Dario84 ha scritto:
E? Citandomi le parole di Enoch vorresti dirmi cosa? Che l'Anatolia della tarda Età del bronzo entra in conflitto con le panzane omeriche? Ma questo è quello che ho definito il "lavoro filologico" svolto da Enoch: applicare ad Omero una plausibilità cronologica tale da trasformare un "cavallo di Troia" con dei soldati nascosti all'interno in una macchina mobile da combattimento, quello che siamo soliti definire come ariete, per esempio. L'autore stesso dice di cercare di ricreare un'ambientazione storica il più precisa possibile ed il primo numero semplicemente testimonia questo: come sarebbe potuta andare ipoteticamente una vera guerra della tarda Età del Bronzo in Asia Minore, una volta che la si fosse sfrondata dell'epos poetico.
Ok. Allora sgomberiamo il campo da inutili fraintendimenti. Ho usato una terminologia impropria e fuorviante, cioè "realismo storico" (anche se Rimatt per motivi ormai noti ha subitamente afferrato
). Mi sembra ovvio che, per esempio, mostrare Omero/Achille sia frutto di una ipotesi (fantasiosa o suggestiva ecc.). Così come la ricostruzione storica. Ciò che Enoch tenta di fare è creare l'illusione tangibile che si stia vivendo in quel periodo. Un "realismo storico" narrativo e non certo storico in sé, o coerentemente tale.
Dopo questa tua spiegazione mi è più chiaro il tuo punto di vista.
Cita:
Il ragionamento è capzioso: intanto sfido qualunque archeologo ad affermare COSA sarebbe il realismo più crudo di quel periodo, quello della tarda Età del Bronzo (XII secolo a.C. circa!), deducendolo dalle sporadiche testimonianze archeologiche che sono giunte fino a noi. A questo proposito, non possiamo far altro che avanzare ipotesi più o meno corroborate da corrispondenze di dati ed evidenze (e sfido te o chiunque altro a ricostruire addirittura il "reale" andamento di una battaglia di quell'epoca!). Partendo da questo assunto, di certo non mi aspetto che sia uno scrittore di fumetti a propormi un trattato di poliorcetica! In questo caso Enoch ha proposto una "storia-romanzata": è partito da un testo lirico, lo ha rimodellato in conformità ad un maggiore realismo e ad una maggiore verisimiglianza storica e su questa base ha impiantato il racconto che intendeva portare avanti.
Bene. Chiarito il punto precedente credo che qui si sciolga un altro nodo. Enoch non fa lo storico né espone i nudi fatti in sequenza. Lui crea soltanto l'ambientazione più verosimile per la sua/nostra immaginazione. E questa subisce un'ulteriore filtraggio allorché si fa narrazione. Perché uno scrittore, anche quando possiede pile di documenti su un determinato periodo storico, lavora *sempre* su un piano narrativo. E il suo linguaggio non si piega ad una mera esposizione. Quindi siamo d'accordo. Ho frainteso io.
Cita:
Quindi non capisco tu che intendi per "realismo più crudo di una battaglia di quel periodo".
Che cosa intendo?
Cita:
Triss ha scritto:
Rimatt, comunque, ha colto nel segno. In parte parlavo anche del N.2 dove questa violenza patinata e plastificata è ben più marcata. Come anche il comportamento schizofrenico della protagonista. Schizofrenico non da un punto di vista concenttuale ma narrativo. Che intendo? Che Lilith non interagisce davvero con l'ambiente (sempre narrativamente). Il suo potere smisurato la rende estranea al contesto che schiaccia sullo sfondo. E le sue crisi sono tutt'altro che umanamente (leggi anche: narrativamente) credibili. Finora.
Intanto sono contento e allo stesso tempo basito che l'intima telepatia che intercorre fra te e rimatt vi abbia portati entrambi a pensare al n. 2 quando tu esplicitamente hai citato il primo!
Ok, però anche l' intesa telepatica ha i suoi limiti. Ho detto:"in parte".
Cita:
Sul comportamento schizofrenico non mi esprimo perché non ero io a condurre la discussione secondo questo tipo di coordinate e non era a me che interessava farne una questione di "Lilith mi piace perché/Lilith non mi piace perché". (Poi fra l'altro sono anche abbastanza d'accordo con il ragionamento).
Ok. Ma ho accorpato le diverse risposte per evitare dispersioni.
Dario84 ha scritto:
Il punto è che per me nel n. 1 non si può proprio parlare né di sensazionalismo né di splatter! Non vi è alcun compiacimento o esaltazione nella rappresentazione delle scene con uccisioni e/o mutilazioni (almeno, io non l'ho avvertito). Dici bene quando fai un distinguo fra splatter e violenza, infatti nel numero invece di quello che hai definito splatter ho trovato una violenza quasi "indifferente", quella secondo cui (nell'ottica della serie) tutto è già successo, gli attori della storia sono poco più che fantasmi, la loro sacrificabilità è massima e il loro valore risibile.
Quindi sono un po' carne da macello?
Cita:
Lilith uccide alternando cinismo e rimpianti, in modo violento e allo stesso tempo svogliato, ma mai gratuitamente. A me questo tipo di violenza, quella da "cecchino" o da sicario, professionale, alla Léon, piace parecchio e non la vorrei diversa. Non voglio V(iolenza) per Vendetta, o dolorosi struggimenti interiori con tanto di profusione di lacrime e la solita fuffa alla quale hanno abituato così tanto cinema o letteratura.
Non sto dicendo di auspicarmi una violenza del genere. Rilevo soltanto che la violenza di Lilith è ancora ben lontana dal rappresentare qualcosa di altro dallo splatter.
Dario84 ha scritto:
Triss, ribadisco, ma quale verisimiglianza storica della violenza? Secondo me stiamo parlando di due cose diverse: in riferimento all'Iliade "gli squartamenti sensazionalistici, gratuiti e privi della benché minima verisimiglianza storica" possono essere quelli in cui l'Aiace di turno o Ettore alzano a mani nude un sasso di qualche quintale e lo scagliano contro il nemico (siccome nel poema vige il pensiero secondo il quale c'è stato un progressivo indebolimento fisico degli uomini, nel passaggio dall'antichità narrata all' "allora" -epoca di composizione dell'opera- contemporaneità ). QUESTO è sensazionale e inverosimile.
Non è inverosimile, o almeno è plausibile, invece, lo scontro all'arma bianca fra soldati comuni.
Così come in Lilith è sensazionale (ma non inverosimile, visti i presupposti stessi dell'opera) che una ragazza stacchi con tanta facilità il braccio dal corpo di una persona, mentre sono plausibili gli scontri armati fra soldati appartenenti a eserciti diversi.
Sensazionale può significare anche superficiale, epidermico, patinato, affettato. Sul piano narrativo. Parlo di sensazionale riferendomi alla rappresentazione della violenza ancora non del tutto matura dello scrittore.
Voglio dire che al di là delle distinzioni che tu giustamente fai, esiste un piano (lo ripeto all'infinito) che è quello narrativo in cui l'autore mostra le sue doti, la sua estetica e tutto il resto. Pur servendosi di elementi plausibilmente storici o del tutto inventati.
In questo senso, definiresti l'Iliade un'opera sensazionalistica? o, meglio ancora, un'opera in cui la fa da padrone una violenza di scarso spessore? Oppure di spessore claudicante o immaturo?
Per il resto, ribadisco, è ovvio che è sensazionale che Lilith sventri le vittime e che nello stesso tempo ciò debba essere credibile in base alle premesse. Questo però è soltanto il livello concettuale sul quale si basa detta credibilità . Essa si traduce concretamente sempre e soltanto nell'opera. E dopo la lettura di questa posso ritenere anche non credibile Lilith. Non perché distonica con la sua natura concettuale, ma perché poco definita, senza spessore ecc.
(Questo è solo un esempio per spiegare meglio il concetto).
Cita:
Se quella che contesti è la violenza perpetrata dalla stessa Lilith, allora sei in errore, perché quella violenza costitutivamente non può essere né realistica né storica (i tanto accusati super-poteri della protagonista).
Naturalmente. Ma non vorrei che tu dimenticassi che sul piano narrativo DEVE in qualche modo essere credibile. Ed è compito dello sceneggiatore/disegnatore renderla tale. Altrimenti la sospensione dell'incredulità decade.
Cita:
Al contrario, tutta la violenza di cui non è artefice la protagonista mi sembra più che accettabile e ben delineata, secondo quella che posso soltanto ritenere ancora una volta "plausibilità " di realismo storico (dal momento che, ripeto, testimonianze non ne abbiamo).
Ecco, a me sembra attraversata da un certa patinatura plastificata che non ha ancora assimilato la brutalità della violenza ipoteticamente reale. Plausibilmente reale. In riferimento all'Età del Bronzo, all'epoca romana o a qualsiasi altra. Qui lo stile e la forza di Enoch prendono il sopravvento.
Cita:
Il punto è che a me non importa che ti sia piaciuto o meno. Per me era altro quello di cui si parlava.
Rispondevo a Rimatt che desumeva dalle mie affermazioni che non mi fosse piaciuto il n.1. Ed eventualmente a chi come lui avesse creduto la stessa cosa.