Il Maxi si apre con la curiosa copertina di Andrea Accardi. Un Dylan in sola giacca rossa divelta tra lupi in bianco e nero. Gli storici lettori di Dylan Dog non potranno che accostarla alla trilogia della licantropia di Sclavi e Montanari&Grassani: "Le Notti di Luna Piena", L'Ultimo Plenilunio" e "Il Capobranco".
"Rosso Come il Sole, Caldo Come il Piombo": titolo discutibile, ma la saga di De Gregorio prosegue senza mai annoiare. Pure Piccatto e soci si adattano bene a questo palcoscenico western dell'aldilà. Dylan Dog non sfigura tra i pistoleros. Non sarà qualcosa di eccezionale, anzi, l'escamotage per riportare il nostro tra in non-vivi è tirato per le orecchie, ma le storie con Sisco sono scritte bene e non annoiano. Ininfluenti i cameo di Groucho. Per i Maxi è già tanto.
"Il Silenzio del Lupo" ricorda molto la celebre trilogia cominciata in Germania e persino "Il Sogno della Tigre". I faccia a faccia tra Dylan e i lupi sono dei bei deja vu. Specie la scena in cui sta nel maggiolone. L'idea di 94 tavole senza baloon a me è piaciuta. La storia si fa apprezzare anche per l'ottimo lavoro di Francesca Zamborlini. Davvero brava nel suo ricordare molto Ambrosini. Andrea Cavaletto cerca sempre di stupire il lettore e questa volta ci riesce. C'è Bloch, altrimenti questa storia sarebbe stata perfetta per la serie regolare.
Restano interrogativi che non hanno obbligatorietà di risposta.
Si omaggiano tutte e tre le storie della citata trilogia. Il finale a "Il Capobranco" è quasi commovente.