E come acciecati dalle vostre inutili vite, accogliete il non morto alla stregua di carne della vostra carne, mente della vostra mente, sangue del vostro sangue e non capite. Ma io posso. Posso perché so. E anche ora, che il veleno del loro sangue nero è in me, posso capire e vederle. Tante, sporche, laide, puttane del demonio, serve di Satana, meretrici maledette… Vide l’insegna. Rossa, pulsante…viva ! Sex cab, 24hours of 24… La pioggia ora cadeva senza tregua. Posò una banconota da dieci sterline sulla fessura e l’ossuta mano della decrepita cassiera la raccolse senza manco guardarlo in faccia. Siamo soli sempre e comunque. In qualsiasi epoca. Entrò riabbassandosi il colletto della giacca. Il locale era caldo. Puzzava di sudore e di sperma. C’era uno squallore palpabile. La musica era forte e picchiava continuamente un pezzo ritmico. Un bar striminzito, stretto fra le pareti e le colonne della saletta, strabordava di alcoolici. Si sfregò la bocca, avvertendo un fuoco divampare al centro dello stomaco. La barista era una filiforme ragazza sulle ventina, mezza nuda, con l’aria assonnata e i capelli madidi di sudore. Sorrideva ebete e visibilmente scazzata. Mise la mano nella giacca. Il falcetto era lì. Lo serrò e ritrovò quel coraggio che aveva perduto per un solo istante. Cabine. Sei, sette, almeno in quel corridoio. Prese a camminare un poco in avanti e indietro, sino a fermarsi alla numero 5. Guardò il segnale, verde, ed entrò. C’era una stanzetta scarna, con una sedia comoda, sistemata davanti ad una finestra chiusa da una lastra di alluminio. Ai piedi della lastra, una fessura per introdurre monete da una sterlina, un microfono da muro con sopra un bottone rosso ed un’altra fessura per le monete, più piccola per i penny . Si sedette e infilò due sterline. Immediatamente partì una musica dance, forse i Pet Shop Boys, distorta da casse sfondate e mal calibrate. La lastra di alluminio si alzò, gemendo e un timer prese a contare 5 minuti alla rovescia. Si accese una luce rossa, che rese visibile una stanzetta quadrata, arredata da un divanetto viola, cuscini gonfi e lindi, e da una sola porta opposta alla finestra, munita di un doppio vetro appannato e sporco. C’erano segni di graffi, sperma e sputi, dal lato opposto alla stanzetta. La porta si aprì ed uscì una ragazza giovane, poco più che ventenne, con addosso un paio di stivali neri dal tacco 15. Sopra gli stivali, una gonna cortissima in latex, ombelico al vento e un reggiseno a balconcino anch’esso di latex, che reggeva a fatica i seni grossi e floridi. Sorrise, dietro un rossetto rosso fuoco, pacchiano e eccessivo, muovendo i capelli nero corvini, lunghi sino alle natiche. Lui si massaggiò le palpebre. Sonno…Dio che sonno ! Quanto vorrei dormire….dormire per sempre ! La ragazza ballava scatenata, muovendosi con ferocia al ritmo della musica. Sapeva ballare bene, forse era stata una ballerina di discoteca, oppure una che aveva fatto sul serio. Classica o cose così… Nascose il viso dietro le mani, fissandola dalle fessure fra le dita, e le fece un debole cenno di avvicinarsi. Lei rise. Era bella quando rideva. Com’erano belle tutte ! Denti bianchissimi e puliti, un piccolo neo sopra il labbro destro, pelle candida e appena abbronzata. Corpo scolpito, palestra, pilates, corsa… _ Ciao amore…sei nuovo ? Non ti ho mai visto ! Mi chiamo Lolita…._ Si avvicinò al punto da poter premere i seni contro la lastra di vetro della finestrella, e lui ebbe modo di fissarla bene. Per un istante, un sottile scherzo di momento compresso fra la realtà e la follia, tra le umane cose e i disegni del demonio, scorse il suo viso. Non quello che mostrava a tutti, sensuale e bello, ma quello vero, nascosto. Era cupo e mostruoso, un muso di pipistrello con tratti umani, dalla bocca sgangheratamente distorta, irta di denti affilati come zanne. Eccola ! La non morta, il Nosferatu ! _ Che figo che sei ? Ti piace il mio spettacolo ? Metti altre due sterline e mi spoglio nuda ! Come ti chiami, bellezza ? _ Lui chiuse gli occhi, serrando fra le dita l’impugnatura del falcetto. Premette il tasto rosso sopra il microfono e sibilò: _ Dylan….Dylan Dog ! _
_________________ " Il locale è triste e sta sempre qua ! "
" Dylan Dog è arrivato allo scontrino fiscale "
Oriana Fallaci ti amo.
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