Diciamo innanzi tutto che un primo obiettivo (puramente personale) Jan Dix lo ha raggiunto.
Ho cominciato a studiare un po' di storia dell'arte!
Come avevo previsto, il fumetto è riuscito a incuriosirmi quanto basta per colmare mie imperdonabili lacune.
Questa mattina ho imparato a conoscere Vermeer e Van Meegeren (leggete la sua storia se non ne sapete niente, perché ha dell' incredibile!!!).
Solo gli input culturali che ho ricevuto dalla storia, dunque, varrebbero l'acquisto.
Parlando dell'albo.
L'inizo è davvero bello. Non ho percepito alcuna forzatura nella tecnica usata per presentare i vari personaggi.
L'albo è una riflessione sulla figura di Rezso Cadar e su come la sua opera di imitazione dell'arte viene interpretata da un artista (imitare=carpire alla natura il segreto della creazione) , da un collezionista (imitare=mettere in percolo un sistema economico e sociale e generare il caos) e da un giudice (imitare=patologicamente annullare se stessi per smarrirsi nella psiche dell'altro).
A livello filosofico è un albo, dunque, ricchissimo di spunti.
La sceneggiatura (nonostante, a mio giudizio, Ambrosini perda qualche colpo nelle scene di pura azione con soluzioni un po' macchinose) ha un ottimo equilibrio nei tempi narrativi e tutto gira con il miglior ritmo possibile per la trama scelta di raccontare.
Dove stanno i limiti di questo primo numero?
1) Il protagonista non è caratterizzato. O meglio, lo è ma in maniera troppo sottile per uscire dalla carta (*cit. Rimatt! - per me anche meno di Napoleone!), per creare empatia con il lettore
2) La grafica della copertina: è anche peggio di quello che mi aspettavo
3) L'uso delle fotocopie nelle vignette che riproducono le opere di Vermeer (lo trovo terribilmente antiestetico)
A.
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