rimatt ha scritto:
Ho iniziato a leggere l'albo piuttosto tardi... invece ho sacrificato un quarto d'ora circa di sonno per arrivare fino alla fine. E sono andato a dormire soddisfatto [...] Sarà che il tutto è scritto decisamente bene?
Non sarà che avrà influito la stanchezza della giornata o la sovrapposizione di preamboli onirici nella percezione complessiva, assopendo lisergicamente la vigilanza dello spirito critico?
A parte gli scherzi, alla fine io sono l'unico prima di te ad aver dato un voto superiore al 5 a questa storia, non contando il solito bon(perdi)tempone che non appena si sblocca il sondaggio vota ottimo e insuifficiente a prescindere... perché ne ho apprezzato principalmente i disegni di Genovese ed alcuni passaggi. Pochi a dir il vero, e soprattutto finché Dylan non ha incontrato Eleazar e la faccenda della meta-riconsiderazione a ritroso poteva lasciar sperare qualche risvolto interessante nella storia in sé. Cosa che non è avvenuta, anzi...
Inoltre :
rimatt ha scritto:
Di recente, mi sono reso conto di come la buona scrittura spesso mi basti: mi trovo a trovare insopportabili albi che potrebbero essere anche ottimi a livello di soggetto ma che sono al tempo stesso scritti male
Questo non so quanto valga a tutte le latitudini della narrazione
.
Se hai poco da raccontare in 94pp, pur disponendo della penna di un Céline o di un D.F. Wallace, alla fine vivi solo di digressioni e solfeggi, ben scritti per carità... ma non è la sostanza che cerco in un fumetto d'intrattenimento in cui il "racconto" in sé è ciò che desta l'input d'interesse, perlomeno iniziale, ben prima che la forma della sua esposizione. Mi sembra più una deformazione da consumatore di serie tv, dove il soggetto del singolo episodio spesso conta poco o nulla, rispetto al resto.
Nel caso di questo #428 Enna ha scritto dialoghi (parecchio) sopra la media corrente, attestando il suo talento - qui riconosciuto da tempo a più voci, me compreso - ma non credo basti. Anche gli spunti buoni di cui parlavo sopra (i meta-bivi, il cimitero spaziale oceanico, etc) si perdono subito per mancanza di sostanza. Chiaramente l'autore non sa dove andare a parare ad un certo punto della sua parabola metafisica (più adatta ad un
Nathan Never o Ambrosini), e ricorre al mezzuccio dell'idealismo romanzato per farci brillare gli occhioni con la storiella della tizia nel sanatorio, rimembrata da distanze ipercosmiche in rimpianto. Glicemia a palla e delusione a manetta
Anche l'appeal astratto della presunta intelligenza cccegnale di Eleazar si perde in un nulla di fatto, lambiccato di figure geometriche impossibili, che non vogliono dir alcunché finché non vengono recluse in una scatoletta. Poco fascino, zero risvolti
.
La cosa peggiore è che tutto questo, come detto altrove qui nel forum, viene subordinato (o sacrificato?) alla
finalità strumentale dell'intero albo, in pieno mood Recchioniano rosicante...
... che consiste nella priorità di
meta-criticare ostilmente il lettore e le sue aspettative in pieno paraculaggio-maniavantistico, ammettendo, neanche tanto fra le righe, che ormai le idee scarseggiano ed altri sono arrivati prima ad accaparrarsele (p.97 ii-iii). Ironicamente, a parte la fiducia immotivata nel riciclo delle idee cestinate, sembra il canto (avvelenato) del cigno che si auto-inabissa a fine gestione RR, in chiusura di contratto, togliendosi qualche sassolino dal becco starnazzante che nonsapiùchepesciprendere (in faccia?).
Io alla fine gli ho dato la sufficienza, ma posso capire chi è stato meno generoso
.
Volendo però comprendere chi gli assegna dal 7 in su, penso che dovrò ricorrere ad un percorso molto più arduo per rimanere in equilibrio...