Scrivo qui in forma epistolare aperta, come se mandassi, e forse manderò, chissà, questa Mia alla Redazione bonelliana.
Spett. Redazione Bonelli, da molto tempo leggo gli albi di Dylan (ne sono un lettore dal 1993, prima ristampa di Scritto con il sangue, che mi fece quasi farmela addosso per quei tempi), e da molti anni ormai rifletto sui riguardo il tempo in cui viene ambientato Dylan. Un tempo che non è più il suo. Quanto ancora si potrà coerentemente andare avanti con Dylan ambientato nell'anno e nel mese in cui viene pubblicato l'albo? Ce lo troveremo nel 2050, per chi ci sarà e chi ancora lo leggerà, sempre che le pubblicazioni continueranno, che prenderà ormai 300 sterline (inflazione ed euro permettendo) al giorno più le spese, sempre con la solita camicia e le solite clarks, ancora che si rifiuta di avere un telefonino e internet quando ormai ci saranno cose tipo reti neurali impiantate nei cervelli, ancora in giro con un maggiolone ormai vecchio di oltre un secolo? Ricordiamo che il Maggiolone che fa tanto retrò nell'86, almeno Quel modello, non aveva ancora 20 anni, era un'auto vecchia insomma, ma ora possiamo dire d'epoca e sarà sempre peggio. La Bodeo, be', quella era già d'epoca, diciamo che ancora fino a che non ci saranno le prime pistole a fase o laser potrà tenerla, ma tutto il resto? E Bloch starà ancora aspettando la pensione quando ci ha detto che non fa determinate cose dal 48 o dal 36? Forse aggiornerà le cose e dirà che non le fa dal 2010 chissà. Dylan è un personaggio nato negli anni 80, sta bene in quell'ambiente, altrimenti è come pretendere di vedere Tex in giro a cavallo per Los Angeles a prendere a fucilate le gang di ispanici invece che i ladri di bestiame o delle banche di minatori d'oro. So che potreste rispolverare il vecchio "nun ce rumpete!", come ai tempi de Il lungo addio, poi tanto celebrato, ma che andava inequivocabilmente a cozzare con certe cose dette precedentemente. Io più che non rompeteci lettori (e paganti della baracca alla fine), a questo punto direi onestamente: Dylan è nostro, abbiamo noi i diritti, e ne facciamo quello che vogliamo, possiamo anche dire una cosa il mese prima e contraddirla il mese dopo. La risposta potrebbe e anzi dovrebbe, legalmente, essere: avete ragione, ma personalmente seguirebbe una scrollata di spalle e la mia avventura con Dylan finirebbe, felice di avere un certo numero di albi che mi hanno regalato ore di astrazione da una realtà altrimenti ben più cupa e triste, come è la condizione umana in generale, a prescindere dai soldi che si abbiano, o dalla presunta felicità familiare che si ritiene di avere per il semplice fatto del nostro essere mortali e di vivere in un mondo che per sua natura (e non possiamo farci niente) è basato sul caso, sulla fortuna, ma anche sull'opportunismo, e ripeto, non c'è comportamento o retorica buonista che possa modificare ciò.
Sgrombrato il campo dal fatto che potete cestinare la lettera o chiudere il discorso con un conciso, ma poco costruttivo: nun ce rumpete; la mia proposta è: Perché non tentare almenoun esperimento? provate a fare una caspita di storia che sia ambientata a cavallo tra 80 e 90, niente internet, niente cellulari, niente pc che ti risolvono i casi con le loro imponenti banche dati, parliamo ancora della tatcher, del principe carlo e diana, delle 50 sterline al giorno, dei punk e della disco, delle nuove droghe sintetiche, cerchiamo di ricalare dylan, e ricarlarci noi in quel periodo, non trasportiamo dylan in un tempo che gli è alieno, e forse ostile ormai.
Alla fine in questi due decenni e mezzo, quasi tre, Dylan ha consentito alla Bonelli di fare molti esperimenti editoriali, molti andati male, altri meglio, ma è grazie alle entrature di Dylan che si sono potuti fare nuovi tentativi in direzioni molto varie. Ora, forse, sarebbe il caso, e forse pure necessario, dare una possibilità in più a Dylan Dog, vedere che cosa succede a fermarlo nel suo tempo, fargli vivere le sue avventure in un eterno presente, come del resto è lui, eternamente sui 33-35 anni. Lui non invecchia, ma il mondo intorno a lui cambia, e di lì le contraddizioni. Penso che molti fan di quel tempo apprezzerebbero, ma anche i nuovi, quelli nati negli anni '90, o addirittura 2000, che hanno solo sentito parlare di questi due decenni, per molti versi "mitici", e sicuramente irripetibili (come tutte le epoche), potrebbero scoprire meglio quel mondo sicuramente ancora ben presente nella mente di sceneggiatori e disegnatori.
Cordialmente G.B.
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