Bello, Sei mesi dopo. Ogni volta parto un po' prevenuto su Zerocalcare, mi dico "dai, questa è la volta buona che toppa". Invece, finora, non ha mai toppato, anzi, in un certo senso ha sempre alzato l'asticella.
Di Zerocalcare-autore mi piacciono molte cose. Mi piace che racconta la sua vita, le sue passioni, le sue ansie in presa diretta. Mi piace che i suoi lavori ruotino intorno a dubbi esistenziali. Soprattutto, mi piace come riesce a narrare tutte queste cose. Mi è estremamente congeniale. Con queste premesse, sembra impossibile che qualcosa di suo possa non piacermi, lo ammetto. Però io parto appunto con l'idea che "questa volta non mi piacerà". E me ne pento ogni volta, andando in pellegrinaggio alla libreria più vicina a comprare l'ultimo lavoro letto a scrocco o in biblioteca (storia vera, successa con Kobane Calling).
Dicevo che ogni volta alza l'asticella. Dal suo passato (Un polpo, ma anche La profezia), alla sua famiglia (Dimentica), a una cosa che gli sta particolarmente a cuore (Kobane), fino ad arrivare a parlare del presente con Macerie prime (che intenderei come opera unitaria). La presa di coscienza di essere adulti, di non poter più vivere solo di idealismi e luoghi comuni. È un periodo confuso dell'esistenza di Zerocalcare, e la narrazione si fa un po' confusa anche lei. È un periodo in cui c'è poco da ridere, e infatti ai ride poco. In questo libro c'è un pezzo di vita di Michele Rech, raccontata in maniera poco edulcorata.
Ricordo la questione disegni evidenziata da rimatt già per opere precedenti. Sarebbe interessante vederlo all'opera su un fumetto impostato in maniera completamente diversa. Credo però che, fino a che parlerà di sé, non lo farà. In un certo senso, sta costruendo una saga di vita vissuta (potrei azzardare "un romanzo a fumetti di formazione" in più saghe), e manterrà questo stile, perché è in questo stile che rivede la sua esperienza di vita vissuta trasportata su carta. Non è tanto fidelizzazione col cliente/lettore, quanto più con se stesso. È come se volesse dirci che la vita prosegue, la gente cresce, le tematiche cambiano, ma alla fine la vita è sempre la stessa.
Libera interpretazione personale
In questo discorso, chiaramente, il mezzo passo falso è Dodici. Spassosissimo ma fine a se stesso, poteva essere un banco di prova per cambiare qualcosa. Magari si darà altre possibilità.