Del ciclo inaugurato da Recchioni che parte con l'arrivo John Ghost, Carpenter e Rania so veramente molto poco. Nel senso che, provocandomi irritazione fin da subito, mi ha portato a non acquistare i fumetti Dylaniati con quel post-quem.
Ieri ho però cercato nella sezione usato della mia edicola di riferimento uno degli Ambrosini mancanti alla mia raccolta e ho trovato questo numero, appartenente al ciclo della "meteora".
Recchioni e la Bonelli, prima di chiamare meteora (e non asteroide) questo ciclo, potevano almeno consultare il significato di meteora su Google: In astronomia, il fenomeno luminoso dovuto a un meteoroide che attraversa l'atmosfera; stella cadente, filante.
Meteora è il solo fenomeno luminoso, non è un corpo celeste che impatta con la terra.
Detto ciò, al di là dell'errore nell'utilizzo delle parole, fortunatamente è una storia autoconclusiva che non mi costringe ad acquistare le rimanenti 12 (il 400 già ce l'ho).
È un bell'albo, per quanto non ai livelli dei tre primi numeri di Ambrosini per la testata.
Stupendi per me i disegni, per nulla in stile Bonelli e molto vicini ad esempi più grotteschi del fumetto d'autore (a volte sembrano davvero degli schizzi le vignette).
Stupende le tavole "fumose" che riproducono il film e quelle ambientate durante la guerra.
Non è che all'interno ci siano chissà quali contenuti, se non il gioco fumettistico sulla inesistenza del tempo e sull'esistenza invece di un solo ed eterno presente. Un gioco condotto con maestria da Ambrosini, con atmosfere che fanno sentire a casa, che ti mettono nella comfort zone del Dylan Dog autentico.
Mi ha commosso la parte sulla morte di Bloch (un po' simile a Bersani in certe vignette). Non irritano Ghost, Carpenter, Rania e le splash pages: sono solo una piccola tassa da pagare, non invasiva.
Un po' semplicistico lasciare non spiegata la conclusione che "azzera" tutto, ma comunque è perdonabile alla luce delle belle emozioni suscitate per 90 pagine.
7,5