E siamo 4-0.
OB Vs SR si chiude con un poker a favore dei primi. Per il primo set a zero aspetto Novembre.
Come dissi tempo fa, visto che nel nuovo formato Old Boy ci sono due storie ed è bimestrale (in pratica 12 all'anno), ogni mese ne leggo una, come alternativa in parallelo all'inedito.
A Settembre con
Green World ho chiuso il quarto mese col bilancio provvisorio di sopra. Senza fare nulla di che, Secchi ha battuto comodamente il Sime sull'inedito (#408), che si conferma la peggiore testata in edicola a (s)favore del Nostro, 4 volte di fila sotto rispetto all'OB, che non è che abbia sfornato questi capolavori... va detto. Ma si presenta sempre meglio di volta in volta, a livello di qualità da me percepita.
Il migliore dei mondi possibili b.
L'uccisore (senza troppa fatica, ma la Contu è tre volte più ispirata rispetto alle solite manfrine del Sommo)
La solitudine del serpente b.
L'ultima risata (il mutapelle baraldesco sibila sopra il mungipalle recchioniano, anche qui senza fare faville, ma almeno si mantiene nella decenza)
Cuore cattivo b.
L'entità (qui va dato il ko tecnico, sembra un altro sport)
Green World b.
Scrutando l'abisso (la verdura di Secchi fa rinsecchire i vecchiardi del Sime col suo solito grigiore dylaniato).
Passo alla storia.
GREEN WORLD
Comincio dai disegni:
Bacilieri mi piace molto, anche se qui poteva far di meglio.
Non scompone più di tanto la gabbia bonelliana, e quando lo fa il risultato non è all'altezza delle sue capacità (v. aborti sotto salamoja in splash-maze p.172-73. Al mio avatar avranno
ricordato questi). Anche le ultime pagine sono tirate un po' via.
Per il resto comunque è un bel vedere... e sul lato vegetale il suo tratto fiorisce che è una bellezza. E Phoebe mi è dieci volte più simpatica della sua Allegra su
Napoleone.
Per quanto riguarda
Secchi questa finora mi sembra la sua storia migliore. Ha diversi difetti ma alla fine è stata un'oretta piacevole, meno nojosa del barbosissimo
Giorno della Famiglia sull'inedito. Fa fatica a carburare ed è divisa in due tronconi troppo netti (prima/dopo l'incidente d'auto), ma ha un suo senso narrativo e i dialoghi non stonano più di tanto
.
Gli incubi vegetali mi hanno sempre attratto, anche se qui si vira su altro alla fine.
La prima parte sembra più una commediola romantica post-adolescenziale - e infatti Phoebe si rivelerà assai immatura, in quanto frutto di pianta acerba - ma come intrattenimento regge bene a livello di battibecchi e vita di ogni giorno tra i due nnamurati: abbastanza caruccio e disinvolto, acqua e sapone millennial. Non è semplice creare una dylangirl del mese non insignificante, anche se qui la storia dipendeva da lei. Quando è scattato il discorso della convivenza temevo il peggio, ma ce la siamo cavata con una sfuriata molto azzeccata di Dylan sull'instabilità umorale di lei (p. 136-35)
.
Il ritmo è appesantito dalla presenza ingombrante (in tutti i sensi) della madre con la sua serra filosofica a suon di Joy Division. Per farsi fighi potevano chiamare anche il deodorante dello spot 'Teen Spirit', visto che sarebbe stata una citazione nirvanescente.
In compenso ci sono troppe citazioni (anche esplicite) del mood di
Finché morte non ci separi, che culminano con l'annellino patatoso, qui riciclato da una lattina. E parlando di (allarmi) terroristi, la gag dei due vecchietti la fa abbastanza fuori dal vaso
.
Nella seconda parte i nodi vengono alla radice, un po' mangrovigliata.
Il ritmo cambia improvvisamente ma poi si perde tra spiegoni bonsai e riflessioni per rendere più pathos nelle scene-madre. La matrona pollice verde vorrebbe vedere un anulare dorato per Phoebe, ma in modo piuttosto schizoide arriva alle cesoje corte con quel germoglio mal-cresciuto (di clone) di figlia... e poi il fuoco purifica tutto, sterpaglie comprese. Un po' troppi motivi sparsi, tra cui quello del genitore assente, la mitomania anti-sociale, le meraviglie millenarie del regno botanico, la colpevolezza bioetica del Frankenstein ribelle rispetto al mad doctor, etc.
Questo accumulo crea anche uno scompenso rispetto al nocciolo della vicenda, che alla fine riguarda due fantocci vegetali in amore. Una sorta di
I demoni (#103) coi fiori di arancio, e pure le sequenze visionarie nel deserto (per quanto fuori luogo qui) ricordano molto quell'albo del
Chiave .
Non sarà probabilmente una meta-sparata, ma quel discorso sui Dylan sostituibili in tempi migliori ("basta attendere") è inquietante, in senso metaforico, quanto i Dylan taroccati multidimensionali che si ostinano da anni a propinarci tra le varie testate
.
Io mi accontenterei di capirci qualcosa tra talee, rizomi, espianti... perché ho una clivia che sta tracimando dal vaso, e un ibisco che sta per uscire fuori dalla veranda per quanto cresce. Sul serio.
Posso chiedere un consiglio alla vecchia del terzo piano: se non ricordo male ci sa fare con le piante, ed ha una nipote carina. Vuoi che non abbia un fantoccio con le mie fattezze in camera