Dear Boy ha scritto:
]Era un discorso un po' più ampio legato all'approccio "filosofico" di Dylan Dog (partito dal confronto fra Inferni e Fumo), che era molto ben codificato e strutturato nei primi 7/8 anni editoriali. Quelli che hanno creato il mito.
La sfaccettatura schizofrenica autoriale del personaggio è successiva e, per me, l'inizio del declino della testata.
Poi i forum, per loro natura, debordano e si perde il senso della riflessione. Pazienza.
L'approccio filosofico cui fai cenno era identificabile nella visione di vita di Tiziano Sclavi. E di nessun altro.
I tentativi successivi di riprenderlo, vedi Gualdoni, hanno prodotto storie abbastanza insipide o proprio non riuscite.
Trovo normale che un autore metta del suo, sopratutto in un argomento "alto" come la lotta fra il bene ed il male, il paradiso l'inferno, ecc...ecc..
Il problema si pone quando queste versione vengono a confronto e stridono l'una con l'altra.
Sarà la bravura degli autori far coesistere ed eventualmente, risolvere certe falle e certi contrasti che si sono e si verranno a creare in futuro.
Personalmente trovo condivisibile la versione impostata dal RRobe circa una sotto trama coerente con i vari episodi, fra elementi che debbano avere una loro logica narrativa per rendere il fumetto omogeneo.
Credo che Dylan resterà sempre un fumetto che esplori il non possibile, il non narrato, il filosofico in senso puramente astratto.
Nel numero in questione, ho trovato molto azzeccata la sofferenza cui il bene va incontro per fronteggiare il male, il conflitto fra l'amore di madre che vorrebbe tenere a se per sempre il figlio e la logica della vita di superarne la morte. Il tutto è stato troppo strozzato per risultare ancor più epico, ma il 343 ha dei buoni numeri.