Per nulla d'accordo. Copio e incollo il mio intervento dal forum di Tex:
Dampyr n. 132
La donna nello specchioSoggetto e Sceneggiatura: Diego Cajelli
Disegni: Alessandro Baggi
Ottimo antipasto all'attesissima superstoria che andrà ad iniziare il mese prossimo, di quelli che in genere fanno cucinare a Mignacco, invece stavolta ai fornelli c'è un Cajelli in gran forma ed è tutto di guadagnato. Finora le cose migliori di Cajelli su Dampyr mi sono parse essere le tre storie pubblicate sul mensile nel 2009, e curiosamente questa pare essere un compendio di quelle tre: c'è l'ambientazione balcanica (Il cuore di Gorislav), o vampiro nnammurato (La nave fantasma) e la Temsek (Sfida alla Temsek). Immancabile nelle storie dello sceneggiatore il solito cattivo votato alla professione con ostinazione da samurai, questa volta un curioso vecchiaccio forse un po' rimbambito, che con intrigante intuizione gli autori hanno dotato del tristissimo muso lungo di William Burroughs...
Per quanto stereotipato anche il personaggio del mostricione Ozzy sta tra il sinistro e il patetico, un sanguinario bestione senza cervello fedelmente cieco al suo padrone. Questa specie di variante vagamente crepuscolare, nelle storie di Cajelli più strettamente vampiriche, mi garba parecchio. Oltre a ripresentarci un maestro (e non uno a caso) in fase romantica e dotato di qualche scrupolo (lascia in vita una donna che potrebbe rappresentare per lui un pericolo), Cajelli mette in tavola altri interessanti spunti sulla natura dei vampiri dampyriani. Se il coincidere tra guerre e vampiri è praticamente alle basi della serie, con l'espediente della donna che non riesce e non vuole ricordare quanto accaduto durante il conflitto jugoslavo, suggerisce un possibile parallelo tra la rimozione degli eventi storici più tragici e spiacevoli per la coscienza collettiva, come avviene nel mondo reale, e l’incapacità dell'umanità di accorgersi dell’esistenza di creature come i vampiri nella realtà dampyriana. E se questo piano di lettura me lo sono inventato io... beh rincaro la dose sdi ipotesi campate in aria e dico che ci ho visto pure un vago e significativo accenno a “Underground” di Kusturica (il Male che vive in una metropolitana londinese).
A parte tutto, un ottimo thriller horrorifico, che parte come un psicodramma allucinatorio e prosegue come un serrato racconto tutta azione.
Baggi con il suo tratto retrò che unisce iperrealismo pop a deformazione surreale è perfetto per rendere quell'ideale miscela tra atmosfere fantastiche e senso di vita vissuta dei suoi ambienti e personaggi. Se ovviamente ha modo di esaltarsi nelle scene inquietanti e psichedeliche, funziona però meno nelle scene più dinamiche. Peccato che qui e là sembra che tenti di “normalizzare” il suo stile (alcuni personaggi sembrano disegnati da Piccininno). Comunque sempre un piacere ritrovarlo.