Anche a me è piaciuto, più dell'albo precedente, per cui se a quello assegnai un 6 1/2 (e non oltre) per una certa retorica che dopo un po' mi veniva a noja, a questo non posso dare meno di
7 (vite?)
- - - - con tutte le riserve che ci ho trovato, e da cui non posso astenermi per auto-deontologia forumistica rispetto a quanto scritto su altri albi.
Perché per quanto la lettura sia stata parecchio gradevole, non è un albo esente da difetti e manchevolezze, tutte cose che forse con qualche accorgimento centrato si potevano ovviare alla base. Consideratelo positivamente un piccolo contributo molto amichevole di pseudo-suggerimenti al nostro ex-membro interno Joe Montero, senza deferenza, ma con sincera confidenza nel miglioramento
S ࿓ P ࿓ O ࿓ I ࿓ L ࿓ E ࿓ R ࿓ Velocemente sul lato grafico: bene la copertina; ancora meglio i disegni di
Martinello (che hanno un che di
Samuel Stern) mai scontati né statici. Unici appunti sul Bloch smunto che proprio non ci sta e su p.10 (terza vignetta) dove c'è uno sdoppiamento della poltrona - errore di stampa?
Passiamo alla storia di per sé, partendo da
Cagliostro, anche perché si comincia con lui dalla prima pagina.
Io posso ammettere qualsiasi suo capriccio stregonesco, visti i poteri ultrasovrannaturali che possiede, ma
ALMENO DARGLI UNA PARVENZA DI MOTIVAZIONE, no eh? Russo docet
nell'OB#18 a livello di gatti magici. Perché in QUESTA PARTICOLARE occasione si degna di concedere il bonus anti-mortizionale delle 7bellovite all'altrimenti poco protetto Dylan? Senza contare che poi estende - per puro capriccio, again
- questo beneficio pure a Tracy, nel loop del finale para-chiaverottiano (venuto malino)
Un altro piccolo appunto poi, di
semplice anatomia felina: sarà anche un gatto più speciale di
Doraemon, ma se graffia con un artiglio standard - o almeno per come lo disegna Martinello - non può lasciare 7 segni se gli artigli anteriori sono ordinariamente 5
Fategli disegnare due zaffate alla volta allora, e non un colpo singolo...
Saremo noi forumisti poi un po' troppo scafati e smaliziati, ma sinceramente la complicità di Tracy con l'assassino è una delle cose più telefonate (per direttissima) degli ultimi tempi. Sfido chiunque tra noi a non averlo intuito dopo 5 vignette, anche per il modo cinicamente sprezzante ai limiti dello scherno con cui parla di cartomanti, medium, etc da poco massacrati. Non dico di fare drammoni sceneggiati da programma del pomeriggio di Rai1, ma da un'addetta alla cronaca nera sul
Times sarebbe lecito aspettarsi un atteggiamento umanamente diverso, almeno per sviare noialtri
.
Ecco, da qui nasce un altro scompenso: Tracy e Dylan parlano troppo, tra loro. L'albo è già schematico di per sé con la roulette delle 7 morti da ripetere/sventare in loop, ma questo refrain dell'innamoramento e delle pseudo-schermaglie brillanti per darsi un tono da coppietta witty... dopo un po' stona. Anche
perché toglie spazio ad altro, nell'economia della sceneggiatura: indovinate a cosa?
Toglie spazio anche qui
ALLE MOTIVAZIONI. Invece di sbrodolare la love story tra lei e Dylan - che comunque ha una valenza nel cambio degli eventi, lo riconosco - perché non devolvere qualche pagina di sceneggiatura nel farci capire cosa Tracy ci abbia visto in Kreizler l'assassino? Da dove nasce la loro amorevole combutta? Solo infatuazione, accordo economico-lavorativo, credenze fideistico-filosofiche, aberrazione condivisa? Privandosi di queste motivazioni l'albo giocoforza si svuota e diventa quasi strumentale soltanto all'evolversi degli eventi, senza approfondire i personaggi più complessi ed il loro modo d'essere/agire
.
Di conseguenza, proprio alla luce di questa scarsezza di motivazioni, mi è sembrato un po' debolmente rattoppogeno il motivo per cui Kreizler (e socia?) mollano d'emblée la catena di omicidi soltanto per cogliere al balzo l'occasione svincolante del mitomane che nel frattempo si era auto-incastrato da solo (pp. 71 ed 82). Troppo alla leggera per i miei gusti, serial killer(s) part-time senza credo né volontà effettiva
.
A proposito di "credo": era molto interessante l'argomento innescato da Kreizler della sua adesione fideistica ad una religione, combinata all'odio (scientifico?) per chi approfitta delle fede altrui, ma tutto questo non viene approfondito più di tanto nel suo iter narrativo, né sfruttato per renderlo un serial killer più sul pezzo di altri... a parte il buon incipit da romanzo epistolare che minacciava Dylan - anche se scritto in parte da Tracy.
Un piccolo appunto anche a livello religioso: non so nel futuroprossimoventuro in cui il canuto Dylan si reca presso il Royal Hospital (p.75), ma dubito sinceramente che i filo-giacobiti nostalgici degli Stuart abbiano potuto allora tornare alla corona, imponendo in senso cattolicizzante
un crocifisso (p.77) negli ospedali o più in generale nei luoghi pubblici, cosa che nell'anglicano UK non è contemplata
.
Forse un po' eccessivo (in confidenza, nel ritorno alla vita) il suicido di Dylan (p.62) ma tutto sommato l'ho visto tentare di togliersi la vita anche per molto meno. La Trelko nel suo intermezzo mi è piaciuta - come la santona bigotta con tanto di rosario Lady Ausix, che comunque ci aveva preso su un potenziale assassino in casa... ma era Tracy, non Dylan!
- ... ma tutto quel rito, per cosa poi? Per estorcere allo spirito soltanto l'iniziale del cognome dell'assassino? Un Josef K qualsiasi? Ennamo su, a parte la mia citazione kafkiana, non si va a processo ogni tanto nel riguardarsi qualche scena della Barbato dove le anime evocate dalla Trelko innescano davvero qualcosa di stuzzicante, e non gli indizi da telequiz del preserale...
Detto (tutto) questo, in generale la storia mi è comunque piaciuta nel suo insieme, perché è chiaramente superiore all'attuale media sull'inedito, e mi ha lasciato una buona impressione, non danneggiata da certi citazionismi evidenti, né dello schematismo del ritorno alla vita/chance tot volte, già stravisto altrove.
C'è da lavorare, ma sono ottimista sulla possibilità di poter fare ancora di meglio.
Un saluto Joe
ALOHA