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 Oggetto del messaggio: Il fumetto in italia (rapporto autori/personaggi)
MessaggioInviato: lun mar 05, 2007 5:48 pm 
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Iscritto il: lun nov 20, 2006 10:46 pm
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Il problema a mio modo di vedere è più o meno il seguente.
In Italia ci leghiamo al personaggio.
In USA/Inghilterra all' autore.
O almeno questa è la mi percezione (potrei davvero sbagliarmi).

Ad esempio.
Frank MIller, Neil Gaiman, Alan Moore, Brian Bendis, Grant Morrison hanno una loro identità e un loro senso letterario al di là di Devil, Sandman, Swamp Thing, Ultimate-Spiderman o AnimalMan.
Ovvero: l' autore è più importante del personaggio che crea/scrive.
La promozione editoriale del progetto avviene di conseguenza.

In Italia, invece, il personaggio si impone sull' autore.
Soltanto in occasione del ritorno di Sclavi, Bonelli ha puntato sulla risonanza mediatica che lo sceneggiatore poteva avere sui fruitori del media. Da qui la preview "anomala" del numero 239 di DYD.
Ma non era mai capitato. E non credo capiterà ancora.

Perchè?
Siamo noi lettori ad essere impostati su questo tipo di approccio al bonellide?
E' la casa editrice?
O sono gli autori che restano troppo piccoli rispetto al personaggio che creano tanto da venirne nascosti?

Voglio dire: Berardi (Ken Parker,Julia), Sclavi(Romanzi, DYD), Faraci (DYD, BB, Diabolik, Nick Rider, Tex), Recchioni (JD, DD, Storie Brevi, Diabolik, DYD) possono vantare esperienza/successo/versatilità tali da renderli riconoscibili anche al di fuori dei loro personaggi.
Ma non succede.

In America si va a comprare "The Punisher" solo perchè lo ha scritto Garth Ennis (anche se il personaggio è anonimo, insipido, sconosciuto e non mi era mai passato per l' anticamera del cervello di leggerlo).

In Italia non si va a comprare "Diabolik" perchè lo scrive Recchioni se non lo si ha mai letto prima.

A.



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MessaggioInviato: lun mar 05, 2007 7:43 pm 
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Interessante questione che comunque penso sia rivolta alla maggior parte dei lettori italiani, e non a tutti ovviamente (penso che per molti di noi del forum questo discorso non sia valido); per quanto mi riguarda, infatti, il mio approccio col fumetto è - ed è sempre stato - completamente l'opposto di quello che illustri tu; probabilmente è perchè negli States od in Inghilterra il fumetto non viene visto come uno svago o un divertimento ma come una vera e propria forma d'arte (vedi anche il formato delle pubblicazioni e/o i costi), osannato talvolta anche dalla stampa; qui in Italia siamo tristemente famosi per l'ignoranza dei giornalisti sul tema fumetto; quindi il discorso della pubblicità penso che influisca molto anche: bisogna che i mass media diano il giusto riconoscimento agli autori.
Poi, comunque, ULTIMAMENTE nel nostro paese si è puntato molto poco sulla qualità mentre hanno prevalso troppe operazioni commerciali che si sono rivelate...fiaschi. E questo non aiuta.




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"Emetto il mio grido barbarico sopra i tetti del mondo."


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MessaggioInviato: lun mar 05, 2007 7:51 pm 
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Lo ritengo un argomento abbastanza interessante... e dico la mia...
Ahimè... ho proprio paura di si! Noi Italiani ci leghiamo di più al personaggio che all'autore. Pochi sono quelli che vivono nell'inverso. Il perchè è difficile a spiegarlo... e non so se è un male o un bene questo "difetto". Da un lato ci leghiamo e ci affezionamo a un personaggio (qualunque esso sia e non necessariamente solo in campo fumettistico) e ce ne freghiamo di chi lo interpreta di volta in volta. Purchè il personaggio ci sia ancora, siamo tutti contenti. Ovviamente il tutto è sottolineato da una mancanza di cultura del fumetto. Se in America il fumetto è visto come un'arte (tanto da cimentarsi anche il grande King o trarre capolavori cinematografici ad alto budget) in Italia si ha l'idea del fumetto come un passatempo per bambini. Non esiste come mestiere neanche al livello legislativo. Pertanto, tra tutte queste restrizioni, la massa vede più Dylan Dog che Sclavi, o Tex che Bonelli. Chiunque conosce i personaggi dei fumetti ma non chi li crea. Il "fumettaro" è dispreggiativo e chi compone le tavole al livello di disegno, viene chiamato "Maestro" solo quando arriva a 70 anni suonati e prima che in Italia è stato osannato in mezzo mondo senza che noi stessi italiani ce ne curassimo . E' un problema intrinseco nella nostra cultura. In America è ben divero. Lì sono si affezionati ai loro eroi ma allo stesso tempo, per loro, è importante anche chi li crea. E di volta in volta si forma una sorta di seguito a questo o quell'autore. Un po' come avviene anche nel cinema... il fumetto, il libro, il cinema, la televisione... tutti posti dove si sviluppa l'arte, in un modo o nell'altro. E qua in Italia no: i libri devono essere "pesanti" o impegnati (best seller di semplici e grandi storie se ne contano pochissimi in Italia), i fumetti già è stato detto, la televesione deve essere composta da starlette, soubrettine e deficienti che non sanno spiccicare due parole consecutive sensate e deve essere invasa da fiction e miniserie che non valgono 1/10 dei serial americani sia come storie in se che per come vengono confezionati. Quanto al cinema è meglio soprassedere dato i risultati al box office dei nostri film...
In conclusione posso dire che, per me, è solo una questione culturale... tutto qui.

"Bisognerebbe amare, amare follemente, senza vedere ciò che si ama, perchè vedere è comprendere e comprendere è disprezzare"
Guy De Maupassant

Voglio anch'io il pupazzo di Dylan come quello di Tex


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MessaggioInviato: lun mar 05, 2007 7:52 pm 
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Vace ho scritto in contemporanea la stessa idea, per sommi capi...

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MessaggioInviato: lun mar 05, 2007 8:17 pm 
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Iscritto il: gio set 28, 2006 7:21 pm
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discussione da approfondire...!

prendo atto del pensiero di Vace e Lord, anche se non la vedo come loro, non del tutto almeno;

riflettete; secondo voi è giusto osannare l'autore qualunque cosa faccia, qualnunque progetto sviluppi e lasciare ai personaggi creati un ruolo da comprimari se non da subalterni?

Io dico di no.

Quando ho iniziato a leggere Dylan, (tralasciando l'età) non mi sono minimamente interessato a chi fosse il realizzatore/i.
Per molto tempo non mi è passato per la testa di approfondire la conoscenza degli autori, si legggeva e basta, mi piacevano alcune storie e altre no, ma il protagonista è sempre stato Dylan.

Andrea dice che in America l'autore è più importante del personaggio che scrive.

Secondo me questa visione del fumetto è sbagliata.

Giusto da un lato valutare l'opera e la capicità dell'autore, ma snobbare il personaggio è troppo.

Se Sclavi (faccio un esempio) scrive una boiata o si dedica ad una serie "misera" dopo aver fatto Dylan, di cui sono fan, dopo il primo numero della nuava serie lo mollo e dico: con Dylan ha reso bene, con la nuova serie ha fatto flop e merita (secondo la mia singola opinione) che io non consideri questa parte del suo lavoro.

[:)]

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?La lotta alla mafia dev'essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.?
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MessaggioInviato: lun mar 05, 2007 8:55 pm 
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Iscritto il: ven set 23, 2005 2:31 pm
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Oh... questo punto di vista non è errato... ma quanti sono, veramente, i fan di Dylan Dog (o di altri personaggi del fumetto) che hanno veramente seguito (almeno per un numero) il proprio autore al di fuori della serie da lui creata? Non dico che bisogna promuovere a priori o bocciare a priori. Dico che è giusto provare. Insomma, quando uscirono i libri di Sclavi non è che ebbero lo stesso successo del suo fumetto (fermo restando che siano più o meno un buon prodotto). Nè tantomeno ci si è presi la briga di seguire uno come Chiaverotti che tanto ha dato (e bene) a Dylan ma che con Brendon non è manco a un quinto dello stesso Dylan Dog (per quanto riguarda le vendite, ovviamente). O un'Ambrosini tanto osannato in Dylan Dog e poi costretto a chiudere Napoleone (e questo considerando che reputo entrambe le serie dei buon prodotti). Non dico che bisogna accettarli a priori solo perchè sono Chiaverotti o Ambrosini o chicchesia... ma almeno provarli per una volta perchè comunque questi (e altri) autori son sempre dei buoni autori qui in Italia e non dei "fumettari" che si inventano dei personaggi per fare soldi autonomamente da Dylan Dog e sfornano ciofeche colossali...

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MessaggioInviato: lun mar 05, 2007 10:37 pm 
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Iscritto il: sab ott 02, 2004 7:32 pm
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Questione interessante... secondo me la cosa è dovuta a vari fattori:

1)In america gli autori sono più mobili, da noi invece gli autori tendono a rimanere sempre sulla stessa serie (Sclavi da quando ha creato Dylan poi non ha scritto altre serie per esempio) e ciò ha portato ad identificazioni autore/personaggio
2)In america c'è una maggiore cultura fumettistica... qua da noi il tamburino non lo legge nessuno (il nostro forum non fa testo, siamo eccezioni)
3) Da noi le serie sono molto meno longeve, in america sono parecchi i fumetti che hanno mezzo secolo sulle spalle, da noi solo tex, e questo contribuisce ulteriormente a non far notare le differenze di gestione.
4)(opinione personale, non so quanti concorderanno) In america mi sembra che fra una gestione e l'altra di una testata ci siano cambi abbastanza traumatici, e anche sbalzi qualitativi di livello molto maggiore che da noi, quindi anche il lettore più distratto nota il cambio di autore.
5)In italia ogni personaggio ha la sua testata, per cui un lettore italiano segue quella testata e basta, senza informarsi su quello che succede nelle altre serie.
In america, fra crossover, teamup,spin off et simila il lettore è costretto a una mobilità molto maggiore fra una serie e l'altra, per cui tende ad essere più informato sugli spostamenti dei propri autori favoriti fra una serie e l'altra.




Per l'amor di Dio, Montresor!


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MessaggioInviato: mar mar 06, 2007 1:08 am 
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Iscritto il: gio feb 20, 2003 1:52 pm
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Non conosco il mondo dei fumetti anglosassone, posso dire la mia, ovvero come io seguo il fumetto in Italia: seguo gli autori ;-)

Peraltro anche in america ci sono personaggi con una carriera lunghissima che sono passati di mano in mano (di autori) mantenendo il loro pubblico, no? Quello che dite è che comunque nel mondo anglosassone un autore riesce a farsi un nome e a creare attenzione attorno a sè, anche nel grande pubblico, mentre in Italia no? Siete sicuri di questo? ... come già detto io, nel mio piccolo, seguo gli autori, anche qui in Italia...
Mi viene da citare il "caso Berardi";-) , credo che molti lettori di Ken Parker abbiano quanto meno "provato" Julia.
O ad esempio Ambrosini, sono sicuro che quasi tutti i lettori di Napoleone finiranno a comprare i primi numeri di Pollok.
Oppure Gipi... ma vabbè, lui non fa fumetto seriale...

Però probabilmente sui grandi numeri è come dite voi, nel mondo anglosassone questa è una prassi "più consolidata"...


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MessaggioInviato: mar mar 06, 2007 10:46 am 
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Iscritto il: lun nov 20, 2006 10:46 pm
Messaggi: 1585
<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by vace</i>
<br />questione che comunque penso sia rivolta alla maggior parte dei lettori italiani, e non a tutti ovviamente (penso che per molti di noi del forum questo discorso non sia valido)
<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">

Esattamente.

A.

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MessaggioInviato: mar mar 06, 2007 11:19 am 
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Iscritto il: lun nov 20, 2006 10:46 pm
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<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by the Imp</i>
<br />Questione interessante... secondo me la cosa è dovuta a vari fattori:

1)In america gli autori sono più mobili, da noi invece gli autori tendono a rimanere sempre sulla stessa serie (Sclavi da quando ha creato Dylan poi non ha scritto altre serie per esempio) e ciò ha portato ad identificazioni autore/personaggio
2)In america c'è una maggiore cultura fumettistica... qua da noi il tamburino non lo legge nessuno (il nostro forum non fa testo, siamo eccezioni)
3) Da noi le serie sono molto meno longeve, in america sono parecchi i fumetti che hanno mezzo secolo sulle spalle, da noi solo tex, e questo contribuisce ulteriormente a non far notare le differenze di gestione.
4)(opinione personale, non so quanti concorderanno) In america mi sembra che fra una gestione e l'altra di una testata ci siano cambi abbastanza traumatici, e anche sbalzi qualitativi di livello molto maggiore che da noi, quindi anche il lettore più distratto nota il cambio di autore.
5)In italia ogni personaggio ha la sua testata, per cui un lettore italiano segue quella testata e basta, senza informarsi su quello che succede nelle altre serie.
In america, fra crossover, teamup,spin off et simila il lettore è costretto a una mobilità molto maggiore fra una serie e l'altra, per cui tende ad essere più informato sugli spostamenti dei propri autori favoriti fra una serie e l'altra.
<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">

Sono d' accordo. Con alcune precisazioni.
1)Quello che non capisco è PERCHE' oltreoceano gli autori sono più mobili che qui in Italia. Sono i lettori, gli autori o la casa editrice ad imporre questo status quo?
Credo sia l' intramontabile "cane che si morde la coda".
2)Vero. Lo stesso Sclavi, forse in "Non è Successo Niente" o in "Le etichette" se la prendeva con chi, saputo che lavorava su "Daryl Zed", restava convinto che lui disegnasse. Mentre nel cinema c'è un minimo di consapevolezza sui ruoli (regista, attore, sceneggiatore), nel fumetto italiano esiste soltanto un identificabile "qualcuno" che disegna.
3-4)Porto a esempio la marvel degli ultimi anni. Ho amato molto la gestione di Jemas&Quesada. Hanno chiamato autori al di fuori del tradizionale parco di sceneggiatori (attingendo dal piccolo/grande schermo e dalla narrativa) e hanno privilegiato il buon racconto rispetto alle regole di continuity (facendo infuriare l' "ala destra" delle varie testate). E qui la questione è da sempre dibattuta: meglio una bella storia che chiede la sospensione dell' incredulità, o il contrario?
5)Giusto. Lavorandoci part-time mi sono reso conto che in Italia si entra in una fumetteria con i paraocchi. Chi legge Manga va diretto nella zona Manga. Chi legge i Bonelli in fumetteria non ci entra perchè resta molto legato all' edicola (e qui però anche il buon Sergio ha qualche responsabilità). Chi legge americani va diretto nella zona Comics.
Ovviamente sto un po' estremizzando e generalizzando.

A.


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MessaggioInviato: mar mar 06, 2007 7:59 pm 
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Guarda, potremmo parlarne per ore ma il sunto di tutto sta in questa frase di Lord che avrei voluto dire io ( mi sono trattenuto perchè poi- mi conosco - vado sul pesante, correndo il rischio di urtare la sensibiità di qualcuno.<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">Lord Blendings
Dylaniato in putrefazione

In conclusione posso dire che, per me, è solo una questione culturale... tutto qui.

<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">
In quanto a questo:
<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">Mentre nel cinema c'è un minimo di consapevolezza sui ruoli (regista, attore, sceneggiatore),<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">
non lo darei neanche poi troppo per scontato, nel nostro Paese...
Concludo completando Lord: carenza culturale dettata dal disinteresse totale per quanto riguarda le forme d'arte (e non).

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MessaggioInviato: mar mar 06, 2007 9:55 pm 
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Concordo con Vace circa il disinteresse verso talune forme culturali e artistiche.

Però non generalizziamo.

Non è che in America o in qualche altro paese siano tutti degli acculturati intelletuali...[;)]

penso siate d'accordo!

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MessaggioInviato: mer mar 07, 2007 1:15 am 
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Oh... questo è indubbio... ma in America (come in Francia, per esempio) sono meno pre-confezionati, meno attaccati a delle regole figlie di chissà quale epoca, più aperti alle manifestazioni d'arte sotto qualunque forma. Non me ne vogliate: ben più avanti di noi.
Insomma, se in Italia sei un signor nessuno, per poter vedere pubblicato un tuo romanzo, devi scrivere come Verga o Calvino; se vuoi vedere una commedia o un'opera teatrale devi scrivere come Pirandello e se vuoi essere un Architetto innovativo devi fare la gavetta e avere successo prima fuori dai confini nazionali (vedi Piano). Viviamo... ahimè... in un paese relegato alle sue "abitudini" con la tremenda paura (fobia) nelle innovazioni e nel coraggio del nuovo.

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MessaggioInviato: mer mar 07, 2007 9:43 am 
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<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by Lord Blendings</i>
<br />Insomma, se in Italia sei un signor nessuno, per poter vedere pubblicato un tuo romanzo, devi scrivere come Verga o Calvino
<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">

Non tocchiamo poi questo tasto.
Perchè il paradosso è davvero imbarazzante.
In Italia se il Signor Nessuno vuole pubblicare un suo romanzo deve anche pagare.
E questo snatura completamente sia il ruolo dello scrittore che, soprattutto, quello dell' editore.
Ed è assurdo.
Il mio ruolo come scrittore è quello di contribuire con le mie idee (e il valore economico di un' idea non credo sia da mettere in discussione), con il tempo impiegato per svilupparle su carta, con le competenze/esperienze accumulate per utilizzare il media scrittura.
Il mio ruolo come editore è quello di credere nelle idee dello scrittore e dare loro un apporto tecnico realizzativo. Di fare cioè un investimento.

Chiudo la parentesi (che è pure un Off-Topic) che mi sta già salendo il nervoso...

Anzi, no! Ne apro un' altra.

Perchè anche nella musica (e parlo sempre di realtà ancora in embrione ma con ipotetiche potenzialità) se io vado in un locale per portare il mio lavoro, mi sento spesso dire (ovviamente, sempre a fine concerto) frasi del tipo: "eh... insomma... mi aspettavo un po' più di gente...ma voi l' avete detto hai vostri amici che suonavate qui?...no perchè purtroppo io con l' incasso di questa sera non posso mica pagarvi..."
Ma stiamo scherzando...??
Allora non chiamarmi neanche.

Il problema dell' arte in Italia è che si è perso totalmente il concetto di "produzione".
L' artista o si deve autofinanziare o non ha possibilità di farsi notare.
Chi ha le strutture (tecniche/economiche) e crede in un prodotto non è disposto a rischiare.
E questo paralizza il sistema.

Chiudo davvero stavolta...

A.


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Attenzione a quelli che chiedono all'autore di pagare!
Delle volte son delle vere e proprie truffe.
Non so se avete letto "Il pendolo di Foucault"...

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