Le armonie di Werckmeister (2000, Bela Tarr)
Chi ha paura non sà nulla... E' ancora una volta un paesino della pianura magiara, luogo imprecisato e fuori dal tempo, il palcoscenico di vita quotidiana che Tarr fa suo per i film. Un luogo anonimo, dove la ripetitività degli eventi è norma, accettata passivamente dagli umili cittadini in vesti rurali che vi dimorano.
E' il trionfo dell'armonia terrena: armonia terrena che è riflesso diretto di quella celestiale come vuole farci capire chiaramente Janos Valuska, postino del luogo, nel balletto degli ubriachi che impersonano i pianeti, nella magnifica scena ad inizio film, che trova il suo culmine nell'eclissi solare, prova della perfezione dovuta alle leggi precostituite della magnifica opera del Signore.
Ma come spesso accade, e la Storia stà a testimoniarlo, l'uomo non riesce a vivere per molto tempo in uno stato di pace e serenità, che vede invece come sintomo di staticità e limitazione. E così basta un inverno più freddo del solito, l'elettricità fuori uso per molto tempo e la momentanea carenza di servizi per rompere tragicamente la tolleranza reciproca che tacitamente mandava avanti l'intero paese. E la fiamma che brucia le polveri in questo caso è incarnata in 2 curiose figure appena arrivate in paese come attrazioni circensi: una carcassa di una gigantesca balena, e un fantomatico uomo deforme (che Tarr non mostra mai) che si fà chiamare il principe. E proprio come un principe che parla ai suoi sudditi (o peggio ancora, come un dittatore al popolo) il buffo figuro aizza la folla, spingendola ad agire per scatenare un'improvvisa rivoluzione che sino al giorno prima sarebbe apparsa insensata prima ancora che deplorevole.
Tarr non ha mai detto nulla riguardo ciò, come non spiega nulla dei suoi film, ma appare chiaro ed evidente che possiamo associare la figura del principe all'idea di totalitarismo e di tutti i danni che hanno conseguito voler seguire queste ideologie, mentre la balena è accomunata al capitalismo, che Tarr vede eloquentemente come un sistema socio-economico oramai morto e in piena putrefazione.
L'unico a cercare di riportare le cose com'erano in origine prima degli eventi è proprio Janos, l'uomo che conosce per filo e per segno la città che attraversa giorno e notte senza sosta, pronto ad aiutare tutti quelli che gli chiedono un favore, primo fra tutti il professor Gyuri, studioso musicale e convinto assertore di un ritorno alla purezza del suono prima delle teorie del XVIII secolo enunciate dal teorico musicale Andreas Werckmeister.
Gyuri che verrà chiamato da Tunda, la sua ex moglie e ora a capo di un comitato che vuole sedare le rivolte, a farsi intermediario come figura carismatica riconosciuta e riconoscibile da tutti fra i riottosi.
Inutile che ripeti quella che ormai è una (felice) litania sullo stile di Tarr che ben conoscete: 145 minuti, 38 piani sequenza. Tarr è alla ricerca
del tempo che la singola bobina da 11 minuti non può dare, la sua ricerca dei momenti di stasi e ancor di più, del diritto di poterli protrarre a piacimento, annullando ogni forma che lui ritiene limitante e fin troppo accettata nel cinema, tutto questo nei suoi film E' BEN PIU' IMPORTANTE della storia stessa.
Note di merito agli attori, primo fra tutti l'evangelico Lans Rudolph (Janos) e al compositore-collaboratore di Tarr, Mihaly Vag, penso di poter dire che questo è il film del regista ungherese dalla migliore colonna sonora.
Comunque a parte questo uno tra i suoi primissimi film, lo metto poco poco sopra Damnation (9+ tiè) e dopo l'immortale e irripetibile Satantango (100 e lode perchè il 10 sarebbe limitante....... un pò come gli 11 minuti delle bobine Kodak)
9,5