Storia molto bella, con tanti spunti da approfondire, una tensione sempre latente - nonostante si svolga per la maggior parte su confronti a voce, modello interviste/confessioni a Martin a spasso per il New England - intrigante come da tanto non leggevo su questa testata, cosparsa di occulto moderno e mystero storico quanto basta, ma orientata nel non dare comode risposte, attingendo da argomenti delicati e conflitti non semplici da risolvere.
Punti a strafavore
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L'intro magistrale, per atmosfera, anche grazie ai disegni
terrific di Alessandrini, che si ripete con lustro nell'illustrare i versi della caduta nella spirale (pp 88-90)
I percorso parallelo tramite disegni di Izergil, che scandiscono la progressione delle indagini.
L'alchemia degli archetipi spirituali che si trasfonde nella psico-chimica contaminata di traumi ed esalazioni proibite.
La solitudine da "brutti pensieri" nelle lande boscose che inducono alla follia.
La frase chicca dal benzinajo antropologo per DNA "
L'uomo popola ciò che non conosce con cose nate dalla propria fantasia".
Forse da amante dell'horror esplicito non mi sarebbe spiaciuto vedere qualche vignetta con lo svisceramento dell'albero umano, ma capisco anche le buone ragioni per ometterlo. Resta il fatto che l'inquietudine trasmessa di questa storia vale 4 volte gli attuali DD in edicola, parlando di incubi e brividi, anche senza mostrare una goccia di sangue
.
Parlando di discorsi più estesi, contrariamente ad altri, non mi è dispiaciuta la carrellata di alchemisti dal medioevo ai rosacrociani del 1900, in quanto molto mysteriana come modello, più illustrativa che didascalica. Certo che quando ho letto del nigredo, complice un certo
DD#99, i polsi hanno tremeggiato non poco
.
L'albero rimane un po' un
blank vessel esponenziale come simbolo dell'immaginario/culturale, associabile a tutto ed al contrario di tutto. La storia per fortuna non ne risente, e sa creare numerose in suggestioni (anche svianti) in materia, anche se in alcuni casi si rischia di raggiungere l'orlo dell'onnicomprensivo - per paura di non sfruttare qualcosa? - che non sempre giova.
Il discorso che fa Clarisse a Martin in clinica è in parte delirante per quanto alcune bordate siano ben lucide. Non ho capito soltanto quel (dis)paragone tra ragazzina sanguinante e cane bastonato al cospetto delle reazioni della folla. Americani troppo
animally correct per occuparsi dell'animale umano?
Di certo molto realistica la dipendenza di ogni associazione/attività stellestrisce da fondi privati, l'allergia alle auto europee, e la mancanza di mezzi pubblici non appena si mette in naso fuori da un grande centro, rendendosi schiavi dei macchinoni per ogni funzione socio-vitale
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Solo due cose mi hanno lasciato un tantino perplesso, ma riguardano più che altro i meccanismi della sceneggiatura
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Martin sembra accettare troppo presto/automaticamente un sempice caso, per puro spirito di beneficenza, prima ancora di sapere che fosse implicata Clarisse...e questo toglie un po' di "pregnanza" al caso, prima che venga lanciato. Forse si poteva escogitare qualche chiave più sensazionalistica.
E poi Sarah Ellison-golaprofonda disquisisce un po' troppo, con troppe rivelazioni, collaborando nello scoperchiamento del passato di Clarisse in modo smodato, a mio vedere: e va bene i ricordi del gioco con "l'Altra Clarisse giusta", la tentata impiccagione, gli studi adolescenziali, la tesi ritrovata sulla terra smossa, ma quando ricorda a menadito, parola per parola, il racconto del trip sotto la betulla mi sembra sinceramente eccessivo, come contributo a effetto ritardato
.
Forse c'è un piccolo refuso, grafico: la mano che solleva il terriccio in 124.ii non sembra quella femminile con la dita affusolate di una Alina, come si vede una vignetta dopo, ma il manone masculoso di un Martin qualsiasi.
IN SINTESI: Un albo da acquistare, senza dubbio, di quelli che lascia qualcosa impresso dopo la lettura
Non ho ben capito a cosa alludete quando parlate di omaggio a
Dylan Dog che io proprio non vedo...
...ma forse vi riferite a pp 138-139 dove si ripete più volte la parola
Presenze con tre puntini di sospensione, come nel titolo del
#93.
ALOHA...