No, questo è un classico di Burzum, estratto da "Hvis lyset tar oss". Quest' album fu finito di registrare nel '93, ma fu pubblicato nel '94, quando Varg si trovava già in galera. La produzione di questo disco è caratterizzata dall' accostamento del black classico all' ambient (chi sa poi perché questi tizi finiscono sempre col fare dark ambient
) ed i contenuti, nonostante si associ spesso il black metal al satanismo, sono di natura esistenziale e filosofica. In questa canzone la poetica di Varg emerge in tutta la sua profondità ; le ritmiche ed i riff ossessivi richiamano mondi lontani in cui creature mitologiche, al cui cospetto l' uomo è una meschina briciola infinitesimale destinata alla dannazione, vivono armoniosamente. Naturalmente non mancano i richiami alle antiche popolazioni nordiche, quando la moderna civiltà cristiana non era ancora sopraggiunta a distruggere lo spirito degli antenati (ricordiamo che i Cristiani invasero la Scandinavia imponendo la propria religione e parte dei propri costumi, per cui l' anticristianità -non il satanismo- è un tema che ricorre nel black). Tutta la disperazione del Conte, il suo disprezzo per l' uomo ma anche la sua coscienza di appartenere al genere umano, emergono nella celebre strofa finale: "Non siamo morti... Non siamo mai vissuti". Credo che Burzum, pur essendo uno dei pionieri della seconda ondata del black metal, sia andato ben oltre i generi.