Cravenroad7

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 Oggetto del messaggio: HORROR: discussioni varie
MessaggioInviato: ven ott 02, 2020 6:30 pm 
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Stimolato dalle interessantissime questioni dell'amico Valla (che hanno portato ad una serie di stimolanti riflessioni), colgo la palla al balzo per mettere in piedi un topic dedicato esclusivamente alle nostre elucubrazioni sul genere horror, in primis al suddetto genere rapportato al fumetto Dylan Dog.
Qui potete trovare quanto scritto in precedenza:
https://www.cravenroad7.it/forum/viewtopic.php?f=8&p=508780#p508780

Ma per comodità butto tutto o quasi qui dentro...

I punti proposti dal buon Valla sono questi:

1) cos'è horror oggi, nel senso cosa può oggi assolvere al principio fondamentale dell'horror, quindi spaventare?
2) quanto (e magari perché) è realistico pensare al giorno d'oggi di spaventare attraverso il media fumetto?
3) chi sono o potrebbero essere (se ce ne sono) i giusti interpreti per realizzare un fumetto REALMENTE horror?
4) quale tipo di horror è più "efficace" nel media fumetto e su Dyd in particolare?
5) quali aspetti potrebbero/dovrebbero essere preponderanti, su Dyd in particolare, per riuscire a fare paura (trama, disegni, temi di fondo, ecc..)?


Ai quali il sottoscritto ha risposto:

1) L'horror oggi è esattamente l'horror di ieri: spesso anacronistico (esprime paure ancestrali, delle quali si sono occupati fior di scrittori da tempi indefiniti. Ma anche registi, da tempi sicuramente più contenuti) ma può anche vivere di paure "cronistiche" e sociali (la paura del "diverso" su La Cosa, certi media sul fantahorror carnografico Videodrome, le "rivolte dal basso" - ceti bassi pronti a destabilizzare il tessuto connettivo sociale - su "La Notte Dei Morti Viventi", il consumismo su "Zombi" etc.). Quindi l'horror vive di paure eterne e/o attuali.

2) Magari avere la pretesa che [oggi] si possa spaventare con il media fumetto è azzardato, ma non assurdo. E se non è possibile "spaventare" appieno, è possibile "disturbare", creare un senso di spaesamento, di angoscia: questo è l'effetto che mi ha fatto una lettura come "La Macchina Umana", e, a distanza di anni, lo stesso effetto continua a farmelo "Fra La Vita E La Morte", "Dal Profondo" e altri.

3) Bravi autori capaci di capire quali corde toccare almeno per angosciare, disturbare, creare un senso di prolungato spaesamento anche finita la lettura di un albo. A questo si dovrebbe mirare, penso, piuttosto che raccontare storielle scialbe articolate con poca convinzione.

4) Io direi che su Dylan Dog un horror dai risvolti "gotici" (ma anche "neo noir") ci starebbe bene. Ma se uno sceneggiatore ha veramente la capacità di disturbare, può toccare veramente qualsiasi tipologia di narrazione "perturbante" (cit. Danilo Arona).

5) Un equilibrio tra gli aspetti da te proposti (chiaramente trama e tema di fondo [e atmosfere] potrebbero avere una netta preponderanza sui disegni, che comunque dovrebbero contribuire al terzo punto [la creazione di atmosfere]. Avere ottimi disegni è molto importante, anche se forse non indispensabile).

Altra risposta è venuta dal buon rimatt:


1)L'horror (il buon horror, perlomeno) deve prendere spunto dalla contemporaneità. Quali sono gli orrori di oggi? La pandemia (declinabile con: diffidenza nei confronti degli altri, minaccia incombente, claustrofobia, ansia per il futuro ecc.), la progressiva disumanizzazione dei rapporti fra individui (in ogni ambito sociale e professionale), l'instabilità... basta guardarsi un po' in giro.

2)Si può spaventare con il fumetto e con qualsiasi altro media.

3)Ce ne sono un'infinità, ma direi: quelli che meglio sanno leggere e raccontare la contemporaneità. Gli autori ci sarebbero.

4)Quello sociale, vale a dire quello che usa la chiave di lettura dell'horror per raccontare la realtà in cui viviamo. A ogni livello, secondo me.

5)Le tematiche, fermo restando che senza una buona sceneggiatura non si va da nessuna parte.



Nel caso vogliate dire la vostra non esitate: gli spunti offerti sono molto interessanti e contiamo di sentire anche il vostro parere.

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 Oggetto del messaggio: Re: HORROR: discussioni varie
MessaggioInviato: ven ott 02, 2020 10:48 pm 
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Iscritto il: mar set 07, 2004 7:10 pm
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1) cos'è horror oggi, nel senso cosa può oggi assolvere al principio fondamentale dell'horror, quindi spaventare?

Le contraddizioni insite nel nostro stile di vita. La precarietà, in senso lato, che ha preso piede negli ultimi dieci anni. Scoprire quanto il vicino di casa, l'amico o il parente siano totalmente influenzati da qualsiasi panzana leggano (questo mi fa rabbrividire). Sapere che ogni cosa reputata come ovvietà fino a poco tempo fa , oggi sarà messa in discussione da un gruppo di persone . Qualsiasi cosa.
Forse il prodotto che più ha centrato questi temi negli ultimi anni è stato Black Mirror.

2) quanto (e magari perché) è realistico pensare al giorno d'oggi di spaventare attraverso il media fumetto?

Più che spaventare parlerei di inquietare. A quello dovrebbero puntare gli autori.

3) chi sono o potrebbero essere (se ce ne sono) i giusti interpreti per realizzare un fumetto REALMENTE horror?

Non voglio andare fuori tema ma la parola horror mi sembra riduttiva. Non c'è solo l' aspetto dello spavento. Mi viene in mente Dino Buzzati, di cui sto rileggendo l'antologia 60 racconti.
In poche pagine riusciva a creare un racconto angosciante pur non essendo quasi mai horror. Detto questo autori dotati ce ne sono e ce ne sono stati. Non tutti hanno questo "dono", però.

4) quale tipo di horror è più "efficace" nel media fumetto e su Dyd in particolare?

La serie Dylan Dog ha (avrebbe?) la fortuna di poter spaziare su qualsiasi tipo di horror. Alla fine, che vincoli ci sono che possono ostacolare una buona idea?
L'unica cosa da evitare come la peste era spostare l'attenzione dal contenuto al contenitore ma purtroppo sappiamo com'è andata.


5) quali aspetti potrebbero/dovrebbero essere preponderanti, su Dyd in particolare, per riuscire a fare paura (trama, disegni, temi di fondo, ecc..)?

Trama, sceneggiatura e temi.
I disegni al 95% delle volte basta che non facciano danni ed a me basta ed avanza.
Per il restante 5% stiamo parlando di Dall'Agnol o Bacilieri ed allora guardo e poi leggo.


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 Oggetto del messaggio: Re: HORROR: discussioni varie
MessaggioInviato: ven ott 02, 2020 11:26 pm 
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Grazie del contributo Jones!!! :)

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 Oggetto del messaggio: Re: HORROR: discussioni varie
MessaggioInviato: sab ott 03, 2020 12:41 pm 
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Grande Nima! E grazie Jones!

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 Oggetto del messaggio: Re: HORROR: discussioni varie
MessaggioInviato: dom ott 04, 2020 11:56 am 
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Credo che la domanda principale sia mal posta. Non è che l'horror moderno si fondi su presupposti così marcatamente diversi da quello dell'horror anni '80. Ha delle forme specifiche e abbastanza uniche, così come quello degli anni '80 è riconoscibile per altre peculiarità, ma alla fine si tratta appunto di forme, quindi di tecnica/approccio. Oggi ci sono autori raffinatissimi e sofisticati come Ari Aster e lavori infinitamente più rozzi come quelli di James Wan, ma alla fine anche negli anni '70/'80 c'erano da un lato L'inquilino del terzo piano e dall'altro Luci Fulci (che - cerchiamo di sfatare questo mito una volta per tutte - non è mai stato riabilitato in toto e/o acriticamente, ci sono degli specifici aspetti dei suoi film che sono stati rivalutati da un certo tipo di pubblico perché a loro modo iconoclasti e formalmente quasi pornografici, ma alla fine la stragrande maggioranza dei lavori fulciani è abbastanza rozza o anche brutta, persino il celebre L'aldià è pieno di cose ridicole...). E negli anni '50/'60 c'era Hitchcock, ma anche Herschell Gordon Lewis...

Comunque, penso che sia un errore prendere spunto dagli incubi della contemporaneità e aspettarsi di costruire su questo presupposto una visione moderna dell'horror. Peraltro, credo che sia esattamente la prassi che seguono la maggior parte degli scrittori dylandoghiani contemporanei, con i risultati che sappiamo. Per me è come se avessero una lista di magagne della società moderna (la solitudine degli anziani, i sassi dal cavalcavia, il femminicidio, la pandemia...), fra l'altro quasi sempre riferite alla società italiana (neanche ai tempi di Sclavi Londra è mai stata davvero Londra ma una specie di visione stereotipata di Londra con incubi spesso molto italiani, così come in Alan Ford New York è in realtà Milano sotto mentite spoglie...). Dopodiché pensano a come costruire una storia "classica" di Dylan Dog che parli di mali "moderni". Il risultato è qualcosa che risulta datato in tutto, persino il tema coinvolto dopo qualche anno risulta già vecchio, chi riesce oggi a leggere le tirate antitelefonino di Sclavi ne Il Progetto senza alzare gli occhi al cielo?

Quello che funziona nel cinema horror contemporaneo - quello elegante e sofisticato almeno -, o meglio, quello che fa davvero paura, sono gli elementi senza tempo: il terrore dell'ignoto e del buio, la trappola claustrofobica della famiglia, la paura della solitudine e di essere respinti dalla società, ecc. In termini di "temi" non c'è nulla in un film come Hereditary, che è uno degli horror più importanti degli ultimo decennio, che non si possa ritrovare anche nello storico Rosemary's Baby o addirittura nei film prodotti da Val Lewton negli anni '40. I temi "a monte" sono uguali, ma cambia la tecnica, il limite di quello che si può mostrare, il modo di mostrarlo ecc,. Per dire, in Hereditary c'è una ricerca pazzesca sul visibile, con forme che emergono dal buio a volte distinguibili, a volte immaginate, quindi scherzi della fantasia. Per il fumetto forse il discorso è un po' diverso perché - vado a memoria - se escludi casi specifici come Battaglia o Breccia la maggior parte dell'horror fumettistico è sostanzialmente divertimento macabro, come i classici della EC Comics o, in Italia, riviste tipo Splatter. Quindi lavori più sofisticati sono anche più recenti. Però - per dire - una gioia per gli occhi come Gideon Falls di Lemire vive tantissimo delle tavole sperimentali di Sorrentino, quindi ancora una volta si parla di approccio grafico e narrativo, non di temi "a monte". Mentre Walking Dead (il fumetto, non la serie), non fa che espandere temi classici come la lotta per la sopravvivenza in un mondo ostile sposandoli con l'horror romeriano. Ora che ci penso, ci sono anche esempi meno recenti: Recchioni fa tanto il superiore quando parla di Neil Gaiman, ma c'è un albo di Sandman con un suicidio collettivo in un diner raccontato in modo talmente efficace che a distanza di 30 anni se lo ricordano tutti e credo ci abbiano scritto su pure un mare di saggi e articoli.

Mi viene da pensare che gli autori di Dylan siano bizzarramente troppo fumettistici, continuano a dare riverniciate superficiali a un approccio datatissimo mentre invece dovrebbero studiare approcci completamente nuovi, dimenticando pure Sclavi al limite, e trovare il modo di implementare temi "senza tempo" in modo efficace e moderno, ma magari se lo facessero sarebbe proprio il pubblico a rifiutarli. Probabilmente per aggiornarsi dovrebbero andare a "pescare" altrove, in Dylan tutto è terribilmente derivativo da film horror o da altri albi di Dylan, ma ci sono fonti d'ispirazione inesplorate e abbastanza inedite. Per dire, in Aster c'è molto più Bergman (non Il settimo sigillo) e Haneke che Argento o Craven. Alla fine Ambrosini piace perché, oltre a essere un bravo narratore, mescola tutto con influenze insolite dall'arte medievale e dalla Mitteleuropa. Però per modernizzarsi dovrebbero veramente cambiare tutto, modo di lavorare, letture, approccio ecc e non so quanto sia possibile, per dire: la maggior parte degli autori di seconda generazione sembra impantanato in metaforazze grossolane che per alcuni sono quasi un marchio di fabbrica, altri - come Chiaverotti, che non mi è mai parso un uomo di grandi letture - hanno un loro stile ormai collaudato, come fai a farli cambiare...


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