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 Oggetto del messaggio: Dylan Dog 666/ terza fase
MessaggioInviato: dom mar 04, 2012 9:24 pm 
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Premessa...non ho idea di quando e come evolverà la cosa.
Sia per questioni di tempo che di voglia effettiva. Vedremo.
Nel caso:


Il gelo pungente disegnava strane forme di brina, fra i piloni umidi del ponte.
Il traffico caotico una volta terminato l’orario di lavoro, si era affievolito del tutto, ed era scesa la sera.
Le rade automobili attraversavano strade deserte ed innaturali dei cantieri e dei magazzini.
Lo squallore della zona, nascosta da un’ombra perenne formata dal ponte di acciaio, e un ammasso di capannoni industriali dall’altra, era assoluto.
I rifiuti erano dappertutto, accompagnati da giacigli improvvisati per barboni e drogati, un sottobosco umano che, come fosse parte della fauna notturna con cui divideva le notti, era per tre quarti della giornata invisibile, per poi squittire di sera.
Un denso e puzzolente fumo acre, alimentato da un paio di copertoni che bruciavano sotto un fuoco basso e continuo, disegnava una colonna nel cielo umido per via della recente pioggia, attorcigliandosi su se stesso quasi danzasse con le gocce di vapore condensato.
“ Hey…ti sei comprata la pelliccia nuova ? “
L’ironica domanda, non provocò che un pallido sorriso in Marion.
Era avvolta in un visone sintetico, unico indumento che le conferisse calore, sopra una biancheria intima trasparente e leggera.
Si grattò la testa, passandosi le dita sottili fra i capelli corti e scuri.
Di clienti, fino allora, nemmeno uno.
Emerse dalla fioca luce del lampione, tossendo appena.
La sua pelle, pallida e chiara, attraversata da deboli riflessi rosei, sembrava cosparsa da un olio profumato e lucido.
Delle tre prostitute della zona, era la più alta, con il suo metro ed ottanta.
“ Ho messo da parte dei soldi…”, rispose, quasi scusandosi a Mia, che ancheggiò sorridendo verso un’auto sfrecciante.
Amanda, la Portoricana del gruppo, le posò una mano sulla spalla.
“ E’ inutile che ci racconti balle, tu…Hai sempre i clienti migliori…
Sei giovane e bella…e ci devi saper fare alla grande….Beata te ! “
Risero, come avevano fatto molte altre volte, nel disperato tentativo di passare la notte.
Una delle tante notti senza senso in quella periferia di Londra.
Marion, però, dentro di se, non si sentiva affatto come loro.
Lei era diversa e non solo per la propria innata eleganza e bellezza, ma per un retaggio molto profondo, che le due amiche, non potevano nemmeno immaginare.
Si lisciò la pelliccia, chiudendosi sul davanti, con un gesto pudico che non comprese nemmeno di aver fatto.
Ripensò a dove era nata, venticinque anni prima…Le clade notti di Parigi, tanto uguale eppure diversa da Londra…la sua ‘nascita’…
I fari, potenti ed improvvisi, le illuminarono.
Vengo per te….sento il profumo della tua pelle pallida e dolcissima, appena sporcato dal puzzo della gomma bruciata, dal sudore di un amplesso mal consumato, dal calore di un abitacolo di camion chiuso da ore….Vengo per te…
L’auto si avvicinò piano, sterzando dalla strada principale, ed imboccando il lurido spiazzo nel quale le tre battevano.
“…mmm….si lavora…”, osservò Amanda.
L’auto accostò, rimanendo con il motore acceso.
Mia si avvicinò, aprendo il giubbotto e mostrando così i seni prosperosi, mentre Marion rimase da un lato.
“ Ciao bello ! Visto che meraviglia ? Andiamo ? “
L’uomo, fece un mezzo sorriso. Era magro e sulla mezza età, eppure sembrava aver vissuto mille giorni più di chiunque.
Non è te che cerco….non te….Ma LEI…
L’uomo aveva un elegante e furbesca aria retrò.
“ Non tu…lei…quella nascosta…”
Parlo con calma, lentamente, quasi fosse normale ciò che voglio….ma se tu potessi sentire il mio cuore…esso batte senza freni, eccitato e timoroso…
Abbassò il volume dell’autoradio, mentre Marion camminando con eleganza e con una dose profonda di sensualità, che erano radicate in lei senza nessuna forzatura, si accostò.
“ Ciao.”, sussurrò.
Lui le aprì la portiera.
“ Sali…”
Marion sentì una distinta sensazione di paura che la fece indietreggiare di un solo passo.
Cosa…sentiva ?
“ Io…costo cara…..100 Sterline o niente !”, mentì.
Aveva in realtà aveva fatto all’amore anche per venticinque e sesso orale per poco più di trenta.
Ma era…spaventata, no…non era la sensazione esatta….come di chi deve entrare nella vasca da bagno e ci punta un piede, non sapendo quanto sia calda o meno l’acqua che fuma appena….ecco una cosa così…

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 Oggetto del messaggio: Re: Dylan Dog 666/ terza fase
MessaggioInviato: mar mar 06, 2012 5:54 pm 
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Lui non si scompose: non puoi capirmi….non puoi….
Aprì il portafogli e n’estrasse quattro da cinquanta.
“ Per te…facciamo anche duecento…”
Marion annuì, salendo e lì, la propria…paura.. diffidenza, svanirono.
Lui le posò la mano destra fra le cosce, appena socchiuse.
Bella…sono tutte così belle e demoniache al tempo stesso le donne…loro…tutte dalla pelle profumata e liscia, dal tocco tenue e gentile….tutte…ma io non mi distrarrò…NO.
“Andiamo a casa tua…non voglio farlo in macchina ! “
Marion annuì.
Anche a lei non piaceva fare all’amore in auto. Era alta e la cosa risultava scomoda, soprattutto per un auto come quella, di vecchio tipo, che non aveva i sedili comodi.
“Svolta a sinistra e poi la prima a destra…c’è un posto dove possiamo stare tranquilli.”
Partì, guidando con prudenza.
Bumbum…il cuore batte fortissimo….ma devi stare calmo…calmo…
“Sembri un tipo a posto, tu ! Non ti ho mai veduto…in questa zona…”
L’uomo annuì.
“Non vado spesso con….Ma ti tenevo d’occhio da tempo….mi sei piaciuta
subito…..da morire ! “
Marion sorrise.
Benché fosse abituata a quel tipo di complimenti, che si meritava del tutto, amava ancora frasi gentili e mezzi accenni, piuttosto che i rozzi e volgari apprezzamenti da camionista ubriaco di birra.
Arrivarono ad un palazzone cadente.
“Abiti qui ? “, domandò lui, perplesso.
Lei scese, scuotendo la testa.
“No…qui ci lavoro ! Andiamo….”
Le mostrò la coscia, fino all’inizio dei glutei, forse con lussuria, forse no….
Ma il suo gesto fu gentile e tenue, quasi si fosse scoperta per caso, come se fosse in mutandine e reggiseno, sotto la pelliccia di finto visone, in seguito ad una dimenticanza, ad una banale distrazione mattutina.
Scese anch’egli. Era alto e diritto, pallido e affascinante.
Scendi ed andiamo….non esitare…non esitare…sai che è giusto…non farti ingannare dalla sua dolcezza….lei è come le altre e gli altri…
Entrarono in un’orrida saletta, tappezzata da manifesti smunti dell’epoca del muto e riproduzioni dozzinali di quadri, dall’aspetto disgustoso.
Lei picchiettò sul campanello a tavolo, e dopo meno di un minuto, apparve un obeso e ributtante personaggio.
“La camera”, mormorò Marion.
Lui gettò sul banco una banconota da cento.
“Ok….vi darò la migliore….la numero 5 ! “
Marion sorrise, mentre saliva lentamente le scale, togliendosi in parte la pelliccia di finto visone e mostrando così il corpo sinuoso e vellutato, appena segnato dall’olio fresco.
Era OK, quel tipo…..se l’avesse fatto divertire, n’avrebbe guadagnato dei bei soldini.
E, del resto, fra tutti i tipi che le sarebbero potuti capitare, non era poi male…Anzi era esatto dire che era un bel uomo, uno che certo non andava a puttane di frequente, quindi era vero o in parte vero quello che aveva detto su di lei, poco prima.
Salì la stretta e sudicia scala a chiocciola senza esagerati sculettamenti, tipici delle puttane che frequentavano quel motel.
Non n’aveva bisogno, per essere bella e sensuale.
Non appena la porta della camera si chiuse alle sue spalle, Marion si tolse la pelliccia, percependo l’odore di stantio e di muffa della stanza.
Si sedette ai bordi del letto esageratamente molle, dalla rete cigolante, si sfilò gli stivali di pelle nera, alti sino a metà gamba, gettandoli mollemente e con un gesto, questo sì, volutamente malizioso, da un lato.
Le calze a rete disegnavano con grazia le sue magnifiche gambe.
“Ti va….qualcosa di particolare ? So fare tanti giochini…sai ? “, domandò con malizia infantile, come fosse una diciottenne appena iniziata al sesso.
Lui si limitò a fissarla.
Dio…quanto è bella….dolce…dal viso gentile….come può essere anch’essa una…
Marion si alzò, avvicinandosi all’uomo.
“..mi dispiace…..davvero…io…..”, biascicò lui.
Lei sorrise, scuotendo appena il capo e baciandogli il collo, con le labbra piccole
fredde…velate da un rossetto rosso fuoco.
“ Sei timido ? Rilassati….faccio tutto da sola, stai tranquillo !
Non avevi detto che mi tenevi d’occhio da tempo ? Sono tua, adesso, no ? “
Il suo corpo, sinuoso e asciutto, si strofinò accanto a lui.
Ora…fallo ora…ORA !!
Infilò la mano nella tasca interna della giacca e n’estrasse un coltello a forma di falce ricurva.
Marion non ne vide che il gelido riflesso, quando questo penetrò di scatto al centro del suo petto.
La afferrò per il collo, spingendola a terra, mentre allargava la ferita con un gesto deciso e secco.
“ No ! “, gridò, mentre lui le premeva con rabbia la mano su quelle labbra gelide e montava a cavalcioni sopra il suo ventre, immobilizzandola del tutto.
La sentiva che lottava, con forza, ma non sarebbe bastato.
Non puoi vincere, contro di me….non ti è possibile…
“Dammi la forza, mio Dio…dammi la forza di compiere il gesto della purificazione,
di estinguere la più grande delle piaghe…”
Marion avvertì un dolore a lei sconosciuto, mentre lo strano stiletto fu estratto con forza dal suo sterno.
Rantolò, espirando con un fiotto di sangue nero come pece.
Le mani si agitavano come foglie mosse dal vento, arrivando alla fine a graffiare a sangue il viso del suo assassino.
Non esitare…non cedere, agisci, ignora il dolore, ignoralo…
Allargò la ferita, e con un gesto deciso, infilò la destra nello sterno, scivolando nel sangue che colava a fiotti.
Marion emise un verso gutturale, terrificante e profondo, incurvandosi in modo innaturale.
Vide il proprio cuore, estratto dal petto che era una fontana di sangue, pulsante nella mano dell’assassino.
La testa le cadde da un lato, leggermente sulla destra, e non si mosse più.
Il cuore era ancora caldo, palpitante.
No…non…no…non farlo…
Lottò contro quella sensazione simile ad un orgasmo violento e meraviglioso per pochi secondi.
Poi lo divorò, mordendolo con ferocia animale, quasi che ad ogni morso sentisse scariche d’adrenalina fluire nel suo corpo.
Cadde a terra, da un lato, mentre il corpo di Marion stava immobile, al centro della lurida stanza, a pochi passi dal letto.
Avanzò carponi verso di lei, afferrandole la testa con la mano sinistra, quasi temesse di farle male.
Tagliò la gola di netto, insistendo sino a spezzare tutte le vertebre cervicali, decapitandola.
Poi, tremante, le chiuse le palpebre.
…riposa in pace…
Rimase seduto con le gambe raccolte, le ginocchia che sfioravano il viso, respirando piano.
Era giusto, era ciò che era giusto fare, eppure lo devastava, lo atterriva.
Si cavò di tasca un orologio a cipolla, di argento , lavorato in stile vittoriano e guardò l’ora.
Tempo….aveva tutto il tempo.
Nel farlo, gli cadde la tessera scaduta di agente di Scotland Yard.
Dylan Dog l’afferrò con la punta delle dita e la rinfilò in tasca.
Detestava avere le mani sporche di sangue.

...ecco quindi ho già in mente come andare avanti ma aspettatevi una leggera lentezza. Il disegno mi porta via tempo, oltre alle cose della vita varie ed eventuali.
Grazie sempre e comunque a chi è tanto magnanimo da buttarci un occhio...

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 Oggetto del messaggio: Re: Dylan Dog 666/ terza fase
MessaggioInviato: ven mar 09, 2012 10:45 am 
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Ciao a tutti. Ora ho le idee leggermente più chiare sulla storia e sul suo svolgimento.
Le idee arrivano fluide, vedrò di metterle in pratica.


“ Capo ! E’ tardi ! Nel senso che è pomeriggio e la gente si desta ! Tu ti desti ? L’Italia se desta ed io ti detesto !”
La sveglia fu la voce squillante di Groucho, che apparve da dietro la porta della sua camera.
Dylan faticò a riprendere lucidità. La testa gli doleva, la vista non riusciva a focalizzare nulla.
Era come…
“ Groucho…che…che ore sono ? “, domandò lentamente, quasi che ancora fosse in uno stato di assoluta dormiveglia.
Lui entrò, tenendo in una mano la cornetta del telefono, con il filo mozzato.
“ Le due e tre quarti, quarti di quinto, quinto di sesto, capo ! Il telefono squillava ed io ho risposto.
Quindi mi spetta un aumento di paga, non mi limito ad assistere, ma rispondo…
Era Bloch ma ho troncato la linea. Se volevi che rispondessi anche, andava extra budget, anche se ancora non ho capito qual è il nostro badget, né cosa voglia dire! “
Dylan cadde di nuovo sul cuscino, sbuffando. Ora iniziava a riprendere conoscenza, ma era come se avesse dormito per 40 ore di fila. La testa ronzava e sembrava ovattata.
“ Mi faccio una doccia…avresti potuto semplicemente riattaccare, no ? “
Groucho aspirò dal sigaro e sollevando le sopracciglia e mostrando la cornetta, sibilò: “ Proverò…ma sento che sarà difficile rimetterla a posto…”
Anche nella doccia Dylan faticava a ritrovare lucidità. Rimase immobile, con l’acqua che gli scorreva dal capo al resto del corpo, respirando piano. Non si sentiva così da….Rabbrividì. Non si sentiva così dal suo periodo di ubriacatura. Ecco da quando era alcolizzato e i risvegli erano simili a delle morti apparenti fra una sbornia e l’altra.
Fu quando udì il campanello urlare che si scosse del tutto e uscì dalla doccia. Fuori faceva freddo. Un freddo umido che l’ispettore Bloch sentiva appiccicarsi alle ossa.
Era sceso dall’auto di servizio di Scotland Yard e aveva tirato su con il naso. Il raffreddore lo perseguitava.
Quella mattina aveva ricevuto una chiamata da un poliziotto di ronda nella parte est della città e aveva capito che anche quel periodo dell’anno non sarebbe stato tranquillo.
E ciò che aveva veduto gli aveva sconvolto lo stomaco al punto che la solita dose di antiemetici non era bastata a non fargli vomitare anche l’anima.
Quando vide Groucho aprire la porta, la sensazione di fastidio aumentò.
“ Ispettore ! Qual buon vento ? Uragano? Burrasca, tifone ? “
Bloch alzò le spalle ed entrò. “ Non capirò mai come tu faccia a sopportarlo…”, disse, rivolto a Dylan che stava con l’accappatoio legato alla vita, seduto sul letto e con lo sguardo assente.
“ Non lo so nemmeno io ! Se non fosse per il suo sex appheal l’avrei già lasciato !”, smozzicò Groucho.
“ Vecchio…scusa ma mi sento uno schifo oggi…forse sto covando qualcosa…”
Groucho sbuffò un poco dal sigaro e apostrofò: “ Che almeno sia roba commestibile.
Ah, sia chiaro, la mangi tu !”.
Bloch lo spinse fuori e chiuse la porta con una manata.
“ Vestiti, Old Boy . E’ successo un macello…di quelli grossi ! “

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 Oggetto del messaggio: Re: Dylan Dog 666/ terza fase
MessaggioInviato: dom mar 11, 2012 2:25 pm 
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Buona domenica a tutti.
PArte abbsatanza anonima, che presenta però alcune curiosità che spero sia riuscita a far emergere.
Un bacio a chi vi perde qualche minuto.


Lungo il tragitto Dylan si sentì curiosamente a disagio. Per anni aveva guidato l’auto di pattuglia di Scotland Yard dapprima con l’impaccio misto a timidezza del pivello, poi con la maggiore dimestichezza dell’agente esperto, alla fine con il dolore di una drammatica rinunzia, appena saputo della sorte di Lillie Connor.
Ma una sensazione come quella, non l’aveva mai provata.
Era come se, avvicinandosi al luogo del delitto, un crescente disagio gli serrasse il cuore e bloccasse il respiro.
Ma alla fine giunsero. Il quartiere accanto ai magazzini, l’atmosfera pesante e malsana carica di umidità.
Il ponte di metallo era sullo sfondo e il vento teso che vi filtrava attraverso, portava minute scaglie di metallo arrugginite .
Dylan fissò il palazzone cadente e lurido avvertendo disgusto.
La microscopica hall era colma come mai prima.
Agenti, fotografi forensi, due medici patologi, altri agenti…
Dylan comprese di esser fuori posto, nonostante Bloch gli fosse al fianco. Non era più un agente e sapeva quanto questo provocasse una sorte di neanche tanto velata ostilità con quelli che erano un tempo suoi colleghi.
Le voci correvano. La sua fama di dongiovanni, di imbonitore dei creduloni e di spirito libero, erano giunte agli ex colleghi, agli amici ed ex amici, e tutto questo certo non contribuiva a renderselo simpatico da chi guadagnava un ristretto stipendio a fine mese.
Oltretutto Bloch era protettivo e paterno con lui. Certo Dylan ne avvertiva il bisogno, ritenendosi a torto o a ragione orfano del tutto, ma tutto questo a molti agenti non piaceva.
_ Puoi dirmi perché mi hai portato qui, vecchio ? _
Bloch alzò le spalle. _ A rigor di logica tu non c’entri nulla. Ma non seguo più la logica dal 56…._
Salirono silenziosamente la rampa di scale e man mano che si avvicinavano alla stanza, l’odore del sangue e della decomposizione diventava pensate.
Sulla soglia Bloch fu fermato da un ossuto e occhialuto signore di mezza età, con il cranio circondato da una chierica grigiastra.
_ Paraffina.._, disse, porgendo all’ispettore di Scotland Yard un vasetto con una crema bianco panna.
Bloch ne spalmò due dita sotto le narici e fece cenno a Dylan di fare altrettanto.
Bloch aprì di scatto e sentì lo stomaco ritorcersi. Al centro c’era un letto madido di sangue.
Il corpo di Marion stava al centro, lo sterno aperto, la testa recisa infilzata nel muro con due robusti chiodi.
_ Oh Signore Onnipotente…_, sibilò uno degli agenti, mentre il coroner prese piccoli, nervosi appunti su un taccuino da stenografia.
Dylan entrò facendo attenzione ai segni, dopo essersi infilato due buste di plastica trasparente alle scarpe, e guardò quella…devastazione…No ! Quella…adorazione.
_ Hai bisogno l’antiemetico anche tu, old boy ? _
Dylan fissò il corpo. Quasi nudo. Era giovane pallido.
_ ….la….la scia di sangue dal pavimento al letto…dice che è stata deposta dopo la morte…
E’ stata sventrata…e decapitata…_, si avvicinò al letto e fissò la testa infissa nella parete.
_ Ha tutta l’aria di un delitto psicotico…Nessun gesto d’impulso…questo è un rituale…e questi…
Questi…_
Sfiorò con un dito, velato da sottili guanti in lattice, i chiodi alla parete.
_ …Giuda ballerino ! _, esclamò.
Si voltò vero Bloch. _ Chiodi da carpentiere...Hanno la capocchia tonda e liscia, ma non sono del tipo in commercio…Questi sono irregolari e grossi…_
_ Se ne usavano di simili per fissare le assi che formavano le carene delle navi…forse in qualche porto ne esistono ancora…._, disse Bloch.
Si voltò verso il medico sibilando: _ Altre osservazioni ? _
Lui parlò masticando un chewingum.
_ Il cuore…manca. E’ stato estratto, pare a forza, dalla cavità toracica. Ne abbiamo trovato frammenti sul letto, sul pavimento e nella cassa toracica…Credo sia stato divorato…_
_ La…disposizione del corpo…non è casuale. Palmi della mano rivolti verso l’alto, testa recisa sistemata sopra il corpo, gambe chiuse…se…se lo vedessi dall’alto a che penseresti, Bloch ? _, le parole di Dylan erano lente e sottili. Evitò di accennarlo, ma da quando era entrato in quella lurida stanza di motel, era come se una sensazione di fastidio gli stesse aggredendo lo stomaco.
Non era mera nausea per quello spettacolo. Era di più. Era…
_ Un corpo crocifisso…Se è così…si tratta di un serial killer…abbiamo almeno altre quattro delitti simili, avvenuti a Londra e zone limitrofe negli ultimi sei mesi…._
Dylan sgranò gli occhi. _ Cosa ? E…nessuno ne ha mai saputo nulla ? Non me ne hai nemmeno parlato…_

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 Oggetto del messaggio: Re: Dylan Dog 666/ terza fase
MessaggioInviato: mar mar 13, 2012 12:45 pm 
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_ Ufficialmente non vi è nulla. I quattro corpi precedenti sono stati ritrovati nei luoghi più disparati: una discarica, nel Tamigi, in una vecchia fabbrica abbandonata, un tunnel delle metropolitana in disuso. Tutte donne, all’apparenza giovani e belle. In tutti i ritrovamenti lo stato dei cadaveri era talmente malridotto da far ritenere che fossero lì da settimane. E le amputazioni praticate da animali o da profanatori post mortem. _
Dylan scosse la testa. _ Mi pare un po’ troppo poco per mettere a silenzio la vicenda !_
_ Affatto ! Quello che il sovraintendente ed il capo di Scotland Yard temono maggiormente è dare un allarme infondato che mobiliti tensioni ed il can can dell’opinione pubblica. Siamo alla vigilia delle elezioni, old boy, e certe sparate si rischia di pagarle care !_
Lui fece una faccia disgustata. _ Almeno a me, vecchio, avresti potuto parlarne…_
Bloch finse di non cogliere il lato accusatorio dell’affermazione. _ Ha parlato il primo ministro in persona. Niente allarmi non giustificati. Il mio telefono è rovente, old boy ! Diciamo che intendo mantenere un profilo basso…almeno fino ad ora. Alla quinta vittima, le precauzioni cadono da sole._
_ Politici. I peggiori mostri in circolazione ! _, sibilò Dylan.
_ Ispettore…abbiamo rilevato tracce di un documento, forse una tessera d’identità a bordo del letto. Se ne scorge la forma ad occhio nudo. Con il luminol siamo certi che uscirà qualcosa. L’assassino ha anche lasciato tracce di cute e sangue sotto le unghie della vittima. Se è sempre lui, rispetto alle altre volte è stato imprudente…_, disse con tono leggermente enfatico uno degli esperti del laboratorio.
_Oppure non gli importa più nulla della discrezione ! Se è così sarà anche più pericoloso di prima…_, disse l’ispettore di Scotland Yard.
Scesero le scale con lentezza. Bloch parlò con le mani ficcate nelle ampie tasche dell’impermeabile.
_ Nessuno collegamento con le altre quattro vittime, sesso escluso. Questa…_, prese con le mani guantate una patente scolorita, _...Marion Leight , era una prostituta. Questo lurido motel è un centro di ritrovo per le libere professioniste…_
Dylan lo fissò lievemente scosso.
_...gli altri erano: un’assicuratrice, una broker, una venditrice di articoli d’antiquariato, una addetta alle pulizie della metropolitana…In ogni modo, visto che qui c’è il pappone che gestisce questo schifo, abbiamo qualcuno cui porgere delle domande. _
Entrarono in una stanzetta ancor più stretta per via delle troppe persone che l’affollavano.
C’era un tipo ributtante e grasso, che colava sudore dappertutto, seduto su una sedia di legno che gemeva ad ogni movimento, quasi stesse per spaccarsi per via del peso.
C’era un poliziotto, anzi due in divisa d’ordinanza, un tipo che si strofinava le mani con noncuranza, ed ora anche Dylan Dog e Bolch.
Cadde un silenzio assoluto, non appena l’ispettore si schiarì la voce.
Dylan stava sulla soglia, leggermente in disparte. La claustrofobia gli sconsigliava di infilarsi in quella stanzetta colma di gente, e poi c’era una sorta di sensazione pesante che l’aveva colpito da quando era arrivato in quel motel.
Si massaggiò le palpebre e per un istante gli sovvenne un pensiero chiaro ma al tempo stesso indecifrabile: una grossa clessidra di avorio, i cui grani scendevano lentamente .
_ Allora…amico…come ti chiami ? Io sono l’ispettore Bloch, di Scotland Yard. _
_Blacke…Blacke Civil…ispettore…io…Io non c’entro nulla con quel casino la sopra ! Lo…lo giuro…_
Lui annuì.
_ Lo so. Voglio solo che tu faccia un bello sforzo di memoria e che ci dica chi ha portato la povera Marion in camera per l’ultima volta ! Lei la conoscevi bene, no ? _
Blacke Civil fissò con un colpo d’occhio Dylan Dog. Lo vedeva appena dietro il corpo robusto dell’ispettore Bloch, ma ugualmente sgranò gli occhi come se fosse stato colto da una illuminazione.
Deglutì e prese a sudare abbondantemente.
_ Vorrei da bere…Una birra…_
_ Adesso chiamiamo il ragazzo del pub e ce ne facciamo portare una bella fresca, Blacke.
Ma prima…prima voglio sapere di Marion…Se quello che l’ha caricata era un suo cliente abituale o no._
Lui fece un laido sorriso e si asciugò il sudore dalla fronte con il dorso della mano.
_ Si…si chiamava Marion…. ? Ispettore…lo…lo so da lei adesso !
Mai vista prima. Lo giu…._
Bloch scosse la testa, sporgendosi in avanti ed interrompendolo.
_ Eh no ! No caro Blacke. Vedi, io non ho alcuna intenzione di metterti in stato di fermo.
Non ce l’ho per vari motivi: primo, so che tu non hai alcuna colpa o responsabilità in questo omicidio. Secondo: non intendo perdere tutta la giornata a compilare scartoffie e a farti rifare sempre le stesse cose e a formularti le stesse domande. Terzo: immagino che un verme come te abbia un avvocato personale, e che questi sarebbe capace di rompere le scatole per qualsiasi cosa pur di farti uscire. Ed ultimo dopo le canoniche settantadue ore, saremmo punto e a capo. Solo…solo che tu ci devi dire la verità. Sennò…le cose si complicheranno, per noi e per te ! _
_ Ok….lei…lei…veniva qui…mi pagava la stanza…almeno tre o quattro volte per notte. E’ illegale ?
Io…questo motel non è proprio nella zona migliore di Londra e…_
Il nervosismo di Blacke aumentava ogni istante di più. Gettava rapidi sguardi verso Dylan e ogni occhiata gli confermava la prima impressione.
_...e io…cazzo…io devo pur vivere. No ? _
Bloch scosse la testa. _ No. Quel che mi dici, ora, caro Blacke si chiama, nel gergo, sfruttamento della prostituzione ! Sai che vuol dire ? _
-Ammenda e pubblica censura ? _, gemette.
_ No. Arresto e almeno sei anni di galera. Oppure una proficua testimonianza in un caso di omicidio…dipende da te…..ora tu ci fornirai…_
Dylan fece un colpo di tosse e si fece avanti nella sala.
Blacke scattò in piedi, mostrando una agilità sospetta nonostante i chili di troppo.
Si strinse contro la parete, tremando come una foglia.
_ God Damn ! Te…tenetelo lontano…Cazzo…io…non so cosa avete in mente…ma…._
Dylan sgranò gli occhi, sorpreso. Tese la mano lentamente. _ Hey…senti, guarda che io non…._
Blacke scivolò a terra, tremando. Piagnucolando come un bambino, gemette: _ Tenetelo lo…lontano da….da me…_
Bloch afferrò Dylan per le spalle e lo spinse verso la soglia della stanza.
_ Vieni old boy, credo sia meglio che tu…_
Fu allora che Blacke si rizzò in piedi, tremante e ululante. Agitando la mano verso Dylan Dog, squittì:
_ E’…é…è lui….! Lui ! Lui ha portato Marion qui ! Erano le…tre…tre e mezza…Non l’ho visto scendere…ma venire qui si….è lui…_
Scivolò ancora a terra, tenendosi la faccia fra le mani.
_ E’ lui…lui !_ , ripeté quasi privo di senno.
_ Giuda ballerino ! _ Dylan si divincolò dalla leggera stretta di Bloch e parve intenzionato ad afferrare quell’uomo con tutta la rabbia che lo stupore gli aveva caricato addosso.
Invece si bloccò al centro della stanza, mentre gli sguardi dei poliziotti, stupiti e perplessi, si posarono su di lui.

Auff...dunque mi riprometto oggi di andare avanti, sennò la cosa langue e finisce nel dimenticatoio.
Quindi testimonianza che inchioda Dylan....Commenti ed eventuali, in pvt, please.
Kiss and love a chiunque vi spulci fra le righe...

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 Oggetto del messaggio: Re: Dylan Dog 666/ terza fase
MessaggioInviato: gio mar 15, 2012 10:12 am 
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Dylan stava appoggiato al maggiolone bianco con la gamba destra flessa, le braccia incrociate sul petto ed il bavero della giacca nera alzato.
Il vento era aumentato d’intensità e faceva piuttosto freddo.
_ Old boy, non farci caso. Abbiamo messo in stato di fermo quell’uomo almeno sino a quando non emergeranno altri indizi. So che molte persone direbbero di tutto pur di scansare le proprie responsabilità. Ma questo è troppo ! _
_ Voglio…fare delle ricerche su quello che è accaduto qui, vecchio. A meno che non mi ritenga io stesso sotto indagine. _
L’ispettore di Scotland Yard alzò le spalle, sbuffando. _ Non dirlo nemmeno per scherzo. Ufficialmente sei impossibilitato ad indagare su un caso di competenza della polizia di Londra…._
Passò a Dylan una busta gialla aperta da un lato.
_....dall’altro questa è tutto quello che abbiamo raccolto sui precedenti casi collegati all’ultima vittima. _
_ C’è anche l’indirizzo di Marion? _. Bloch scosse appena il capo.
_ A cosa ti serve l’indirizzo di una prostituta ? E’ evidente che l’assassino è un cliente occasionale. _
Dylan alzò le spalle. _ Non so…ho una sensazione che devo…appurare…._
Bloch scribacchiò rapidamente sul notes alcune righe e porse il foglio a Dylan.
_ Farò in modo di mandare il controllo di routine a casa della ragazza in serata. Spero tu ti sappia muovere, old boy. Quindi intendo anche non andartene in giro per l’appartamento seminando impronte ovunque.
Un testimone ti accusa di omicidio…_
Sorrise. Ma Dylan non ricambiò la battuta. Si limitò a salire sul maggiolone bianco e a mettere in moto.



Quando arrivò all’indirizzo segnato, era passata poco meno di una quarantina di minuti.
Marion Leight. Era solo un nome scritto a penna su una pulsantiera di un citofono. Uno di una sfilza di nomi, in un caseggiato popolare appena fuori Hackney a Nord est della città.
Decisamente Marion pareva non passarsela bene.
Il casermone era cadente e brutto, sia esteticamente che strutturalmente.
Ampie macchie di umidità denunciavano l’incuria e Dylan si sentì a disagio non appena salì le scale.
C’era una puzza di muffa, di sporco e di urina, vomito e alcool.
All’atrio della portineria c’era una donna irta di percing e tatoo.
Dimostrava 40 anni, ma ne aveva meno di 25.
Dylan mostrò la tessera di agente di Scotland Yard e la donna s’irrigidì. Certo un agente di polizia non era ben visto in posto come quello.
_ Che succede ?_, masticò in compagnia del chewingum.
_ Nulla di che…stiamo facendo dei controlli di routine._, mentì male, tanto che lei sbuffò: _ Se lo dite voi…_
_ Conosceva Marion Leight ? _, domandò Dylan, immediatamente stupendosi della domanda da “bobbies”.
_ Per nulla. Questo è un casermone, agente Dog….Ci sono persone che vanno e che vengono…
Lei di giorno dormiva sempre e lavorava di notte…_
Le sfuggì un sorriso tirato e volgare. Porse le chiavi con la mano tesa, quasi che Dylan fosse affetto da una qualche malattia rara e infettiva e svanì dietro l’androne.

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 Oggetto del messaggio: Re: Dylan Dog 666/ terza fase
MessaggioInviato: sab mar 17, 2012 12:10 pm 
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L’appartamento numero 47 era in fondo al corridoio. Un corridoio lurido e tempestato di scritte oscene e disegni volgari.
Era tutto immerso nel buio. Le serrande erano abbassate e pesanti tende impedivano alla luce di filtrare.
Dylan si portò la mano destra sulla bocca e annaspò prima di abituarsi.
L’appartamento era un casino. L’aria era viziata e stantia. Polvere, sporco, disordine dappertutto.
Inciampò in una sedia e alla fine giunse alla finestra. Faticò parecchio ad aprirla. Segno che la donna non era solita a farlo. Dall’aria, dalla polvere, dal senso di umidità malsana, si poteva ben dire che non aerava il posto da settimane. _Come si può…vivere in un posto simile._, pensò.
Iniziò a guardarsi attorno. Cosa cercava ? Non ne era nemmeno certo.
Attraversò il corridoio e sbucò in camera da letto. C’era un grande letto matrimoniale, dalle lenzuola grigie di sporco. Erano lise da un lato, verso il cuscino. Le luci, che provò a far funzionare, erano costituite da basse lampadine viola. C’era un I-Pod messo sul comodino e null’altro.
Andò in bagno. Puzzava di stantio e di acqua putrida. Nessun trucco, nessuno shampoo, nessun sapone.
Rabbrividì. Che donna era quella ? Eppure, anche da morta, le era sembrato che la sua pelle fosse linda, bianca e profumata…
Profumo ? Quando mai aveva sentito il suo profumo ? Perché aveva male alla testa e voglia di bere, da quando si era alzato ? Cos’era quella sensazione che aveva provato entrando nel motel dove la prostituta era stata massacrata ? La nausea della claustrofobia gli fece spalancare anche quella finestra.
Il paesaggio era desolante. Una strada scura, una casa di mattoni rossi, un campo ed in fondo la ferrovia. Si massaggiò le palpebre. Sentiva che c’era qualcosa di strano, da trovare lì prima che arrivassero gli agenti di Scotland Yard, ma non era capace di mettere a fuoco che cosa.
Uscì. La cucina era un angolo compresso fra la camera da letto e il corridoio. Il gas non presentava macchie, ma in compenso quasi due dita di polvere. L’acqua che gocciolava debolmente sul lavandino di acciaio, gemette quando Dylan fece per aprire il rubinetto.
Si massaggiò le gote. _ Qui non ha cucinato da settimane…mesi addirittura…Non ha nemmeno aperto l’acqua. E’…è tutto sporco ma la cucina non presenta macchie di cibo, solo di polvere….e scommetto che…_
Aprì un grosso frigo di color verde, che dominava lo spazio opposto alla cucina a gas, e s’irrigidì.
Adesso c’era una cosa che davvero faceva formicolare il suo quinto senso e mezzo !

Dalla finestra poteva vedere uno sconsolante panorama costituito da una ferrovia immersa nella nebbia, una campagna gelida e grigia, e mucchi di persone che aspettavano silenziose e tristi sulla pensilina.
La barba….aveva la barba ispida. Si scompigliò i capelli e scacciò il mal di testa e la voglia di alcool.
Londra era laggiù, lontana eppur vicinissima, come aveva sempre pensato.
Londra con le sue persone indaffarate e compresse in una realtà quotidiana e alienante. Ignare del pericolo che “loro” costituivano. Di ciò che sarebbe accaduto.
Il freddo gli aggredì il petto nudo e non fece nulla per scacciarlo. Lo manteneva lucido e attivo. Meno male che ora non pioveva più.
Il rumore della pioggia era sempre tetro e malinconico. Lo detestava.
Guardò sopra il letto.
Dentro lo zaino che custodiva tutte le poche cose importanti della sua vita, c’era l’arma e i due libri.
Custoditi gelosamente, protetti da un panno lindo e asciutto, che cambiava non appena prendeva un colore grigio e si inumidiva. Quei libri…Per ciò che diceva uno di questi, era mortificante lo squallore e la povertà al quale era costretto. Avrebbe dovuto custodirlo in una teca al centro di una cripta o di una cattedrale per la sua importanza. Ma ciò era ancora possibile, se mai un giorno il mondo avesse avuto modo di sapere.
Ma ora….era necessario che li portasse con se. Adempiere alla propria missione era difficile e doloroso. Ma quanto necessario ! Quanto indispensabile !
Si sedette per terra e aprì il libro più piccolo rilegato in pelle scura, quello illuminante e sacro al pari dell’altro, anzi forse ancor di più, , posandolo con cura sul letto, sopra il panno lindo e asciutto.
Si guardò le mani. Aveva faticato a detergerle. Prima…poche ore prima erano tutte sporche di sangue.
Mostri…il mostro….
_ E tu cosa sei ?_, pensò.
Ogni giorno diventava sempre più difficile.
Loro…i servi del demonio, erano senza fine…senza fine….
Era una lotta…un guerra…e le donne…lascive, sensuali, vergognosamente nude nei poster e nei giornali, nei film schifosi e pornografici. Eliminarle era doloroso e terribilmente difficile. Ma doveroso, sacro !
E si era accorto, da pochi giorni, che loro erano passati dalla difesa passiva, a ben altro.
Sapeva che lo stavano cercando. Ma non sarebbe stato facile eliminarlo.
_ Sono sfuggito alla morte tante volte, da apparire come un anacronismo ai suoi occhi, ed è per questo, forse, che si è presa gioco in modo così crudele, di me…_, pensò.
Ma seppe anche che era inutile cercare scuse tanto filosofiche e profonde…
Era caduto nella tentazione…Era irresistibile, per lui, quel richiamo.
Guardò il libro, aperto sul letto, schivando la sporcizia che era ovunque.
Lo afferrò, sfogliandolo con le dita magre.
“ Io sono leggenda.”


Chiarisco, onde evitare linciaggio o pira purificatrice: nessuna pretesa di ricalcare il capolavoro di Matheson. Solo un banale omaggio. Kiss. La Strega.

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 Oggetto del messaggio: Re: Dylan Dog 666/ terza fase
MessaggioInviato: mer mar 21, 2012 12:16 pm 
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Rise.
Aprì l’ultima pagina.
“ Il cerchio si chiude. Un nuovo terrore nasce dalla morte, una nuova superstizione penetra nell’inespugnabile fortezza dell’eternità.
Io sono diventato leggenda. “
Camminò, sfiorando la sporcizia con i piedi nudi, mentre ratti, ragni, insetti immondi, dividevano con lui la perenne oscurità del suo giaciglio. O della sua mente.
Quelli che doveva purificare…erano come quelle creature sporche e orrende. Erano ovunque.
Donne per lo più…ed erano tante….troppe perché potesse fermarle tutte…
Aprì la finestra, guardando il cielo denso e plumbeo, come una volta di una caverna, come una punizione di Divina…o del diavolo…
Presto sarebbe tutto finito…
Controllò la lista. C’era un altro nome, un’altra donna. Erano donne, per lo più…
Ma questo non cambiava la realtà delle cose. Dovevano morire, tutte quante.
Tutti quanti, come era accaduto a coloro che amava, almeno duemila anni fa.
O fra... ?
Sputò un poco di sangue a terra. Si può lottare contro il male, certo. Ma si deve anche ammettere che esso, prima o poi si impadronirà di noi, che lo si voglia o meno.
E quando questo avviene, solo la preghiera e la purificazione possono salvarci.
Si sedette a terra. La Bibbia da un lato, il libro dall’altro.
Benché sapesse, volle ancora una volta leggere che gli sarebbe inevitabilmente accaduto ora, dopo che aveva divorato quel cuore nero.
Lesse e si sentì morire dentro. Come era avvenuto anni prima…
Due lacrime rigarono il viso di Dylan Dog.




Il frigo era colmo di sacche di sangue ! Ce n’erano almeno sette, stipate in ogni spazio libero.
Ne esaminò due. Nessun marchio ospedaliero, nessuna sigla di riconoscimento.
Dovunque provenisse quella roba, certo era illegale.
Aprì anche il freezer. Stessa cosa. C’erano sacche congelate, anche queste senza sigle, senza codici, senza nulla.
Ora tutto appariva chiaro, e proprio per questa ragione, ancor più assurdo.
Rovistò in vari cassetti, quasi tutti colmi di foglietti scritti a penna, e alla fine trovò un’agenda di pelle.
Tanti numeri di telefono, per lo più cellulari. Cosa del tutto normale per una prostituta.
Fu in quel preciso momento che rammentò Bree Daniels.
Trattenne un groppo di commozione. Come aveva potuto dimenticarla, anche per un momento, dopo aver veduto Marion ?
Bree….morta di AIDS in un letto di ospedale, tenendogli la mano, mentre pronunziava in modo corretto il suo nome…
Fece scorrere le pagine rapidamente fra le dita. C’era solo un nome, segnato a margine, in rosso.
Uno solo.
S’infilò in tasca l’agenda, certo che Bloch lo avrebbe incenerito per questo.
Eppure sentiva che c’era qualcosa che lo riguardava, in quella vicenda.
E non solo per la delirante accusa mossagli dal pappone….
C’era Bree che sembrava guardarlo, adesso, e sorridergli.
Ma ciò che aveva veduto in quella camera di motel, era ancora più agghiacciante di quel che poteva essere alla prima apparenza. Non si trattava solo un delitto efferato e folle.
Marion non era solo una prostituta. Quel lenzuolo mordicchiato…quelle sacche di sangue… Nachzehrer….

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 Oggetto del messaggio: Re: Dylan Dog 666/ terza fase
MessaggioInviato: lun mar 26, 2012 1:48 pm 
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Dunque...si torna alla pubblicazione. In questo momento sono un po confusa, non è che abbia tutta la testina x scrivere...cmq mi riprometto di andar avanti. Anche a disegnare sono incasinata...

Una masticatrice di sudari…una vampira ! Una vampira generalmente innocua, almeno nelle leggende e negli scarni scritti a riguardo, che riposava di giorno e si muoveva di notte.
Si limitava a consumare piccole quantità di sangue, e a masticare il sudario che le accompagnava il riposo diurno, come in una catarsi dalla quale era impossibile liberarsi.
Ciò calzava alla perfezione con il lavoro di Marion, con il suo uscire di rado o quasi mai di casa durante la giornata, con la cucina e i fornelli mai utilizzati e soprattutto con le sacche di sangue stipate nel frigor.
E forse anche con quel nome, marcato di rosso.
E se davvero Marion era ciò che appariva evidente, almeno per lui abituato a misurarsi con ciò che appariva meno evidente per altri, era anche chiaro chi l’avesse uccisa e perché l’aveva fatto a quel modo.
Un brivido gli tagliò la schiena. Dunque esisteva un cacciatore di vampiri, a Londra.
Quel omicidio era seguente ad una caccia al vampiro. Le altre quattro donne erano tutte vampire o similari.
E se era così, quanto forte era il pericolo ? Ed il cacciatore, o i cacciatori, che tipo di persone potevano essere ?
Uscì dall’appartamento e giunto in strada prese una profonda boccata d’aria. Era arrivato lì per delle risposte e com’era immaginabile, aveva ricevuto solo altri dubbi e domande.

Quando rientrò era pomeriggio inoltrato.
Le domande echeggiavano nella mente di Dylan Dog insieme ad una sorta di malinconia pesante e solida.
Aveva una fame feroce e la voglia....quella voglia di bere che credeva di aver sopito da anni.
Notò due auto della polizia posteggiate fuori da Craven Road 7. Lampeggianti spenti.
Con la coda dell’occhio vide anche una camionetta sull’angolo della strada.
Silenzio. Tanto, troppo.
Esitò un istante prima di infilare la chiave nella toppa.
Il corridoio era immerso nel buio. C’erano le solite statue di cera con i vari mostri e vampiri classici e Dylan pensò a quanto fosse curiosa quella situazione. La polizia ricercava un assassino…come spiegare ciò che realmente stava accadendo, se nemmeno lui stesso ne era completamente sicuro ?
Aprì la porta dello studio e vide Bloch, Groucho e due agenti ritti in piedi, di fronte a lui.
_ Dylan…._, il tono di Bloch era lento e freddo. Oltretutto non l’aveva chiamato Old boy, ma Dylan.
Aveva un’aria stranamente formale.
_ Vecchio…mi fai visite a domicilio troppo spesso ultimamente._, disse Dylan , sedendosi sull’alta poltrona accanto alla scrivania.
Groucho prese a camminare per la stanza a passo largo, senza dire alcuna battuta.
_ C’è una cosa che voglio che tu sappia. Anche se commetto un grave errore nel comunicartela.
L’ispettore capo di Scotland Yard ti ha formalmente inserito nella lista degli indiziati, Dylan. _
Lui lo fissò come se lo trovasse davanti per la prima volta, al corso dell’accademia di Scotland Yard.
Stranamente l’agenda che aveva in tasca sembrava aver aumentato di peso. La sentiva nella tasca della giacca nera e per qualche secondo fu certo che stesse anche crescendo di misura e che presto sarebbe scivolata fuori e che Bloch l’avrebbe scoperto come un bimbo con le mani nella marmellata.
Deglutì lentamente e per una ragione che non comprendeva fino in fondo si sentì leggermente a disagio.

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 Oggetto del messaggio: Re: Dylan Dog 666/ terza fase
MessaggioInviato: lun mar 26, 2012 2:25 pm 
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Non so se si debba commentare qui, nel caso eliminate o spostate. Segnalo:

"E se davvero Marion era ciò che appariva evidente, almeno per lui abituato a misurarsi con ciò che appariva meno evidente per altri" : sintassi incerta, ripetizioni forse volute, ma pesanti.

"Quel omicidio era seguente ad una caccia al vampiro" : errore grammaticale, e in generale frase bruttina da leggere.

"La sentiva nella tasca della giacca nera e per qualche secondo fu certo che stesse anche crescendo di misura e che presto sarebbe scivolata fuori e che Bloch l’avrebbe scoperto come un bimbo con le mani nella marmellata." : troppe coordinate.

"Deglutì lentamente e per una ragione che non comprendeva fino in fondo si sentì leggermente a disagio" : avrei messo una virgola dopo "lentamente".

In generale molte ripetizioni, ma comunque bene.


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 Oggetto del messaggio: Re: Dylan Dog 666/ terza fase
MessaggioInviato: lun mar 26, 2012 4:30 pm 
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Segnala, segnala....prendila come una cosetta messa giù tanto per perder tempo. Il mio italiano è come il mio cuore...fa bum bum spesso. Cmq grazie.

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MessaggioInviato: lun mar 26, 2012 8:41 pm 
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dogares ha scritto:
Segnala, segnala....prendila come una cosetta messa giù tanto per perder tempo. Il mio italiano è come il mio cuore...fa bum bum spesso. Cmq grazie.

Mio Dio, questa donna è una poetessa! Un plauso! :D
Non ho ancora letto tutto il papiello che hai postato sù, ma lo leggerò, perchè ho letto velocemente alcune parti e mi sono piaciute.

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Se è vero che una fetta di pane cade sempre dal lato imburrato e che un gatto cade sempre in piedi, lasciando cadere un gatto con una fetta di pane sulla schiena nessuno dei due cadrà  mai per primo e dunque si avrà il moto perpetuo.


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 Oggetto del messaggio: Re: Dylan Dog 666/ terza fase
MessaggioInviato: mar mar 27, 2012 1:44 pm 
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Grazie a te tanque ( tanke tanque...ma fa pena...come rima ).
Domani nuovo post. In sti gg ho la testa nelle nuvole ma mi prometto di proseguire che il finale l'ho già in mente e mi par carino.

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 Oggetto del messaggio: Re: Dylan Dog 666/ terza fase
MessaggioInviato: mar mar 27, 2012 6:06 pm 
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io attendo allora! ;)
mmm, sì, "tanke Tanque" è pessima. :D

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 Oggetto del messaggio: Re: Dylan Dog 666/ terza fase
MessaggioInviato: mer mar 28, 2012 1:05 pm 
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_ Stai scherzando, Bloch ? _ Lui scosse appena la testa. _ Affatto. Abbiamo visionato la telecamera di un parcheggio che da sulla strada a senso unico che porta al motel. Alle ore 11.45 Am di ieri, è passata un auto chiaramente identificabile con un maggiolone Volkswagen bianco con capotte nera. Anche se le immagini sono abbastanza sfocate, si nota che sul lato passeggeri c’è una donna e che alla guida un uomo. _
Bloch si sedette davanti a Dylan fissandolo. Lui picchiettò i polpastrelli gettando uno sguardo severo ai due “bobbies” che stavano ritti dietro al ispettore.
_ Cos’é…devi chiedermi dove mi trovavo a quell’ora ? _
Bloch grugnì appena. Quell’uomo burbero e disincantato era avvezzo a qualsiasi sorpresa.
Ma forse non a questa situazione. _ Se non ti spiace, si ! Capirai benissimo che questa coincidenza, unita alla testimonianza confermata a Scotland Yard di un testimone oculare, mi costringe a farlo. E preferirei farlo qui, a casa tua, che nel mio ufficio…_
_ …In stato di fermo….questo non lo hai aggiunto, vecchio ! _ pensò Dylan.
_..Dove vuoi che fossi…? Ero qui, con Groucho a finire il galeone ! _
Bloch si voltò verso il baffuto assistente di Dylan e lentamente disse:
_ Tu che ne dici, pazzoide ? _. Groucho aspirò forte dal sigaro. Fissò per un istante Dylan e Bloch.
Comprese immediatamente la sola cosa che avrebbe dovuto dire per aiutare entrambi.
_ Che il colmo di un gelone è farsi costruire dal capo. Meglio dalla coda.
E che la vita mondana di Dylan è come quella di una vecchia suffragetta puritana…tutto casa e galeone ! _
Bloch alzò gli occhi al cielo. _ Sarebbe un modo per confermare l’alibi del tuo amico ? _
_ Io non confermo e non smentisco, non mi fermo e non frinisco, non affermo e non nitrisco, né abito a San Francisco, boss ! _
Uno dei due poliziotti, si grattò appena la fronte.
Bloch sbuffò, alzandosi pesantemente dalla sedia.
_ Va bene, va bene… del resto che potevo aspettarmi…Old Boy…ti consiglio caldamente di rimanere a disposizione per eventuali chiarimenti e per una deposizione firmata da stilare in ufficio. Evita qualsiasi sciocchezza, il che detto ad uno come te…_
Groucho fece cadere una manciata di cenere dal sigaro, alzando le sopracciglia ed esclamando:
_ …vale come a me e se, c’è e de, tre e se. Altro non dico, ne c’è ! _
Bloch scosse la testa. _ Ecco, mi mancava anche questa. Ci si vede, ragazzo. _
Dylan non si mosse di un millimetro. _ Speriamo non in questo modo, vecchio ! _
Bloch annuì, facendo un cenno ai due agenti che lo seguirono, mentre Groucho camminava appena dietro loro, a passi larghi, declamando: _ Non vedete bene ? Normale, vista l’età. Accadde anche ad un mio amico, di non vedere più nulla, eppure era giovane. Di lui dicevano che era un idiota. Solo quando si accorse di esser in una stanza buia, con la luce spenta e gli occhiali da sole, ne ebbe la conferma ! _
Li vide salire sull’auto di ordinanza e sparire lungo Craven Road. Allora assunse una espressione incredibilmente seria e richiuse la porta di legno alle sue spalle.
Quando si trovarono nella stanza da soli, cadde un silenzio profondo che durò qualche secondo. _ Grazie amico mio…_ si limitò a dire Dylan, mentre Groucho camminò un poco senza meta con le mani dietro la schiena.
_ Di niente capo. Sei comunque il mio datore di lavoro. Vedi di ricordartelo, quando Scotland Yard ti metterà in galera a vita ! _
Ma Dylan non ebbe modo di udirlo. Era immerso nei propri pensieri. Non amava affatto mentire a Bloch. Ma per quanto cercasse di far forza con la propria memoria, ciò che era accaduto la notte precedente, era immerso nell’oblio.

Adesso aveva ricominciato a piovere. Londra era piovosa in questa stagione. Si alzò il bavero della giacca nera e prese a camminare lungo la via, sentendo i propri passi che si perdevano nelle pozzanghere e nei rumori delle auto.
Siete tanti, tantissimi qui. Come una volta era anche da me. E non capite. Nessuno può farlo. Non capite il pericolo ancestrale che vi minaccia, che serpeggia fra di voi, presunti normali, come una creatura del male.



Si chiude con un inizio questa parte. Ora ho ben chiaro come getire la vicenda, ammesso che ci riesca. Siate clementi e buoni che l'ho scritta di notte, con i sensi in tumulto e altre cosette che rovistavano dentro nello stomaco.
Kiss. La Strega

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