e Valchirie d'opera, non certo delle reali tribù norrene
.
Passando alla storia, comincia come un qualcosa di folkloristico
à la De Nardo (v. leggende, druidi, demoni, comunità isolate), e intavola una trasferta con delle premesse simil-stuzzicanti, perché la gente di Whitestable è parecchio svitata in senso bonario, questioni di fede a parte. Ma Simeoni ci risparmia la parte retorica - a parte il solito rivangare sul farfallonismo mendace di Dylan, p. 27 - per buttare tutto alle ortiche, o meglio ai ramoscelli frascichi, del cimitero
.
Sì perché in pratica tutte le premesse vagamente mysteriose da p.36 in poi vengono messe da parte per una nojosissima
escursione nel camposanto che si ciuccia 2/3 di sceneggiatura per poco più di nulla, e cioè zuffe straviste di nobil piccozza, conteggio dei projettili, gira che ti rigira e sempre là stamo, assedi in cabinotti, ruspe all'arrembaggio, e un Groucho più soffocante che mai con la sua battuta ad ogni costo ad ogni battito di vignetta .
L'insignificanza al quadrato da c-movie che non tenta neanche di darsi un tono nel senso logico-demoniaco del rito sospeso, perché anche qui,
come nella storia degli Umarell lovecraftiani, il Sime penzabbene di pasticciare quelle due idee in croce che aveva, e non fa capire per quale razza di motivo prima i cadaveri vengono profanati, poi ricomposti, poi spostati in una direzione, poi risorgono fregandosene dei vivi, poi vanno a caccia di sprovveduti sacrificali, quando non era bastato l'agglomerato o il becchino in pira rituale (p.45), e altre amenità buttate lì per fare scenetta, col pretesto di Halloween sullo sfondo
.
All'improvviso, per tirarsela un po', Dylan senza alcuna ragione spara di
punto in bianco la questione delle realtà alternative (p.41) ed insiste senza nessun costrutto a p.59 sulle distorsioni dimensionali, quando sembra chiaro che gli venga semplicemente impedito nel casino di uscire dal cimitero, senza buttarla sulla meccanica pata-quantistica
.
Male la ricerca di citazioni e meta-occhiatacce, come la questione degli "haters" (p.68) che non capisco cosa c'entrino col futuro, visto che
ANCHE QUI ci si contraddice sulla presunta ambientazione da OB: non mancano telecamere moderne, schermi ultrapiatti, ed alcune lapidi indicano (dis)crepanze post-2000 (es. p. 15 & 18). Non ha molto senso chiedere di una biblioteca ad un tizio in pieno mare (p.28), come non capisco a cosa serva lo sciopero dei traghetti, se non influisce col resto della storia ed il volo non ci viene neanche mostrato. Credo che manchi qualcosa nella prima vignetta di p.53, almeno che Dylan non impieghi ellissi poetizzanti .
Il falò delle poco vanitose divinità si chiude alla Scooby B.Willis col botto della ruspa incendiaria e tutti più tranquillizzati, dal fatto che [cit.]
l'imperfezione difettata del Sime rimanga un marchio di fabbrica che gli permette di sopravvivere discretamente... a discrezione dei revisori, su qualsiasi testata si affacci
.