* QUALCHE SPOILER ** QUALCHE SPOILER ** QUALCHE SPOILER *Papercop ha scritto:
La mediocrità del fumettista viene tirata in ballo nel flashback, con finalità diversa [...] Non funzionerebbe neanche a livello logico, perché qualcosa deve giustificare quello che sta accadendo nel bagno, e quindi la possessione (ossia il trito espediente, il casus belli) c'è stata.
Oppure stiamo assistendo a una fantasia del fumettista disperato e in odore di suicidio? Ma allora anche i pesci sono autodelirio? Personalmente tendo sempre a credere poco a spiegazioni non supportate da alcun paletto .
I paletti ci sono, ma più che di frassino sono degli stuzzicadenti infilati nel naso
.
Il cesso è un non-luogo metaforico di espiazione pseudoinfernale (v. concetto di purga/scarico), per ritrovare se stessi, fuori dal reale contesto/spaziotempo, ma messo in moto dalla narrazione, che si ri-racconta a ritroso. Questa volta non proprio lucida ed inficiata dalla mediocrità - e qui ovviamente anche M&G sono tirati in ballo, come stile minimo. Perché dopo aver perso i poteri ispirativi del patto col demone cornuto - punito dal Dylan-Solone/cestinatore - Darren stavolta deve ricordare e riscrivere da mediocremente incapace sulle piastrelle del cesso quello che gli è successo, il suo "vero" episodio di possessione Faustiana - e non i suoi graphic-blockbuster fighettissimi - con lo scarso talento che gli è rimasto a disposizione. Ne nasce un fumettucolo, una storia horror penosa e banale in flashback (non conclusionabile) che comincia a pag 14. e ritorna in
loop a pag. 89.
Meta-truccaggio fine a se stesso, quando non alibi per altro
Detto questo ripropongo le mie considerazioni generali sull'albo che in fondo mi sembra una... :
[...]
Semi-paraculata da quattro soldi, compiaciuta e divertita a senso unico, nel senso che trae vantaggio dall’autoreferenzialità pura, leggi onanismo autoriale fine a se stesso.
Votato 5, in media tra testi da 4 e disegni da 6+:
Bacilieri non si discute, mentre
M&G sono anche al di sotto dei loro “exploit” estivi – alcuni primi piani di Dylan sono inqualificabili – ma rimane l’effetto nostalvintage che non guasta
.
Cavenago in tono minore: poche idee, e ripete le stesse scelte cromatiche del suo esordio sull'inedito,
Cose Perdute.
Come già detto da altri, puro e sfacciato meta-esercizio fumettistico ostile al lettore(-critico
) , cosparso di citazionismi urlati dal culo e frasi fatte, atto a dimostrare come questa testata serva più che altro da spocchioso palcoscenico per l’ego palestrato di presunti magheggiatori di vignette, pronti a manipolare strumentalmente quello che resta del personaggio DD per metter sulla ribalta i propri numeri da fenomeni da baraccone della new-age rivelata post-bonelliana. Preferisco sinceramente [cit. p.77] i ‘mediocri mestieranti’ come
Simeoni, che falliscono per onesta carenza di mezzi, piuttosto che i virtuosi del narcisismo disonesto, che si dilettano alle spalle del loro referente per rifilare bidoni griffati
.
C’è poco da salvare, per quanto riguarda divertimento, contenuti, e surrealismo; forse un po' del meccanismo di storia-nella-storia e qualche claustro-delirio azzeccato, durante le riflessioni nelle sequenze
made in Bacilieri - che rimane un Maestro eccelso… ma qui non può salvare il paccazzo da un effetto di sgradevolezza ricercata. Sicuramente lui sì che avrebbe disegnato con valore aggiunto i presunti capolavori di DFW di cui tanto parlano in queste 94pp
.
Poi, a dire il vero, a me il fumettista antipatico ed arrogante mi garbava pure, diciamo fino al (noiosissimo) party, ma tutto il resto che lo circonda è pura anti-accademia di puerile fattura e scalcagno aggravato, tra una scena e l’altra messa lì per ‘terrore del bianco’. Darren piange senza motivo quando crepa l’editore da lui ammazzato (p.18), vuole salvare la squinzia che poi farà a pezzi, diventa un inerme bambascione ritardato quando lo “spirito” faustiano gli volta le spalle, dimostrando la totale assenza di talento nel creare un minimo di tensione o psico-credibilità
.
Ma molto peggio di lui riesce a fare Dylan: tignoso e auto-commiserante come pochi, rimbecillisce nel farfallonismo inviperito e gelosone con cassiere, guardarobiere, e l’immancabile musa-di-seghe (narrative) Rania, nei vari sketch umoristici a lui dedicati. Groucho abbastanza pietoso (v. gag su spari-a-u-to, p.37, ai livelli di Bagaglino), mentre la Rakim nel (ridicolo) giro di una decina di pagine diventa un’accanita intenditrice di fumetti e per poco non s’improvvisa fangirl/cosplayer di se stessa. Ma forse l’alcool (p.56) l’ha resa più frufrù, ramadan permettendo
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In Fondo al Mar la simbologia allegorica (o firma barocca?) di pesci spiaggiati + sentenziosità varie (p.53 e 67), ma qui la salsedine inalata ricorda più quella di un mucchio d’alghe in putrefazione che meditano sulla loro flatulente posa.
Finalone di ricercata dozzinalità, in cui un Dylan statuario ed iperdeterminato fa che caspita gli pare con le pagine del fumetto incriminabile – altra meta-illusione per noartri – senza che l’Hellboy di turno possa incornarlo a dovere, prima di cadere goffamente dalla finestra ed in depressione, creativa. Non si capisce bene perché a Dylan-guru, improvvisatosi meta-giustiziere divino, basti consegnarli un ritaglio con scritto “fine” per scaraventarlo nella prigione-cesso piastrellata di buone intenzioni (p.89), ma alla fine se al caro Darren senza ispirazione interessa produrre ancora qualcosa di “significativo” ed “importante” (p.87.v e 88.i), forse più che impugnare il pennarello solipsista verso se stesso, conviene rilasciare la propria testimonianza di stronzate nel wc.
E l’unico ‘spazio bianco’ rimasto spero sia quello della carta igienica, dove esprimere certi bisogni...creativi
.
Uno sciacquone le seppellirà
.
ALOHA LA FACCIA TUTTA, LA FACCIA BRUTTA