Comprato, ma non letto.
Ci vorrà del tempo.
Preferisco invece parlare dell' idea del "Romanzo a fumetti" in sè.
A quanto pare l' iniziativa ha riscosso un certo successo.
Eppure a me non piace.
Io amo la serialità.
Amo i fumetti come compagni di viaggio in uno preciso e diluito periodo della mia vita.
Questo non significa che debbano venir meno le graphic novels (cosa sarebbe la mia vita senza Watchmen, VforVendetta, e gli autoconclusivi di Miller o di Eisner...), ma sono capolavori in quanto eccezioni.
DragoNero non mi sembra (giudicando i vostri commenti) imprescindibile.
E la tentazione (e ora parlo anche a livello commerciale) di poterne fare a meno è forte.
Una serie, meglio ancora una MINISERIE (è questa infatti, a mio parere, la formula vincente!), consente più chance a un personaggio. Offre la possibilità di mettere in discussione le proprie impressioni iniziali. Oltre a permettere una maggiore visibilità in virtù della sua più lunga permanenza in edicola.
Così è stato, ad esempio e nel mio caso, per Julia o per Brad Barron.
Il "Romanzo a fumetti" si "trova costretto" ad essere un capolavoro senza possibilità di appello o almeno ad essere qualcosa di unico nel suo genere.
Una simile iniziativa ha bisogno di nomi forti al timone, non di rispettabilissimi (ma inadatti a questa formula editoriale) artigiani.
Enoch poteva anche starci (per quello che è in Francia, per quello che ha rappresentato SprayLiz nell' immaginario fumettistico degli anno 90...), ma Vietti? Matteoni? Sicuramente in gamba (non sarebbero in Bonelli), ma davvero accostabili alla (forse solo mia) percezione di un progetto editoriale come quello dei "Romanzi a Fumetti"?
Non era allora meglio, per loro, una miniserie?
Non so, forse avevo aspettative più "autoriali"... non perchè "autoriale" è meglio di "popolare"... semplicemente perchè diverso nel panorama bonelliano.
Queste alcune riflessioni ancora in embrione sull' iniziativa in sè. Non escludo affatto di contraddirmi a riguardo in futuro.
A.
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