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 Oggetto del messaggio: Re: La Mafia Siciliana
MessaggioInviato: mer set 08, 2010 11:53 pm 
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Iscritto il: sab giu 19, 2010 5:51 pm
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confermo la mia impressione, si sta portando avanti un patetico tentativo di revisionismo. A queste condizioni è veramente noioso andare avanti. Prima perché si ripetono cose scontatissime (lo Stato latita, ecc.), poi perché è una discussione che non può portare a nessun risultato, solo mettere uno sopra l'altro post enciclopedici sulle rispettive informazioni o su provocazioni da una parte con il sorriso sulla faccia (anzi sullo smile) e rimbrotti indignati dall'altra. Ciao e buon divertimento.


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 Oggetto del messaggio: Re: La Mafia Siciliana
MessaggioInviato: gio set 09, 2010 12:33 am 
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Nessun pro o fine, cerco solo di analizzare il fenomeno Mafioso in profondita'. I lati peggiori di Cosa Nostra gia' si conoscono ampiamente... ma per avere un quadro il piu' completo possibile bisogna pure dire le cose scomode, che pochi dicono per paura di mettere la Mafia sotto una luce meno oscura di quella in cui viene ritratta sui media. Se Cosa Nostra fosse solo male sarebbe gia' stata sconfitta da un pezzo mentre invece e' ancora viva e vegeta.


Mi son venute alcune cose in mente rileggendo un po' ciò che hai scritto. Vediamole: la mafia è solo male. Non esistono presunte notizie "scomode" ai mass media che vorrebbero solo "oscurarla" e che omettono per raggiungere tale scopo. Soffocare con il sangue ogni accenno di ribellione (fin dai tempi risorgimentali) non me la fa vedere in una luce migliore. Così come non me la fa vedere in luce migliore la tendenza a mantenere un certo status, tra ignoranza e povertà per avere finanziamenti a ogni piè sospinto (cassa del Mezzogiono, dal 1951 al 1992) da intascare e procacciare facilmente i voti alla DC (giocando su, appunto l'ignoranza che rifuggiva più sull'ottusità religiosa che l'acutezza del sapere) che tanto generosa era con i boss locali e il sistema di appalti e finanziamenti che ricevevano "Per lo sviluppo del mezzogiorno". Miliardi e miliardi di lire intascati senza che si facesse nulla. Il sud ricevette in 40 anni un totale di 279.763 miliardi di lire, pari a circa 140 miliardi di euro. Mica bruscolini. E che risultati si sono avuti? Ma la cosa, in ogni caso è sempre convenuta ai potenti perché in tal modo potevano costantemente stare al governo grazie a questo sistema di compravendita: FINANZIARE I BOSS - NON TOCCARE I BOSS - I BOSS CI FANNO MANTENERE IL POTERE - RIFINANZIARE I BOSS - etc... etc... (Andreotti docet). Per questo la Mafia è sopravvissuta. Perché con la montagna di denaro che riceveva e l'inviolabilità aveva pure il potere di "far del bene" alle povere famiglie palermitane (con un tozzo di pane e una pistola in mano) e di comprare qualunque organo politico o di giustizia o dell'ordine.

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@ Lady Jane: Il "benessere" dei mafiosi e' cominciato solo negli anni Settanta quando Cosa Nostra ha iniziato a vivere sopratutto di contrabbando. Prima di allora i mafiosi vivacchiavano con piccole attivita' LECITE. Ognuno aveva un qualche mestiere, o un negozio o una piccola impresa. Il fatto di essere mafiosi non li aiutava visto che non c'era credito presso le banche (che gli erano ostili, per ovvi motivi) e gli appalti li prendevano i grossi imprenditori, quelli ben collegati con la politica e quelli che avevano i soldi per pagare i funzionari che decidevano gli appalti. Poi, come dicevo, negli anni settanta le attivita' illecite si sono ingrandite al punto che i mafiosi hanno cominciato a poterci campare sopra. Erano pochissimi, in passato, gli uomini d'onore ricchi. A parte i Greco e i Salvo, e i La Barbera che avevano cominciato ad arricchirsi facendo i costruttori, la condizione economica della massa dei mafiosi era grama. Un mafioso benestante, come lo hai in mente tu (documentati!), non esisteva. Pensa che un uomo d'onore ricco era cosi raro che Nino Sorci (che dormiva nei cimiteri per non farsi accoppare) veniva chiamato appunto Ninu u riccu. Chiaro ora?


Allora... premesso che più volte ho dimostrato gli incredibili errori storici sul fatto della Mafia lecita nel pre-'70, come fai ad asserire ciò che ho sottolineato??????? premesso che fin dalla fine del 1800 non è che uno entrava in una banca (onesta? - sic) e diceva: "Scusate sono un piccolo imprenditore mafioso, non è che potreste darmi un fido?"... Ma di cosa stiamo parlando? Non è che se si è mafiosi si ha un marchio... si è registrati da qualche parte... o ci si comporta come nel Padrino... manco ci si rende conto che si ha accanto un mafioso... come cavolo facevano le presunte banche oneste a capire con chi avevano a che fare? Poi... andando avanti: le banche ostili alla mafia? Ma quando mai! Forse volevi dire vicini alla mafia. Grandi liquidità, riciclo costante di denaro, Controllo dei titoli, controllo dei posti di lavoro da dare al figlio del cognato del cugino di zio Totò... e la dimostrazione pratica su ciò che sono state le banche per i mafiosi (Tutto tranne che estranee) la si può avere con tre esempi lampanti: Banco Di Sicilia (Come detto nel post precedente fin dal 1890 banca collusa con la mafia e omicidio del direttore Emanuele Notarbartolo che voleva distaccarsene), la Sicilcassa (Dove confluivano i finanziamenti della cassa del Mezzogiorno e dove i boss attingevano a piene mani) e Banca Rasini (quella dove il funzionario era un certo Luigi Berlusconi e dove sin dal 1954 - anno di fondazione - confluivano capitali mafiosi).
Infine la boiata degli appalti... i grossi imprenditori... i funzionari... mah... io dopo 5 anni di geometra e 8 di architettura penso di conoscere, un pochetto, il campo degli appalti (soprattutto dei lavori pubblici ma ovviamente ne conosco la funzionalità). Premesso che gli stessi funzionari, spesso, erano collusi con la mafia, quali sarebbero 'sti grandi imprenditori non mafiosi che soffiavano gli appalti ai poveri e onesti (nonché bistrattati) boss che presentavano un ribasso d'asta? Dimmene uno. In Sicilia i grandi imprenditori erano gli stessi mafiosi. E, per esempio, nel campo edilizio sai come vincevano un appalto? Non corrompendo i funzionari ma giocando sui numeri. Perché quelli contavano quando in un tribunale venivano aperte le buste. E sui numeri si giocava (al risparmio) tagliando "spese superflue" (cemento, ferri, sicurezza, allestimento cantiere, tempi di costruzione, scarsa qualità dei materiali, rifiniture inesistenti, etc... etc..) oppure si minacciavano le vere imprese oneste a ritirare le offerte... infine c'erano le mazzette per i politici che per le emergenze utilizzavano la chiamata diretta dell'impresa su licitazione privata. Prima di dire le cose è bene informarsi.

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 Oggetto del messaggio: Re: La Mafia Siciliana
MessaggioInviato: gio set 09, 2010 2:03 am 
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@ Lord Blendings: La sbirritudine, non volermene ma continuo a credere che di quella si tratti, rimane cosa sbagliata. Poi fai quello che ti pare, per carita'... fatti amici pure tutti i magistrati della citta' se cio' ti fa sentire piu' protetto, io preferisco stare tra la mia gente che in mezzo ai servi dello Stato, visto che di infamate verso i poveracci ne commisero piu' di una.

Il dato di fatto incontrovertibile e' che la maggioranza dei mafiosi non era ricca e svolgeva lavori leciti in proprio - slegati dalla Famiglia - in quegli anni. Inoltre i mafiosi uscirono tutti impoveriti dal fascismo o vogliamo negare perfino questo?! Le Famiglie siciliane erano state sciolte da Mori e quindi e' logico che ci misero anni e anni a tornare in sesto, figuriamoci ad essere ricche!... Difatti entrare in Cosa Nostra non significa assolutamente dividere i propri beni con gli altri... che parliamo di comunismo per caso?!...Gli affari leciti sono una cosa tutta personale, libera. La Famiglia non puo' entrare in queste questioni. Quello che e' proibito e' svolgere un'attivita' ILLECITA completamente di nascosto. Quando scrivo che negli anni 60' la Mafia non aveva piu' soldi , non lo dico cosi, per esagerare. Dopo gli arresti dell'annata 1962-63, gli invii al soggiorno obbligato e la permanenza in carcere e dopo il Processo di Catanzaro del 1968, i soldi erano finiti per tutti i mafiosi. Se ne erano andati in avvocati, carcerazioni e cose del genere. Allora ci fu' la raccolta di fondi che frutto' 20-30 milioni, consegnati a Toto' Riina come reggente di Palermo e che servivano a sostenere chi aveva bisogno urgente di denaro o si trovava in situazioni di emergenza. Il sequestro di Vassallo ad esempio fu proprio un fatto di necessita'! Il ricavato infatti fu distribuito alle famiglie piu' bisognose di Palermo. Minchia ma per capire che non navigavano nell'oro basterebbe leggersi la testimonianza del pentito Calderone che diceva che ai quei tempi Toto' Riina era disperato perche' sua madre non poteva andare a colloquio con lui in carcere, nel 1966 o 67, perche' non poteva pagarsi il biglietto del treno!!!... altro che ricchezza! L'unica eccezione erano i Greco, loro stavano bene perche erano benestanti di vecchia data. Poi e' chiaro che con la droga sono quasi tutti diventati miliardari, all'improvviso, in un paio d'anni.


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 Oggetto del messaggio: Re: La Mafia Siciliana
MessaggioInviato: gio set 09, 2010 2:13 am 
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Iscritto il: sab ott 02, 2004 7:32 pm
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Prima di continuare pero' vorrei porre una domanda agli utenti del forum: perche' se Cosa Nostra e' cosi malacarne come dite, il popolo italiano non si decide a eliminarla? In fondo nel passato siamo riusciti a ribellarci a tutti gli invasori stranieri...


Risposta: per lo stesso motivo per cui i tedeschi non si sono liberati di hitler, gli iracheni di saddam, i napoletani dei camorristi e i calabresi degli ndranghetisti (per inciso: trovo molto incoerente l'usare questa tua argomentazione che può essere usata anche per camorra e ndrangheta, quando stai tentando in tutti i modi di tracciare un solco inesistente fra le tre organizzazioni).
E questo motivo è semplicemente che al momento gli oppositori della maia non hanno abbastanza potere da elminarle. Non basta volere le cose per farle, bisogna anche averne il potere.
Rspondi piuttosto tu a questa domanda: a che serve la mafia? chi ne ha bisogno, a parte i mafiosi stessi e i produttori di crime movies?


Per il resto, più porti avanti il tuo discorso più dici cose totalmente prive di fondamento:

Non so perché il non gestire la prostituzione sia così importante. I mafiosi non fanni i ricottari? in compenso spacciano rubano ammazzano e costringono a pagare il pizzo, mi pare abbastanza. Come se uno mi pigliasse a schiaffi pugni e pizzichi e dovessi ringraziarlo per non avermi tirato capate in bocca. Inoltre trovo la cosa decisamente ipocrita, semplicemente non la gestiscono di persona ma poi taglieggiano quelli che la fanno prendendosi la loro fetta della torta, se veramente gli importasse dell'onore delle donne potrebbero benissimo impedirla tout court, e invece... meglio i piccioli.

Il tuo discorso sulle attività lecite della mafia mi fa pensare che tu sia giusto sbarcato sul pianeta terra: quelle che tu chiami attività lecite io lo chiamo riciclaggio di denaro sporco, che serve solamente a creare concorrenza sleale, sleale in virtù della enorme disponibilità di capitali illecitamente acquisite, per le persone oneste che cercano di mantenete le loro attività col loro lavoro.
Non so quanti negozi ho visto chiudere perché non reggevano la concorrenza dei camorristi, magari costretti a vendere proprio a questi, suppongo che anche in sicilia funzioni allo stesso modo.

Il fatto che sia lecito taglieggiare i ricchi è una cosa che neanche Karl Marx penserebbe più, a parte che gli imprenditori non sono sempre miliardari coi soldi che gli escono dalla orecchie, ma anche persone che cercano di campare come tutti col loro lavoro e investendo i loro risparmi, e che hanno diritto a essere protetti alla legge come tutti, ma in ogni caso, se gli imprenditori sono costretti a chiudere le loro attività per colpa del pizzo e della mafia, ci vanno di mezzo anche i 'poveri' che potrebbero essere assunti nelle loro imprese, se proprio vogliamo ragionare negli obsoleti termini della lotte di classe, e ignorare il fatto che il pizzo viene chiesto a chiunque grandi imprenditori e picccoli negozianti, se c'è gente che inizia a non pagarlo è per il coraggio di chi li denuncia e per il lavoro della polizia che bistratti secondo logiche da coretti da stadio senza nessun senso, certo non per la generosità mafiosa.


Per il resto non so dove iniziare a facepalmare dal tuo dire che badalamenti non ha commmesso atti infami (uno che ha ucciso suo nipote), dal fatto che tu sembri tifare per la mafia, come se fosse bello vivere sotto una dittatura di bestie che non hanno problemi a sciogliere bimbi nell'acido e a minacciare gente inerme e a piazzare bombe per ammazzare chi con coraggio fa il proprio lavoro, o dal fatto che ti stai raccontando un sacco di favole sull'onore dei mafiosi, che personalmente metterei in dubbio anche nel 1800, ma che oggi è totalmente scomparso, visto che ormai non si fermano davanti a niente, che hai una visione della società influenzata da miti ridicoli (l'imprenditore ricco e cattivo, il poliziotto infame e prevaricatore, la gente che protegge i mafiosi per rispetto, la mafia che 'protegge' la gente, l'esistenza della mafia come prova della sua necessità), dal fatto che giustifichi i crimini mafiosi con la necessità di mantenere le famiglie mafiose (ma andassero a lavorare onestamente come fanno tutti!)... praticamente potrei obiettare a ogni singola parola che hai scritto, punteggiatura compresa.

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Carnage - Teatro online
https://www.youtube.com/watch?reload=9&v=x4qv5rBEs9E


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 Oggetto del messaggio: Re: La Mafia Siciliana
MessaggioInviato: gio set 09, 2010 2:22 am 
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Cristiano ha scritto:
@ Lord Blendings: La sbirritudine, non volermene ma continuo a credere che di quella si tratti, rimane cosa sbagliata. Poi fai quello che ti pare, per carita'... fatti amici pure tutti i magistrati della citta' se cio' ti fa sentire piu' protetto, io preferisco stare tra la mia gente che in mezzo ai servi dello Stato, visto che di infamate verso i poveracci ne commisero piu' di una.

I servi dello stato (ricordo che 'lo stato siamo noi'), come li chiami tu, sono persone che hanno studiato e sono state scelte da un meccanismo, magari imperfetto, ma comunque democratico per proteggerci e aiutarci, sicuramente ci sono mele marce, ma la loro esistenza ha uno scopo.
Quella che chiami la tua gente, che spero tu non abbia mai a incontrare, o potresti cambiare idea su di loro, sono una banda di prepotenti che si sono autoproclamati potenti senza che nessuno gli abbia chiesto niente.


Cita:

Il dato di fatto incontrovertibile e' che la maggioranza dei mafiosi non era ricca e svolgeva lavori leciti in proprio - slegati dalla Famiglia - in quegli anni. Inoltre i mafiosi uscirono tutti impoveriti dal fascismo o vogliamo negare perfino questo?! Le Famiglie siciliane erano state sciolte da Mori e quindi e' logico che ci misero anni e anni a tornare in sesto, figuriamoci ad essere ricche!... Difatti entrare in Cosa Nostra non significa assolutamente dividere i propri beni con gli altri... che parliamo di comunismo per caso?!...Gli affari leciti sono una cosa tutta personale, libera. La Famiglia non puo' entrare in queste questioni. Quello che e' proibito e' svolgere un'attivita' ILLECITA completamente di nascosto. Quando scrivo che negli anni 60' la Mafia non aveva piu' soldi , non lo dico cosi, per esagerare. Dopo gli arresti dell'annata 1962-63, gli invii al soggiorno obbligato e la permanenza in carcere e dopo il Processo di Catanzaro del 1968, i soldi erano finiti per tutti i mafiosi. Se ne erano andati in avvocati, carcerazioni e cose del genere. Allora ci fu' la raccolta di fondi che frutto' 20-30 milioni, consegnati a Toto' Riina come reggente di Palermo e che servivano a sostenere chi aveva bisogno urgente di denaro o si trovava in situazioni di emergenza. Il sequestro di Vassallo ad esempio fu proprio un fatto di necessita'! Il ricavato infatti fu distribuito alle famiglie piu' bisognose di Palermo. Minchia ma per capire che non navigavano nell'oro basterebbe leggersi la testimonianza del pentito Calderone che diceva che ai quei tempi Toto' Riina era disperato perche' sua madre non poteva andare a colloquio con lui in carcere, nel 1966 o 67, perche' non poteva pagarsi il biglietto del treno!!!... altro che ricchezza! L'unica eccezione erano i Greco, loro stavano bene perche erano benestanti di vecchia data. Poi e' chiaro che con la droga sono quasi tutti diventati miliardari, all'improvviso, in un paio d'anni.


supponiamo che i dati in tuo possesso siano veri.
e allora? dovrebbe giustificare qualcosa?
c'è un sacco di gente senza soldi, eppure non vanno in giro ad ammazzare spacciare e minacciare per procuraseli.

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 Oggetto del messaggio: Re: La Mafia Siciliana
MessaggioInviato: gio set 09, 2010 11:33 am 
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Iscritto il: mer feb 03, 2010 7:13 pm
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Sì, infatti, la domanda è qual è la necessità di tutto questo?

Le tue giustificazione, Cristiano, non portano a nulla. Totò Riina era disperato e povero... e quindi? Mi deve apparire sotto un'altra luce adesso? Ma fammi il piacere.


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 Oggetto del messaggio: Re: La Mafia Siciliana
MessaggioInviato: gio set 09, 2010 2:06 pm 
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Che dire? Per evitare lunghi temi: QUOTO THE IMP, che da NAPOLETANO ne capisce quanto se non più di me.

PS Nel dopoguerra non c'erano solo i mafiosi "poveri" ma un'intera Nazione! Quindi non erano delle classi disperate che vivevano in uno stato ricco... ma poveri (anche se relativamente) tra poveri che con l'uso della forza (e del sangue altrui) hanno costruito un mondo ancor più feroce di quanto già  era solo per i propri scopi, il proprio potere e la propria ricchezza e tutto a discapito della comunità. Questa continua difesa a spada tratta mi risulta del tutto assurda (E per inciso: 2 persone, su tutte, sono cresciute in uno dei peggiori quartieri di Palermo, la Kalsa, povero e distrutto in gran parte dalla guerra. Dove le famiglie ogni giorno lottavano contro la fame e le malattie. Quelle due persone erano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino quindi prima di giustificare l'operato di Riina solo perché povero e affamato - a tal proposito grazie Canale 5 con quella schifezza del Capo dei Capi - informiamoci pure sulle origini, non sempre facili, di chi ha operato solo ed esclusivamente per il bene della propria terra e della propria nazione)

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 Oggetto del messaggio: Re: La Mafia Siciliana
MessaggioInviato: ven set 10, 2010 6:55 pm 
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the Imp ha scritto:
I servi dello stato (ricordo che 'lo stato siamo noi'), come li chiami tu, sono persone che hanno studiato e sono state scelte da un meccanismo, magari imperfetto, ma comunque democratico per proteggerci e aiutarci, sicuramente ci sono mele marce, ma la loro esistenza ha uno scopo.
Quella che chiami la tua gente, che spero tu non abbia mai a incontrare, o potresti cambiare idea su di loro, sono una banda di prepotenti che si sono autoproclamati potenti senza che nessuno gli abbia chiesto niente.

OT:
Ma quale Stato e Stato eh! Parli come un libro stampato, bravo!, ogni tanto pero' cerca di pensare con il tuo di cervello. Ti limiti a ripetere "la mafia e' una montagna di merda, e' male!!! male!!", senza cercare di approfondire la questione.
E' lo Stato Italiano ad essere Criminale e basterebbe studiarsi la nostra storia su libri poco "sponsorizzati" per capirlo:

Prologo di Terroni scritto da Pino Aprile

Diventare meridionali

Io non sapevo che i piemontesi fecero al Sud quello che i nazisti fecero a Marzabotto. Ma tante volte, per anni.
E cancellarono per sempre molti paesi, in operazioni "anti-terrorismo", come i marines in Iraq.
Non sapevo che, nelle rappresaglie, si concessero libertà di stupro sulle donne meridionali, come nei Balcani, durante il conflitto etnico; o come i marocchini delle truppe francesi, in Ciociaria, nell'invasione, da Sud, per redimere l'Italia dal fascismo (ogni volta che viene liberato, il Mezzogiorno ci rimette qualcosa).
Ignoravo che, in nome dell'Unità nazionale, i fratelli d'Italia ebbero pure diritto di saccheggio delle città meridionali, come i Lanzichenecchi a Roma.
E che praticarono la tortura, come i marines ad Abu Ghraib, i francesi in Algeria, Pinochet in Cile.
Non sapevo che in Parlamento, a Torino, un deputato ex garibaldino paragonò la ferocia e le stragi piemontesi al Sud a quelle di «Tamerlano, Gengis Khan e Attila». Un altro preferì tacere «rivelazioni di cui l'Europa potrebbe inorridire». E Garibaldi parlò di «cose da cloaca».
Né che si incarcerarono i meridionali senza accusa, senza processo e senza condanna, come è accaduto con gl'islamici a Guantànamo. Lì qualche centinaio, terroristi per definizione, perché musulmani; da noi centinaia di migliaia, briganti per definizione, perché meridionali. E, se bambini, briganti precoci; se donne, brigantesse o mogli, figlie, di briganti; o consanguinei di briganti (sino al terzo grado di parentela); o persino solo paesani o sospetti tali. Tutto a norma di legge, si capisce, come in Sudafrica, con l'apartheid.
Io credevo che i briganti fossero proprio briganti, non anche ex soldati borbonici e patrioti alla guerriglia per difendere il proprio paese invaso.
Non sapevo che il paesaggio del Sud divenne come quello del Kosovo, con fucilazioni in massa, fosse comuni, paesi che bruciavano sulle colline e colonne di decine di migliaia di profughi in marcia.

Non volevo credere che i primi campi di concentramento e sterminio in Europa li istituirono gli italiani del Nord, per tormentare e farvi morire gli italiani del Sud, a migliaia, forse decine di migliaia (non si sa, perché li squagliavano nella calce), come nell'Unione Sovietica di Stalin.
Ignoravo che il ministero degli Esteri dell'Italia unita cercò per anni «una landa desolata», fra Patagonia, Borneo e altri sperduti lidi, per deportarvi i meridionali e annientarli lontano da occhi indiscreti.
Né sapevo che i fratelli d'Italia arrivati dal Nord svuotarono le ricche banche meridionali, regge, musei, case private (rubando persino le posate), per pagare i debiti del Piemonte e costituire immensi patrimoni privati.
E mai avrei immaginato che i Mille fossero quasi tutti avanzi di galera.
Non sapevo che, a Italia così unificata, imposero una tassa aggiuntiva ai meridionali, per pagare le spese della guerra di conquista del Sud, fatta senza nemmeno dichiararla.
Ignoravo che l'occupazione del Regno delle Due Sicilie fosse stata decisa, progettata, protetta da Inghilterra e Francia, e parzialmente finanziata dalla massoneria (detto da Garibaldi, sino al gran maestro Armando Corona, nel 1988). Né sapevo che il Regno delle Due Sicilie fosse, fino al momento dell'aggressione, uno dei paesi più industrializzati del mondo (terzo, dopo Inghilterra e Francia, prima di essere invaso).
E non c'era la "burocrazia borbonica", intesa quale caotica e inefficiente: lo specialista inviato da Cavour nelle Due Sicilie, per rimettervi ordine, riferì di un «mirabile organismo finanziario» e propose di copiarla, in una relazione che è «una lode sincera e continua». Mentre «il modello che presiede alla nostra amministrazione», dal 1861 «è quello franco-napoleonico, la cui versione sabauda è stata modulata dall'unità in avanti in adesione a una miriade di pressioni localistiche e corporative» (Marco Meriggi Breve storia dell'Italia settentrionale).
Ignoravo che lo stato unitario tassò ferocemente i milioni di disperati meridionali che emigravano in America, per assistere economicamente gli armatori delle navi che li trasportavano e i settentrionali che andavano a "fai la stagione", per qualche mese in Svizzera.
Non potevo immaginare che l'Italia unita facesse pagare più tasse a chi stentava e moriva di malaria nelle caverne dei Sassi di Matera, rispetto ai proprietari delle ville sul lago di Como.

Avevo già  esperienza delle ferrovie peggiori al Sud che al Nord, ma non che, alle soglie del 2000, col resto d'Italia percorso da treni ad alta velocità, il Mezzogiorno avesse quasi mille chilometri di ferrovia in meno che prima della Seconda guerra mondiale (7.958 contro 8.871), quasi sempre ancora a binario unico e con gran parte della rete non elettrificata.
Come potevo immaginare che stessimo così male, nell'inferno dei Borbone, che per obbligarci a entrare nel paradiso portatoci dai piemontesi ci vollero orribili rappresa-glie, stragi, una dozzina di anni di combattimenti, leggi speciali, stati d'assedio, lager? E che, quando riuscirono a farci smettere di preferire la morte al loro paradiso, scegliemmo piuttosto di emigrare a milioni (e non era mai successo)?
Ignoravo che avrei dovuto studiare il francese, per apprendere di essere italiano: «Le Royaume d'Italie est aujourd'hui un fait» annunciò Cavour al Senato. «Le Roi notre auguste Souverain prend pour lui-mème et pour ses succes-seurs le titre de Roi d'Italie.»
Credevo al Giosuè Carducci delle Letture del Risorgimento italiano: «Né mai unità di nazione fu fatta per aspirazione di più grandi e pure intelligenze, né con sacrifici di più nobili e sante anime, né con maggior libero consentimento di tutte le parti sane del popolo». Affermazione riportata in apertura del libro (Il Risorgimento italiano) distribuito gratuitamente dai Centri di Lettura e Informazione a cura del ministero della Pubblica Istruzione Direzione Generale per l'Educazione Popolare, dal 1964. Il curatore, Alberto M. Ghisalberti, avverte che, «a un secolo di distanza (...), la revisione critica operata dagli storici possa suggerire interpretazioni diversamente meditate (...) della più complessa realtà del "libero consentimento" al quale si riferisce il poeta». Chi sa, capisce; chi non sa, continua a non capire. Scoprirò poi che Carducci, privatamente, scriveva: «A Lei pare una bella cosa questa Italia?»; tanto che, per lui, evitare di parlarne «può anche essere opera di carità Â». (Storia d'Italia, Einaudi).
Io avevo sempre creduto ai libri di storia, alla leggenda di Garibaldi.
Non sapevo nemmeno di essere meridionale, nel senso che non avevo mai attribuito alcun valore, positivo o negativo, al fatto di essere nato più a Sud o più a Nord di un altro. Mi ritenevo solo fortunato a essere nato italiano. E fra gl'italiani più fortunati, perché vivevo sul mare.
A mano a mano che scoprivo queste cose, ne parlavo. Io stupito; gli ascoltatori increduli. Poi, io furioso; gli ascoltatori seccati: esagerazioni, invenzioni e, se vere, cose vecchie. E mi accorsi che diventavo meridionale, perché, stupidamente, maturavo orgoglio per la geografìa di cui, altrettanto stupidamente, Bossi e complici volevano che mi vergognassi. Loro che usano "italiano" come un insulto e abitano la parte della penisola che fu denominata "Italia", quando Roma riorganizzò l'impero (quella meridionale venne chiamata "Apulia", dal nome della mia regione. Ma la prima "Italia" della storia fu un pezzo di Calabria sul Tirreno).

Si è scritto tanto sul Sud, ma non sembra sia servito a molto, perché «ogni battaglia contro pregiudizi universalmente condivisi è una battaglia persa» dice Nicholas Humphrey (Una storia della mente). «Perché non riprendi una delle tante pubblicazioni meridionaliste di venti, trent'anni fa, e la ristampi tale e quale? Chi si accorgerebbe che del tempo è passato, inutilmente?» suggeriva ottant'anni fa a Piero Gobetti, Tommaso Fiore che poi, per fortuna, scrisse Un popolo di formiche. E oggi, un economista indomito, Gianfranco Viesti (Abolire il Mezzogiorno), allarga le braccia: «Parlare di Mezzogiorno significa parlare del già  detto, e del già  fallito».
Perché tale stato di cose è utile alla parte più forte del paese, anche se si presenta con due nomi diversi: "Questione meridionale", ovvero dell'aspirazione del Sud a uscire dalla subalternità impostagli; e "Questione settentrionale" di recente conio, ovvero della volontà del Nord di mantenere la subalternità del Sud e il redditizio vantaggio di potere conquistato con le armi e una legislazione squilibrata. Dopo centocinquant'anni, questo sistema rischia di spezzare il paese. Si sa; e si finge di non saperlo, perché troppi so no gl'interessi che se ne nutrono.
Così, accade che la verità  venga scritta, ma non sia letta e se letta, non creduta; e se creduta, non presa in considerazione; e se presa in considerazione, non tanto da cambiare i comportamenti, da indurre ad agire "di conseguenza" I meridionali si lamentano sempre e i carcerati si dicono tutti innocenti. Il paragone non è casuale; nel bel libro Sull'identità meridionale, Mario Alcaro scrive: «Si può dire che è la difesa di un imputato, di un cittadino del Sud che cerca una risposta alle tante critiche e accuse che gli son piovute addosso». Il pregiudizio (pre, "prima") è una condanna senza processo. Sospetto che la sua persistenza eviti, a chi lo nutre, un'ammissione di colpa. «L'uomo è un animale mosso in modo determinante dalla colpa» rammenta Luigi Zoja in Storia dell'arroganza. «Un sentimento di colpa può essere spostato, non cancellato.» E il Nord aggressore incolpa l'aggredito delle conseguenze dell'aggressione: rimosso il rimorso, se mai c'è stato.

Noi meridionali conosciamo bene tutto questo: non ci indigna nemmeno più; ci stanca: «Senti che la gente ti capisce male, che devi parlare più forte, gridare» spiegava Cechov. «E le grida sono ripugnanti. Parli a voce sempre più bassa, forse tra poco tacerai del tutto.» Fra le urla dell'altro, ormai privo del freno della vergogna che lo rendeva civile.
Oggi, nuovi fermenti animano una ricerca di verità  storica, non solo meridionale, che viene dal basso, più che dalle aule universitarie o dalla politica, dalle istituzioni. Non è facile capire dove questo possa portare; se a un revanscismo uguale e opposto al razzismo nordista di Lega e collaterali, o a una comune crescita di consapevolezza e conoscenza: un nuovo meridionalismo non solo meridionale (e sarebbe un ritorno alle origini, perché nacque nordico, specie lombardo), per ridare un'anima decente a un'Italia che l'ha smarrita, nel fallimento della politica e la sua riduzione a furia predatoria di egoismi personali e territoriali. Temo, per il pessimismo della ragione e perché i segni vanno in quella direzione, che il peggio prevalga, proprio "per" e non "nonostante" i suoi difetti (è la legge di Greg e Galton, che ricordo in Elogio dell'imbecille). Ma per l'ottimismo della volontà, spero nel contrario (nemmeno il peggio dura per sempre; e anche i peggiori muoiono). Il Nord, visto da Sud, è Caino: da lଠvennero quelli che, dicendosi fratelli, compirono al Sud, a scopo di rapina, il massacro più imponente mai subito da queste regioni (e sì che di barbari ne sono passati). I musei del Risorgimento, nota Mario Isnenghi, nella sua Breve storia dell'Italia unita a uso dei perplessi, sono quasi tutti al Centro o al Nord.
Il Nord è dove ho lavorato anni e ho amici, ed è casa mia; come il Sud, dove sono nato; o il Centro, dove abito. Gl'italiani vanno al Nord in cerca di soldi; al Sud in cerca dell'anima. All'estero smettono di essere meridionali o settentrionali e diventano solo italiani (indistintamente, nel pregiudizio altrui, geni e farabutti).
Il Sud, visto da Nord, è L'inferno, titolo del libro di Giorgio Bocca che nel 2008 ha scritto sul «Venerdì» di «Repubblica», non so quanto provocatoriamente: «Sì, è vero, sono un antimeridionale... Passo per razzista, e forse lo sono». Nessuno vi trovò da ridire: è o no il Sud, nella geografia, anche morale, il luogo del male? Del male senza possibilità di redenzione: che questo è l'inferno, congrua immagine del «paradiso abitato da diavoli», secondo l'Alexandre Dumas che accompagnò Garibaldi (e a che prezzo!) alla conquista e al saccheggio.

Caino, al contrario, è un'espressione più saggia e attenta alla verità , perché Caino non è perso per sempre, a differenza di chi precipita all'inferno: gli viene offerta una possibilità di riscatto, in un'altra terra. Anche se non la coglie. Né pare vogliano farlo, oggi, tanti che ancora godono del vantaggio ereditato da chi venne a sterminarci. Quando scrivo "i settentrionali", "i piemontesi", non intendo generalizzare (come avviene quando si parla di "meridionali"). Alcuni dei più grandi meridionalisti erano del Nord; e gli ascari che in Parlamento votano (dal 1861) contro l'equità per le regioni che li hanno eletti, sono meridionali.
Il Sud è stato privato delle sue istituzioni; fu privato delle sue industrie, della sua ricchezza, della capacità di reagire; della sua gente (con una emigrazione indotta o forzata senza pari in Europa); infine, con un'operazione di loboto-mia culturale, fu privato della consapevolezza di sé, della memoria.

@ LadyJane: ti incazzasti di nuovo dopo aver letto questo scritto, mi raccomando...


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 Oggetto del messaggio: Re: La Mafia Siciliana
MessaggioInviato: ven set 10, 2010 7:42 pm 
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Una cosa devo ancora capire: sei un affiliato, un semplice simpatizzante, un fan su facebook della pagina 'cosa nostra'?
Ma cosa ti hanno fatto per fartene parlare così bene?


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 Oggetto del messaggio: Re: La Mafia Siciliana
MessaggioInviato: ven set 10, 2010 8:06 pm 
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Fantastico, mi accusi di parlare come un libro stampato, e poi copincolli un testo di un libro.
Ammetto di essere molto banale nel mio discorso, ma d'altra parte dire che ammazzare le gente è sbagliato è una cosa talmente bale che non dovremmo stare qui a parlarne.

ho letto comunque il tuo testo, molto interessante, anche se riporta cose che a sud del garigliano si sanno fin troppo bene (la mia famiglia paterna, all'epoca, ha combattuto per i borboni, non per i garibaldini), e che quindi io personalmente non avevo bisogno di essere ricordate.

La domanda rimane sempre quella: E allora?
sono cose del 1860, oggi siamo nel 2010 e possiamo pure guardare avanti.
che non significa dimenticare il passato, nè ignorare cosa abbia portato alla mafia.

Però nel 2010 ti dò una notizia che forse ti è sfuggita: Garibaldi è morto, Nino Bixio è morto, Cavour è morto, Crispi è morto, e nessun rappresente dello stato che tanto disprezzi ha mai avuto responsabilità di stragi ai danni del sud.
d'altra parte la mafia ha ormai perso ogni funzione che poteva avere avuto all'epoca di protezione dei meridionali dall'ingerenza di uno stato di cui non si sentivano parte, oggi i meridionali votano e pagano le tasse quanto i settentrionali e sono parte attiva di questo stato, per cui non hanno bisogno più di capopopoli che li proteggono... visto anche che questi capopopoli ormai non ne hanno neanche più l'intenzione, e fanno solo i loro porci comodi, gli unici problemi che risolvono sono quelli che loro stessi hanno contribuito a creare, danno lavoro a chi non ne ha per colpa loro, sono una stampella inutile che impedisce al sano di smettere di zoppicare.

un conto è comprendere i meccanismi che hanno portato alla formazione della mafia, un conto è usarli per sollevarsi di ogni responsabilità individuale, che alla fine è quella che conta: se premi il grilletto sei un assassiono, a prescindere da tutto ciò che ti ci ha portato.

Per finire:

1)Invece di sviare l'argomento, cerca di replicare alle obiezioni che ti vengono poste, ogni tanto: ti ho chiesto qual è la differenza fra la mafia e le altre organizzazioni criminali, e non mi hai risposto, ti ho chiesto che differenza ci sia fra lo sfruttare la prostituzione e taglieggiare chi la organizza intascando i soldi e non mi hai risposto, ti ho chiesto perché i ricchi non abbiano diritto alla protezione della legge quanto i poveri e non mi hai risposto, ti ho chiesto perché dovremmo rallegrarci delle attività lecite della mafia quando danneggiano la società quanto quelle illecite e non mi hai risposto... ti ho fatto tante obiezioni, le hai sempre ignorate andando alla ricerca di un nuovo fronte da cui portare l'attacco... non riesci a essere molto convincente in questa maniera, sai?

2)Visto che tu mi dici di ragionare con la mia testa, mi permetto un pò di paternalismo e ti chiedo quanti anni tu abbia.
Perché fino a una certa età l'andare dire che la terra è piatta (perché dire che la mafia attuale abbia dei meriti e sia più legittima di uno stato regolarmente eletto dai cittadini è un discorso di quersto livello) per il gusto di essere kontrokorrente è perdonabile, poi si inizia a non ricevere troppa indulgenza e a fare brutte figure...

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 Oggetto del messaggio: Re: La Mafia Siciliana
MessaggioInviato: ven set 10, 2010 9:43 pm 
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Se Cristiano continua a ripetere che "sciogliore bambini nell'acido e ammazzare a destra e manca" sono banalità  che si ripetono a pappagallo la vedo dura...Mi sa che qui si sta solo cercando di sfoggiare una presunta cultura in materia,si vuole citare questo o quel libro,questo o quel fatto sorvolando sulle cose più evidenti perché ritenute "banali".Leggendo i post di Lord B. quello che mi ha colpito maggiormente non è stata tanto la descrizione di alcuni fatti atroci commessi dalla mafia nè tantomeno la sua "storia" quanto piuttosto il pezzo in cui dice che nel suo quartiere si respirava la PAURA,la sensazione di essere sempre in una guerra,i morti,il timore che qualcosa di terribile potesse succedere ogni giorno.Qualunque cosa generi questo stato d'animo in una popolazione non può considerarsi positiva.
Leggere libri su questo argomento sicuramente ti farà acquisire una conoscenza invidiabile di queste cose ma scendi un pò dal pero e cerca di documentarti circa cosa ha significato per la GENTE vivere in quella realtà,la gente più grande di te magari (dato che mi pare di capire tu sia siciliano).Recentemente ho visto un bellissimo reportage fatto dall'ex iena Pif,un giornalista d'assalto davvero in gamba,ironico e mai di parte,siciliano egli stesso.Mi ha fatto gelare il sangue.il servizio partiva da una organizzazione creata da perenti di persone morte per mano della mafia,mentre cercavano di combatterla o di denunciarne i soprusi(tra cui moltissimi giornalisti),un organizzazione che ancora oggi si impegna ogni giorno quotidianamente,oggi che le cose sembra stiano migliorando,in una lotta attiva contro la mafia...


se vi dovesse interessare...http://extra.mtv.it/tv/testimone/?id=28 ... g=10&show=


Ultima modifica di zuppid il ven set 10, 2010 10:50 pm, modificato 1 volta in totale.

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 Oggetto del messaggio: Re: La Mafia Siciliana
MessaggioInviato: ven set 10, 2010 10:27 pm 
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the Imp ha scritto:
La domanda rimane sempre quella: E allora?
sono cose del 1860, oggi siamo nel 2010 e possiamo pure guardare avanti.
che non significa dimenticare il passato, nè ignorare cosa abbia portato alla mafia.

Però nel 2010 ti dò una notizia che forse ti è sfuggita: Garibaldi è morto, Nino Bixio è morto, Cavour è morto, Crispi è morto, e nessun rappresente dello stato che tanto disprezzi ha mai avuto responsabilità di stragi ai danni del sud.
d'altra parte la mafia ha ormai perso ogni funzione che poteva avere avuto all'epoca di protezione dei meridionali dall'ingerenza di uno stato di cui non si sentivano parte, oggi i meridionali votano e pagano le tasse quanto i settentrionali e sono parte attiva di questo stato, per cui non hanno bisogno più di capopopoli che li proteggono... visto anche che questi capopopoli ormai non ne hanno neanche più l'intenzione, e fanno solo i loro porci comodi, gli unici problemi che risolvono sono quelli che loro stessi hanno contribuito a creare, danno lavoro a chi non ne ha per colpa loro, sono una stampella inutile che impedisce al sano di smettere di zoppicare.


un conto è comprendere i meccanismi che hanno portato alla formazione della mafia, un conto è usarli per sollevarsi di ogni responsabilità individuale, che alla fine è quella che conta: se premi il grilletto sei un assassiono, a prescindere da tutto ciò che ti ci ha portato.

Le tardive ammissioni su come si arrivo' realmente all'Unita' d'Italia, laddove si verifichino, servono solo a restituire un'improbabile verginità a uomini e strutture intrinsecamente colpevoli ma nulla tolgono alla gravità di cio' che venne (e avviene oggi con altre "modalita") commesso da chi richiamava a sé il monopolio legittimo e legalizzato della violenza. Questa e' la grande differenza tra un mafioso e un servo dello Stato. Ma il problema vero e' a monte... il governo crea le leggi. Esso dunque DEVE avere una forza materiale (esercito e polizia) per imporle, poiche' altrimenti vi ubbidirebbe SOLO chi vuole ed essa non sarebbe più legge ma una "semplice proposta" che ciascuno è libero di accettare O respingere. Gli Stati questa forza l'hanno e se ne servono per fortificare il loro dominio e fare gl'interessi delle classi privilegiate. Il limite all'oppressione del governo è la forza che il popolo si mostra capace di opporgli. Quando questo sottostà docilmente alla legge, o la protesta è debole e platonica, lo Stato fa i comodi suoi senza curarsi dei bisogni popolari; quando la protesta diventa viva, insistente, minacciosa, il governo, secondo che sia più o meno illuminato, cede o reprime. Ma si arriva comunque all'insurrezione, perché se il governo non cede, il popolo acquista fiducia in sé e pretende sempre di più, fino a che l'"incompatibilità" tra la libertà e l'autorità diventa evidente e scoppia il conflitto violento. Diciamolo chiaramente, un vecchio uomo d'onore e un semplice nullatenente sono entrambi “morti di fame” e, quindi, insignificanti quanto a valore politico: l'illegalita' e il lavoro non contano niente, e' il denaro che dà valore. I "possidenti" sono quelli che dominano ma lo Stato educa fra i nullatenenti i suoi servi, ai quali da denaro (uno stipendio) in conformità ai loro incarichi nel dominare ("governare") in suo nome. Riceviamo TUTTO dallo Stato. Abbiamo forse qualcosa senza la sua "autorizzazione"? Ciò che "IO" ho senza di esso, lo Stato me lo toglie non appena scopre che manco dei "titoli legali". Non abbiamo dunque tutto per grazia sua, per sua autorizzazione? E' liberta' questa? Ma ti illudi veramente che sia il popolo, infine, a decidere a chi delegare il proprio potere?! Gli uomini d'onore erano contro questo Stato prima di tutto per una questione di principio poi per interessi, venutisi a creare in seguito.
Ma cos'e' che mi domandavi?!... A si! A che serve la Mafia e chi ne ha bisogno? Agli IPOCRITI serve. Ne conosci qualcuno per caso?... La usano per scaricare su di essa tutto il male di questa decadente societa' moderna e per mettersi nei panni del "giusto cittadino ossequioso della Legge!"... Prendiamo ad esempio il consumo della droga... e' il mercato piu' redditizio per le varie associazioni criminali... ma e' davvero colpa di Cosa Nostra se la richiesta di eroina o cocaina e' alta o semplicemente loro si adattano alle richieste dei "consumatori"?! E se le persone sono deboli, e non riescono ad affrontare la vita senza una "sniffata" e' forse colpa dei mafiosi o invece e' questa societa' spietata, priva di qualsiasi valore e onore, ad essere la vera colpevole?

Toh RIvediti questa scena (scometto dirai che la conosci a memoria...):



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 Oggetto del messaggio: Re: La Mafia Siciliana
MessaggioInviato: ven set 10, 2010 10:58 pm 
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vabbuò ià, dipingere i mafiosi come anarchici in lotta contro l'oppressione del governo è una pensata che non verrebbe in mente neanche all'avvocato difensore di bernardo provenzano. se ti lamenti della scarsa libertà concessa dallo stato pensa a quanta libertà ti conceda la mafia.
lo stato non è perfetto, certo, ma la mafia è un' alternativa di gran lunga peggiore per motivi talmente banali che mi vergognerei di doverteli stare a spiegare.

di obiezioni te ne ho fatte tante ma tu sei talmente innamorato del suono della tua voce che non sei capace di risponderne a più di una in un intero topic.
Io non sono come te e ti rispondo che la tua è solo una provocazione dialettica per nascondere il semplice fatto che la mafia non ha alcuna funzione sociale che sia utile a qualcuno, che i politici fanno affari con la mafia ma certo non l'hanno creata loro per giustificare i propri fallimenti, il principale dei quali è proprio l'esistenza della mafia.


per il resto per discutere con qualcuno bisogna avere almeno un linguaggio in comune, uno che pensa che gli spacciatori possano scaricare ogni colpa sui drogati con me non ha niente a che spartire.
vai in giro comprati un mitro e spara a tutti i servitori dello stato malvagio che vedi in giro, certo è che per uno che ha esordito convinto di essere l'interprete unico del pensiero sclaviano, devo dire che da dylan dog davvero non hai imparato niente

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 Oggetto del messaggio: Re: La Mafia Siciliana
MessaggioInviato: sab set 11, 2010 8:56 am 
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E' molto arduo riuscire ad avere un dialogo con qualcuno che vuole per forza aver ragione.

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 Oggetto del messaggio: Re: La Mafia Siciliana
MessaggioInviato: sab set 11, 2010 9:01 am 
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Cristiano ha scritto:
... Prendiamo ad esempio il consumo della droga... e' il mercato piu' redditizio per le varie associazioni criminali... ma e' davvero colpa di Cosa Nostra se la richiesta di eroina o cocaina e' alta o SEMPLICEMENTE loro si adattano alle richieste dei "consumatori"?!




Gulp!

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