Allora... dato che mi sento coinvolto nella discussione in duplice veste (Palermitano e negoziante) volevo dire la mia, anche se, sinceramente, non ho idea in quale topic sia iniziato il discorso. Oltretutto son sempre stato abbastanza informato dei fatti per 3 motivi: Il primo perché da edicolante mi informo quotidianamente sull'evolversi dello stato "mafioso" della mia città ; il secondo perché ho divorato parecchi libri sul fenomeno mafioso siciliano e sulla sua storia; e il terzo (quello ufficioso) è figlio delle informazioni che mi giungono dai (parecchi) clienti poliziotti che mi ritrovo (Ci sono ben 3 residence abbastanza grandi di appartamenti per le forze dell'ordine lଠdove tengo l'edicola).
Primo punto - Innanzi tutto, a Palermo, fino all'ultima, ufficiale, indagine, vi sono 8 mandamenti e che comandano più quartieri (e non famiglie che spadroneggiano in ogni singolo quartiere come ho letto da qualche parte, se no avremmo 25 mandamenti, tanti quanti sono i quartieri palermitani). Secondo punto - Lo stato "mafioso" attuale della città è parecchio decadente (ma non debellato, sia ben chiaro) e questo grazie alle coscienze smosse all'indomani delle stragi di Falcone e Borsellino nonché al lavoro delle forze dell'ordine (non indifferente negli ultimi 18 anni). Per farvi un'idea: 5-6 anni fa il "caro" Messina Denaro scriveva in un pizzino a Provenzano che in Sicilia stanno arrestando pure le sedie e che non si trovano più uomini d'onore. Questo status non è da sottovalutare. Tutt'oggi, quei pochi capi che tentano di riorganizzare il mandamento falcidiato dagli arresti, ingaggiano giovani di ben poche speranze (quelli della microcriminalità ) che appena vengono beccati subito "cantano"... perché per l'appunto non sono uomini d'onore. I tanti arresti li scoraggiano e checché se ne dica non vendono più nel mafioso il mito di un tempo (salvo sempre l'eccezioni, sia ben chiaro). Terzo Punto (storico) - Per chi non lo sapesse, la Mafia (o meglio "Cosa Nostra", come la chiamò Lucky Luciano) non è sempre esistita. I primi segnali di "mafiosi" si hanno all'indomani dell'unità d'Italia. Ed è presto detto: nel periodo di totale anarchia del post passaggio Garibaldino, aumentò in modo esponenziale il brigantaggio nelle campagne siciliane. Ovviamente mettendo continuamente a rischio i grandi trasporti di alimenti e di denari dei grandi proprietari terrieri. Mancando le forze dell'ordine (le caserme borboniche smantellate e i nuovi e pochi carabinieri formati e capitanati da piemontesi che ben poco capivano della realtà locale) i grandi proprietari terrieri cominciarono a formare delle squadre armate (tra i loro contadini) che proteggessero con la forza i loro interessi. Questo creò nei latifontisti siciliani una sorta di “senso del comando†che li portò ad usare, quegli stessi uomini, per raggiungere fini non proprio attinenti al brigantaggio: costrizione di vendite di terreni a prezzi irrisori, soffocamento nel sangue delle rivolte contadine contro il loro sfruttamento, controllo delle miniere di zolfo e del silenzio dei parenti che perdevano i propri cari in quegli inferni e così via… a breve quelli che erano gli stessi briganti, vedendo un’oscuro futuro dinanzi a sé (arrestati o uccisi), decisero di farsi assoldare da quegli stessi “Signori†che prima lottavano. Aumentando così la forza armata di questi latifondisti. Tutta questa sorta di “mafia agricola†durò, praticamente, fino al periodo fascista. Proprio nel periodo fascista, Mussolini decise di debellare il fenomeno “maffioso†(protettore, è il significato della parola con due effe) mandando in Sicilia il prefetto Mori che con le loro stesse armi (sentenze e uccisioni facili) diede parecchi colpi alle varie “famiglie†siciliane (famoso è l’assedio di un intero paese, Gangi, dove i giovani del luogo vennero, praticamente tutti trucidati). Questo non piacque ai mafiosi dell’epoca che decisero: chi scappare in america da parenti già lଠemigrati ai primi del ‘900 e chi quietarsi aspettando tempi migliori. Allo stesso tempo si cercava un’altra strada: la secessione siciliana dal regno d’Italia per liberarsi dalla morsa del fascismo. E in tutta questa situazione(nonché sulla scelta di far liberare per prima la Sicilia dagli alleati nel 1943) gioca un ruolo di primo piano Lucky Luciano. Quest’ultimo faceva parte delle famiglie mafiose siculo-americane che invece di rimanere “piccole†nel loro tessuto agrario negli states si industrializzarono per entrare nei più vari e disparati business. Insomma una mafia non più agricola ma industriale e commerciale. Questa mentalità la portò lo stesso Lucky Luciano in Sicilia all’indomani della Seconda Guerra Mondiale. Ed è proprio in questo periodo che la mafia dalle campagne scende nelle città (luoghi più industriali e commerciali). E sempre Luciano (il 12 ottobre 1957) in un meeting all’Hotel delle Palme di Palermo (dove tra i vari boss c’era Luciano Liggio) consigliò di strutturare l’organigramma mafioso così come lo conosciamo tutt’oggi, invece di stare, ogni famiglia, isolata e sola dinanzi alle forze dell’ordine.E sempre in quella data diedero il via a Liggio di uccidere Navarra in quel di Corleone formando così i tremendi Corleonesi. Ma questo, è il periodo della mafia “leggeraâ€â€¦ nulla di trascendentale per le grandi città . I loro interessi si infilavano in parecchie maglie del tessuto economico siciliano ma senza mai “strafareâ€â€¦ perché tra le prime regole vi era quella di dare la sensazione all’Italia che “la mafia non esiste piùâ€. E tutto, salvo picole rese dei conti, filò tranquillo fino al 1975, quando i Corleonesi (Liggio, Riina, Provenzano, Badalamenti, etc…) decisero di impadronirsi, con la forza e ben pochi accordi, di Palermo e, poi, insieme ai Santapaola e altre famiglie mafiose ma comunque sempre fedeli a loro, del resto della Sicilia. Comincia il periodo della Mattanza… della fuga delle vecchie famiglie mafiose in America… della guerra alle forze dell’ordine… del maxi-processo… del periodo stragista… e infine dei grandi arresti. (Tutto ben spiegato nell’ottimo libro ‘Storia della Mafia’ di Giuseppe Carlo Marino). Quarto punto – Volevo ben specificare alcune situazioni mafiose, storiche e non, giusto per levare qualche mito dalla testa di chi non conosce bene questa piaga che abbiamo. La mafia non sfrutta donne e bambini. La prostituzione (nella mafia siciliana) non è consentita. Al contrario di quel che succede in America. In compenso, come nei vari e disparati giri di denaro pretendono una sorta di pizzo (negli anni ‘90 era 5 mila lire a notte) per la porzione di marciapiedi in cui battevano (ovviamente chi faceva il mestiere nelle proprie case era esente dal pizzo). Tant’è che i protettori, allora come oggi, o erano stranieri o gente anche del luogo ma che aveva ben poco a che fare con gli uomini d’onore. Poi… il pizzo non è assolutamente vero che c’è sempre stato fin dagli albori del fenomeno mafioso. Venne “inventato†dai corleonesi, agli inizi degli anni ’80, per pagarsi le armi che servivano abbondanti per affrontare la guerra di mafia in atto e per supportare i parenti dei “soldati caduti in battagliaâ€. Poi… la mafia appoggiava profondamente la DC per due motivi: la religiosità del suddetto partito (e la religiosità in Sicilia era molto vicina alla mafia, oltre che ottima procacciatrice di voti) e l’anticomunismo che spadroneggiava nel partito di Andreotti, Moro e Fanfani (I mafiosi odiavano i comunisti dal periodo della mafia agraria per ovvi motivi). Poi… tutt’oggi non è assolutamente vero che tutti i negozianti pagano il pizzo e ve lo dice uno che non lo paga, e conosce vari negozianti che non lo pagano così come quelli che lo pagano. Poi… la mafia “classica†al contrario della Camorra, ha un rispetto maggiore per la propria terra (salvo infelice eccezioni, ovviamente) e tanti sarebbero gli esempi di cose fatte o non fatte per amore della propria terra (forse per rendervene conto dovreste vedere il Padrino). Un’amore, comunque, tutto particolare. Come la loro famosa religiosità . Se fossero stati VERAMENTE innamorati della Sicilia, non l’avrebbero distrutta (economicamente e socialmente) come poi hanno fatto. Quinto punto – Considerazioni personali. Checché se ne dica, la Mafia è in profonda decadenza. Le leggi fatte da Falcone in poi, il senso della giustizia profondo nei vari apparati delle forze dell’ordine, l’aumento dei giovani acculturati in Sicilia, il mito Falcone e Borsellino, le tecnologie che vengono utilizzate per beccarli, le migliaia di arresti effettuati e forse, sotto sotto, la voglia di cambiare… sono tutte cose che l’hanno profondamente colpita. E’ come un gigante morente che piano piano se ne sta andando, come piano piano nacque. Come diceva Falcone, è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani avrà un inizio e una fine. Ma proprio adesso che è moribonda bisognerebbe colpirla ancor di più. Proprio per dargli il colpo di grazia. Ma la profonda crisi e certe lentezze burocratiche (e la frange politica ancora parecchio collusa) la tengono in vita. Magari si migliorerà (lo spero profondamente)… ma chi dice che non è cambiato niente vuol dire che: 1 – Non conosce la storia della mafia e ciò che è stato per noi 2 – Non l’ha vissuta e non ha idea di che cosa il siciliano ha passato (svegliarsi all’alba e scoprire ogni giorno nuovi cadaveri sparsi in città , la paura di uscire la sera, la paura di inveire contro qualcuno, la paura di una sirena e di bombe o proiettili vaganti, la Paura.) 3 – E’ in malafede e vuole o sparlare della Sicilia o, se siciliano, com’è tipico, sminuire la propria terra dinanzi pure all’inferno… Parlare “bene†della mafia è, praticamente, impossibile. Non vi ho mai trovato neanche un’aspetto che sia lontanamente condivisibile con il vivere liberi e privi da ogni paura. Ha avuto periodi di più o meno ferocia, ma sempre bastarda è stata. E sempre lo sarà … Spero solo di non essere stato troppo noioso (Prolisso sicuramente…)
_________________ "Sono gli anni, i mostri ... gli anni che passano ... "
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