Quando Tex si chiamava KillerBonelli svela aneddoti e retroscena dei suoi personaggi
in un video inedito: «Le storie non finiranno mai»
MILANO - Da giovedì i personaggi Bonelli «invadono» lo Spazio Oberdan. Un mini-allestimento dedicato a Tex, Dylan Dog e altri eroi apre la strada alla presentazione (il 13 aprile) del documentario «Sergio Bonelli – L’avventura del fumetto» realizzato dal giornalista di Rai3 Andrea Bosco. Il video fa parte della collana curata da Massimo Cecconi per la Provincia «Gente di Milano. Storie, volti e figure della cultura milanese contemporanea» che per la prima volta celebra le nuvole parlanti. E la scelta non poteva che cadere su Sergio Bonelli: editore «principe», scopritore di talenti e creatore di miti (Zagor e Mister No i suoi eroi autografi più amati). Un viaggio dagli esordi artigianali (quando suo padre Gianluigi e Aurelio Galleppini crearono il mitico Tex) all’«eredità » della tradizione. Fino all’attuale status di leader di settore e al debutto da protagonista nel medium da lui più amato: il cinema. Bonelli: da cinefilo a star. «Il cinema è la mia passione. Da spettatore. Avevo già rilasciato interviste video in passato, ma con riluttanza: non mi piace molto rivedermi, ho sempre preferito radio e giornali. Andrea Bosco, amico da tanti anni, mi ha preso però “per stanchezzaâ€: e così è finita che ho passato sei ore davanti a una telecamera. Comunque non succederà più, lo prometto!». Cosa vedremo nel film? «Soprattutto, un omaggio alla città e alla storia dei miei genitori, che lo apprezzerebbero. Ho portato la troupe in giro per Milano: da via Rubens, dove mio padre iniziò la carriera, alla sede “intermedia†di via Francesco Ferruccio, fino all’attuale roccaforte di via Buonarroti. Da una piccola azienda milanese di quartiere a una grande casa editrice».
Memorie “sul campoâ€, quindi. E aneddoti?
«Il primo cognome di Tex era Killer, non Willer. Mia madre Tea si oppose: lo considerava violento. E così l’iniziale cambiò. L’ho ricordato, mentre giravo, ma non so se sia stato salvato in montaggio… sorprenderà anche me rivedere tutto. Ho voluto registrare buona parte di memorie all’ombra del monumento di Butti a Giuseppe Verdi, qui in Buonarroti: è un po’ il testimone muto e immobile del mio lavoro, volato a velocità massima in mezzo secolo di storia trascorso nel frattempo».
Che cosa è cambiato?
«Tutto, è ovvio. Tranne la passione. Il concetto stesso di fumetto “popolare†non esiste più. I numeri con cui gli editori fanno i conti indicano una regressione costante. Che non significa necessariamente la fine del mezzo, ma una trasformazione della fruizione. Tutto lascia credere che il fumetto non sarà più un prodotto “di massaâ€, ma per soli appassionati. Adulti».
In che senso?
«Anni fa “Topolino†vendeva un milione di copie e “allevava†nuovi lettori per tutti noi. Oggi i bambini non hanno più i “giornalini†come priorità del tempo libero, e l’editoria si è giocata il ricambio generazionale. Ma l’attenzione dei media nei confronti del fumetto non è mai stata così alta come ora. Quindi, anche se spesso mi autodefinisco scherzosamente un menagramo, guardo con ottimismo al domani. Le storie da raccontare non finiranno mai».
Il video «Sergio Bonelli – L’avventura del fumetto» di Andrea Bosco fa parte della collana Gente di Milano e sarà presentato in anteprima durante una serata allo Spazio Oberdan martedì 13 aprile (viale Vittorio Veneto 2, ore 21, ingresso libero). Con l’autore, introdotti da Novo Umberto Maerna, intervengono lo stesso Bonelli e il filosofo della scienza-fumettofilo Giulio Giorello. Già da giovedì nel foyer dell’Oberdan saranno invece in mostra alcune tavole originali e sagome dei personaggi di Bonelli Editore, da Dylan Dog a Martin Mystere, passando per Ken Parker e Magico Vento e ovviamente Tex. Per informazioni, tel. 02.77.40.63.83.
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