Nima83 ha scritto:
Ciao @
leonearmato, rispondo solo ora - e molto volentieri - al tuo interessantissimo commento, dato che il primo appunto che mi è saltato all'occhio era un commento "ironico" al quale ho già risposto (purtroppo allo stato attuale la mia ironia vacilla, e si manifesta a sprazzi: di fronte ad una testata che amo ridotta alla pallida ombra di ciò che era sfortunatamente ho poco da ironizzare, anche se ci provo).
Dylan Dog. Cos'è? Un indagatore mi pare. Un'indagatore dell'incubo. E continuando a usare il suddetto personaggio come un indagatore, evitando annacquamenti "gualdoniani" il gioco poteva (e potrebbe ancora) funzionare. E' un personaggio che dovrebbe essere usato sia in maniera standard, sia con vari ed eventuali rimescolamenti nell'intreccio: quindi non solo il classico "il cliente suona; propone il caso; un Dylan scettico ma non troppo accetta; si reca nel luogo X per testare la veridicità di quanto detto; si trova gradualmente/meno gradualmente ad immergersi in situazioni orrorifiche varie", ma anche... che so, "il cliente suona; propone il caso; il cliente è il mostro ma la cosa non viene resa nota [quasi] sino alla fine; Dylan si dibatte in una serie di eventi che lo portano a scoprire che il cliente è il mostro (intreccio psicologico e noir stile Angel Heart ma con qualche modifica, dato che in Angel Heart il mostro non è il cliente); Dylan scopre e uccide il cliente/mostro; esce fuori un secondo mostro che ha agito nell'ombra disseminando indizi per far incastrare il "primo mostro"(pseudo-controfinale Chiaverottiano e/o eventuali strizzate d'occhio a Tenebre di Argento [la storia dei "due villains"]). Comunque il ruolo dell'indagatore dovrebbe essere sempre quello. Non è impossibile mettere in piedi storie in cui c'è uno che indaga e un caso da seguire. Colombo è andato avanti per anni, e così tante serie poliziesche, di tenenti, ispettori et similia. Solo che qui si farebbe ricorso all'elemento soprannaturale, in cui una classica indagine (in cui il cliente "avverte di essere perseguitato dai fantasmi o dai demoni" ma è trattato inizialmente con quel minimo di scetticismo... e il caso viene comunque accettato perché Dylan Dog è perennemente in bolletta) si tramuta in una discesa nell'incubo.
Non si tratta di rimettere in campo Sclavi o gli sclavismi. Scimmiottare bene è quanto più difficile possa essere fatto. Ma fare storie in cui c'è un indagatore che, recatosi nel paese sperduto X si trova ancora a che fare con gli zombi, o, che nelle sue indagini trova una famiglia di assassini stile Sawney Bean & Family non è un'impresa titanica. Sino a che non viene meno la fantasia la cosa è possibile. Ecco... questo è più o meno quello che molti di noi vorrebbero leggere. Lontani sia dalle edulcorazioni gualdoniane, sia dalle "riflessioni sul fatto che DD sia un fumetto" del Rrobe.
Quindi mettere in campo il parere soggettivo su cosa sia Dylan Dog va bene, ma ci sono punti fermi che se fossero rispettati farebbero il bene della testata. Perché basta leggere diverse puntate uscite prima di questo famigerato 400 per capire che questo genere di storie è, o sembra essere stato abolito. Ed è il genere di storie che ci ha fatto amare il personaggio e la testata.
Riguardo agli altri due punti, e parto dal primo: quando dico in forma di domanda retorica che "questo è il genere di storie che leggeremo" non voglio essere "letterale". Certo, con questo numero si dovrebbe avere una cesura tra il vecchio e il nuovo. Ma considerato quanto percepito, ho paura che il "meta" aleggerà sopra la testa di Dylan Dog come uno spettro. Allora ok, ci saranno i ripescaggi, i "ricicli", ma saranno storie di "meta-riflessione" su quanto c'è stato e che può essere rielaborato/riadattato in un ottica differente. Il senso del 399 era chiaro: "tutto quello che state leggendo è un fumetto"(ma va?), e i numeri a venire saranno temo parte di questa riflessione. "State leggendo un fumetto, il mio fumetto" sembra dire il Rrobe. Quindi temo purtroppo che quanto leggeremo sarà sulla stessa falsariga di quanto esibito nel 399/400.
Ultimo punto: la speranza. E' l'ultima a morire direbbe qualcuno. Ma se l'ottica è quella di gustarci le meta-riflessioni dell'autore/curatore, questa viene meno. Un remake di quanto è già stato scritto è un discorso meta-riflessivo su quanto quel che è stato scritto può essere rivisto in altre ottiche (tanto è solo un fumetto direbbe il Rrobe/Ghost). E quanto verrà dopo (sceneggiato, da quanto sappiamo, da ottime penne) sarà sotto il controllo di chi è interessato più al "metafumetto" che all'orrore, elemento cardine del Dylan che funziona (inutile girarci intorno, la testata è nata come horror: se proponeva dall'inizio "meta-cose" non avrebbe avuto lo stesso successo).
L'ho detto e lo ribadisco: quello che potrebbe interessare ad alcuni di noi è un fumetto horror, con un indagatore che indaga, con zombi, demoni et similia. Non un autore che ti dice "ecco, questo è Sclavi come lo vedo io". Ma a me che me frega? Io voglio storie inedite. Scritte con criterio. Scritte da uno che ci ha perso tempo. Da uno che ha calcolato pure i minimi dettagli e alla fine ti fa dire "accidenti, è un diamine di capolavoro" o anche solo "ammazza, bella storia, fammela rileggere".
Grazie leonearmato, le tue comunque sono acute riflessioni, e non manco mai di seguirle.
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Zak 10 e lode! Hai centrato, come sempre
Gran bel post... concordo. Soprattutto nella parte finale. Sembra che non si voglia capire che di base il successo di Dylan Dog è dato dal suo essere una serie HORROR ovviamente scritta coi controcazzi... se si leva l'horror e la scrittura è una becera americanata realizzata con frasi fatte e citazioni tirate fuori a casaccio, mi chiedo onestamente cosa rimane della serie Dylan Dog. Alla fine basterebbe con un po' di umiltà tornare a scrivere storie che facciano paura e sono sicuro che col tempo sarebbero giunti pure i capolavori. I lecchioni che citano impropriamente vignette del passato per difendere le scelte del loro vate dimenticano un concetto fondamentale: quella non era la normalità della serie. La normalità era tutt'altro e oggi non la si vede più. Per questo spesso si grida all'incapacità di scrivere Dylan Dog perché lo "spirito del personaggio" tanto decantato da Recchioni all'alba del suo insediamento alla curatela di DYD non è assolutamente il metafumetto. Non lo è mai stato. Quelle erano le eccezioni che rendevano mitica la serie.... così come ce n'erano altre. E in ogni caso il metafumetto emergeva durante una canonica indagine (vedi "Caccia alle streghe") lasciandoti quasi in estasi per la piega che prendeva la vicenda e non ne era, invece, lo scopo di esistenza unico e solo dell'uscita mensile (oltretutto reiterata da un mese all'altro) facendoti cadere le braccia.
Nora ha scritto:
L'editoriale invece è un capolavoro: mai visti tanto e astio e tanto disprezzo per una persona mascherati da finti elogi. Utilissima anche la mappa per decodificare questa storia "particolarmente ricca di riferimenti culturali" (buahahah!): così, anche chi non è colto come il Cobretti de noantri, può comprendere che se metti una vignetta con una mummia o il mostro della palude, oppure riscrivi per la milionesima volta la più trita delle citazioni di Blade Runner, significa che nell'albo troverai argute rivisitazioni (=una vignetta o una frase) degli autori citati nell'emblematico horror post che precede questa memorabile storia numero 400.
Beh... credo che di fondo Recchioni odia Sclavi perché è consapevole che non ha manco un'unghia delle capacità narrative e del talento visionario del Tiz... e si nasconde dietro questi pseudo elogi ma alla fine basta leggere la pochezza dell'ultima sua frase "Ma lo dobbiamo, soprattutto, a noi stessi" per rendersene conto... ma che stai a dì? Cioè il cambio delle caratteristiche del personaggio, della testata e degli approcci narrativi lo si "deve" a voi (tu) stesso? Cioè mi tocca leggere una boiata del genere? Oltretutto nell'abc della comunicazione esistono 2 regolette: la prima è quella di usare all'ultimo la frase che esprime il concetto che vuoi lasciare ben chiaro in mente e la seconda è che puoi parlare ore e ore di una determinata questione però se utilizzi il "ma", ciò che a te interessa comunicare, cioè la tua posizione in merito a una determinata questione, è quel che viene dopo tale congiunzione definita per l'appunto "coordinativa avversativa".
Ma perché io, lettore, che legge Dylan Dog devo accettare tali cambiamenti perché tu, per te stesso (dato che non sai scrivere Dylan Dog) decidi di cambiare tutte le caratteristiche di una testata pluridecennale? E infatti non l'accetto e lo dirò finché ne avrò voglia!
Detto ciò, giusto due paroline sulla storia "E ora, l'apocalisse!" essendo all'interno del topic che la riguarda:
che cafonata!
Fine delle due paroline.
In modalità un filino più argomentata:
arriviamo dopo 13 numeri di meteora composta da storie raffazzonate, mal scritte, attaccate con lo sputo tra loro e incoerenti, alla 14° opera che chiude il lungo ciclo in continuity voluto e decantato ai quattro venti dal curatore. Ergo dovrei vedere la storia come l'acme narrativo di questo lungo, innovativo e originale (per Dylan) ciclo che ha interessato il nostro fumetto preferito(?). Non dovrei fare diversamente... perché secondo quanto narratoci non era una meteora normale, così come non è normale ciò che viene dopo. Beh... da questo punto di vista devo dire che (levando la felice parentesi ambrosiana del 395) è tra le migliori storie dell'intero ciclo... il problema è che il livello rasentava lo 0 e quindi un 1 è meglio ma non certo un buon voto. Però rimane il fatto che giudicandola nel complesso, onestamente, non me la sento di vedere innovativa una storia metafumettistica che giunge dopo 6 anni di scassamento di maroni col metafumetto (soprattutto con un sensibile aumento proprio nel Ciclo)... quindi nulla di particolarmente originale, innovativo e soprattutto inaspettato (anche le "isole" come parti settoriali della vita editoriale di Dylan soprattutto nelle tematiche che di albo in albo si affrontavano... 'nsomma... mi ricordava le "Isole" di Inside Out).
Poi se scendiamo più nel particolare, boccio completamente i dialoghi (pessimi, fatti di frasi fatte e citazioni un po' messe lì a pene di quadrupede), i presupposti metafumettistici e il citazionismo a oltranza di un intero film (e non libro) come Apocalypse Now (e una cosa è prendere spunti e poi esplorare nuovi indirizzi narrativi - vedi Sclavi - e un'altra è utilizzare preciso preciso intere sequenze di quel fim nel momento topico della storia cambiando semplicemente i connotati dei protagonisti e infilandoci Caravaggio a mo' di chissà quale pseudo meta rivisitazione - tipo la morte dell'artista per mano del suo soggetto nell'autoritratto all'interno del dipinto e qui pacchiano parallelismo con il volto di Sclavi ucciso dal soggetto principale della sua serie - rendendo ancora di più patetica l'intera sequenza).
Ho apprezzato, invece, certi espedienti narrativi legati alla sceneggiatura, soprattutto nella composizione di talune tavole.
Le ultime due pagine si potevano evitare... o meglio: dato che c'era la vigliaccata delle 4 copertine variant che giocoforza avrebbe a priori aumentato il numero di vendite dell'albo (quindi con maggiori ricavi), potevano benissimo fare una storia canonica di 94 pagine più, in coda, a parte, con uno stacco particolare, le due paginette realizzate da Roi in bianco e nero. Dico, in altri tempi non si ponevano il problema di aggiungere qualche pagina in determinati momenti della serie (vedi "Ai confini del tempo", "L'ultimo uono sulla terra" e "Finché morte non vi separi"), però mi rendo conto che sarebbe sorto il tremendo problema di fare altre due pagine di riempitivo dopo la ventina utilizzate in precedenza... troppo sforzo.
Dal punto di vista grafico, Stano è stato semplicemente OTTIMO. Senza se e senza ma. Una prova esemplare.
Anche la colorazione di Giovanna Niro l'ho trovata superba e ben integrata col disegno del Maestro Angelo. Anzi, in certe vignette ha dato maggior valore allo già splendido disegno. Bravissima (e non era scontato!).
Copertine... beh... per motivi affettivi ammetto di averne prese due: Stano (che mi ha accompagnato per quasi 400 uscite tra regolare ed extra) e Villa che oltre ad essere il primo copertinista è pure il creatore grafico di Dylan (anche se ormai il suo è più un Baglioni degli anni '80 piuttosto che Dylan... ma va bene così: Claudio non si discute... e poi ho fatto un'intera collezione di SuperBook solo per lui).
Voto complessivo 5 tra il soggetto/sceneggiatura (1) e i disegni/colorazione (10). Fa 11 che diviso 2 viene 5,5 e so bene che solitamente si approssima per eccesso, ma siccome questo è l'ultimo tassello di un lungo (e mal riuscito) ciclo, approssimo decisamente per difetto.