In onore alla (geniale)professionalità del Conte, per deontologia critica non mi ritrovo di certo con piaggeria commemorativa nelle vesti di decantatore deferenziale di ciò che non è... ma avrebbe potuto essere.
Per cui il commento di questo albo parte dagli stessi presupposti di altri, senza mezze misure che non corrispondono a nessun mondo in scala,
ad personam, nec secundum occasionem. È una forma di rispetto anche verso i precedenti lavori di Ambrosini e di quello che rappresentano per DD.
Al di sopra degli stagni, delle valli, delle montagne, etc... sarà liberissimo di spernacchiarmi giustamente con degno seguito
.
S ☙ P ☙ O ☙ I ☙ L ☙ E ☙ R Per metterla nelle nostre "misure" forumistiche,
per me non arriva al "buono" pieno.
Si tratta pienamente di una scrittura superiore alla media, la mano di Ambrosini (disegni inclusi, per quanto discutibili) si aspira in ogni vignetta, ma manca qualcosa o quello che si prova a dire non presenta punti di spicco. A tratti mi è sembrata una storia-bozza in lavorazione, conclusa per sommi capi, senza approfondire il "colpo" dove andava assestato, a causa di affrettate forze di cause maggiori.
Non presenta il lato metafisico, neanche quello noir, e poco o niente di quello storico, come invece di solito avviene nelle storie del Conte. C'è molta miseria umanamente balorda, esasperandone una certa grettezza realistica fino al disgusto/riprovazione amorale, e soprattutto tanta necessità di omaggiare
J.Swift, e riprenderne un certo discorso letterario di-non-sola fantasia. Per questo lo snocciolarsi della trama, tra retroscena ed eventi in corso, è molto più semplificato della media ambrosiniana, ed i meta-riferimenti sono tutti lì, sotto gli occhi di tutti, grandi, piccini, e piccinissimilillipuziani.
Il diabolico
Arlecchino, nume anti-tutelare dei bimbi nati nella sorte avversa torna a (non)fare scena, scivolando tra le vignette (o mettendo una mano sulla manopola del gas, p. 52) ... e sarà ormai la quarta o quinta volta che lo fa. Ci penseranno i nostri incubi a ridargli forma e collocazione?
Gli attori in causa figurano abbastanza bene, dal dopoguerra ad oggi, tra Slim, sua moglie, etc... mentre non mi è piaciuto l'omaggio del longilineo Ambrosini alla sua di moglie, tramite il personaggio di Lu, sia per come viene rappresentata graficamente (p.94), sia per cosa rappresenta con quell'aggiunta telepatica un po' così
.
Come già detto la denuncia di Slim in commissariato è un buco di logica non da poco, ma bizzarrie del soggetto a parte... non ho capito neanche perché ad un certo punto (pp.34-35) si lasciano intuire le sue capacità divinatorie sulle morti imminenti, mentre poi questa cosa "muore" del tutto nel resto dell'albo, tranne un breve accenno in Donald premonitore (p.74). Comunque tutto sommato è un albo gradevole, abbastanza convincente, fluido da leggere, tranne la parte dell'inseguimento nel parco a tema, che risuona un po' stancamente telefonato a vuoto... e devo aggiungere tra le curiosità che un parco simile esiste, ma non sul Tamigi,
bensì sul letto del fiume in quel di Valencia.
Il tema è, per ribaltamenti di prospettive/scale di misura, quello del ribrezzo verso le bassezze nefande dell'umanità, quella sorta di effetto di repulsione che patì lo stesso Swift chiudendosi nella massima misantropia nell'ultima fase della sua vita, come il suo portavoce Gulliver non riusciva più di rigetto a sopportare l'odore degli ominidi - ribattezzati Yahoo - una volta che gli illuminati cavalli di Houyhnhnm gli avevano aperto gli occhi sullo sconcio livello di
turpitudo becera del bipede medio
.
Una sgroppata di iper-sapienza equina - con l'accento romagnolo?
- non tutti sono capaci di reggerla, lo capiamo. Il Conte è già oltre nel dressage acrobatico, sempre elegante, sempre avanti.