CONTIENE SPOILER!!!
Appena mi sono svegliato, stamattina, sono corso in edicola e ho chiesto, come faccio mese dopo mese da 8 anni, il nuovo numero di Mister No...mi sono reso conto che in quella stessa edicola continuerò a prendermi Rat - Man, a prendere Ken Parker, Dylan Dog, ma Mister No, questa sarà l'ultima volta. Certo, ci saranno speciali annuali però questo numero, a tutti gli effetti, rappresenta la fine di un'epoca.
<b>" Una nuova vita" </b> letto tutto d'un fiato sul comodo divano del mio salotto è, in tutto e per tutto, la rappresentazione di quel personaggio un pò matto un pò schizzato che si fa chiamare Mister No. E' il saluto a una città che era stata il suo rifugio da un mondo malato e in continuo progresso...Mister No è un personaggio che prende e parte, capace di lasciare tutto e tutti, capace di fuggire da una realtà che non gli appartiene più e iniziare, il giorno dopo, una nuova vita.
Questo è Mister No, può piacere, può non piacere, ma lui E' DIVERSO come dice l'agente della Coen and Coen, LUI E' FATTO COSI' come dice Paulo Adolfo a Jacira...
Con un pò di amarezza nelle prime quattordici tavole si chiude la storia iniziata nello scorso numero e poi inizia l'epilogo, disegnato da un Diso quantomai nostalgico e malinconico. Infatti è la malinconia a farla da padrone in alcune tavole, malinconia che lascia spazio anche a una buona dose di humour, come nelle tavole in cui Jerry se ne va in giro insieme a Jacira per Manaus, come un vecchio antieroe romantico in procinto di salutare il suo vecchio Paradiso Terrestre.
E poi è difficile non commuoversi. Il discorso di Mister No colpisce e amareggia il lettore, soprattutto nella descrizione melanconica della Manaus dei tempi che furono...Mi è piaciuta la reazione di Aluisio, che si addormenta al discorso: in qualche modo rappresenta il lettore moderno, per cui Mister No non è altro che un vecchio nostalgico di tempi andati...Mister No è un personaggio figlio di un'altra generazione, e il lettore di oggi, travolto nel fumetto, nel cinema, nei romanzi, da un intrattenimento sempre più cinico e freddo è abituato a vedere le cose attraverso un'altra ottica, estranea a Jerry.
E quando le luci si spengono nel locale che Paulo ha riaperto in onore di Jerry, allora ricompare quel vecchio pianista tanto amato, quel Dana Winter protagonista di un'avventura classica come " Rio Negro", quel Dana Winter che sulle note di " My funny Valentine" da il suo personale addio a un Jerry in preda a una visibile commozione che sente il bisogno di andarsene, di interrompere quest'addio così "caldo". Bacia Jacira in una sequenza molto poetica e esce dal bar di Paulo e cammina per una strada di Manaus, sempre più lontano, DA SOLO. Jacira lo vorrebbe fermare e qui Paulo gli fa: " Lascialo andare, è meglio! Lui è fatto così!"...
Lei tornerà a casa estremamente colpita da questo personaggio così insolito, così diverso, così fuori dal comune. " E poi, perchè non l'ho incontrato prima? Eppure tutte le mie amiche lo conoscevano...E me lo avevano descritto come un gran filho de puta, e invece...invece con me, ogg è stato così...così diverso...diverso da tutti gli altri..."...Lei rappresenta il lettore affascinato da questo personaggio così...così umano. Il lettore innamorato, il lettore per cui Mister No ha rappresentato un simbolo, quasi un mito da perseguire...un lettore che all'età di 9 anni lo ha letto per la prima volta ed è cresciuto con lui, con i suoi ideali, con i suoi NO! e con la sua etica. Un lettore a cui Mister No mancherò moltissimo.
Dopo aver salutato altri amici spiccherà in volo da Manaus passando sopra a quella foresta in parte ancora vergine e immensa, il cui destino spetta solo a quel cosiddetto " uomo civilizzato" che non fa altro che distruggere, tagliere, ferire.
E nella desolazione e nella sonnolenza di una Rurre che ricorda la prima Manaus Jerry troverà il conforto e il riposo insieme a un suo vecchio amico, al suo più grande amico, a Esse Esse...così entrambi ricominceranno le loro piccole, grandi avventure, in un angolo di mondo dimenticato da Dio e da tutti gli altri.
Come se fosse uno schema perfettamente circolare " Mister No" chiude laddove ha iniziato.
" Mi piace pensare a un'agenzia di viaggi come una sorta di varco interdimensionale tra quotidiano e avventura, tra realtà e sogno" disse Bonelli, una volta, nel suo Making Of.
I lettori più accaniti e gli affascinados ritroveranno un ulteriore chicca nell' OKay pronunciato da Jerry che riporta all'agenzia, come trentun'anni fa, quell'OKay pronunciato dall'agente di viaggi riportò a Jerry.
E qui finisce la storia. E qui finisce un'epoca.
Soprattutto questa rappresenta la "morte editoriale" del personaggio più umano di casa Bonelli. Un personaggio in progress, un ANTIEROE spesso si è soliti dire. Nonostante non condivida i motivi di chiusura che Bonelli riscrive nella sua posta - un personaggio che sta perdendo la sua vera identità, mentre Sergio stesso ci sta dimostrando che, nelle mani giuste, Mister No ha molto altro da dire - mi fa piacere leggere un finale così, penso che sia giusto un finale aperto, in perfetta armonia con lo spirito della serie e, soprattutto, col personaggio. E questa stessa " morte editoriale" rappresenta, per un personaggio di carta, un apologeo di umanità.
In questo momento è come se un caro amico, un Maestro di vita, se ne andasse e spiccasse il volo per l'ultima volta. Lo so, ci saranno speciali futuri, ma non sarà lo stesso. C'è qualcosa che mi conforta in tutto questo, perchè so che ogni volta che vorrò rileggerlo basterà riaprire quegli albi che odorano di " vecchio" e allora Jerry potrà ricominciare a vivere le sue avventure, a volare per i cieli dell'Amazzonia, sopra quel Paradiso Verde nei tempi in cui era ancora vergine e immenso...volare, sbronzarsi con Esse - Esse al bar di Paulo, farsi offrire una buona Cachaca e cantare a squarciagola per le strade di quella Manaus ancora povera e silenziosa, " Oh when the saints..."
Quindi Ciao Jerry, in bocca a lupo amico mio...
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Sangue di giuda!
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