Il ragionamento di Imp non fa una grinza, invece, solo che - ovviamente - il discorso non va estremizzato. Il prezzo va stabilito sulla base del venduto totale, e non su quello delle singole regioni (o addirittura città): si guarda quanto <i>Dylan Dog</i> o <i>Tex</i> vendono in tutta Italia. Inoltre, all'interno della Bonelli non è necessariamente richiesto che una testata sia economicamente autosufficiente: basta che, alla fine, i conti tornino.
In soldoni, questo significa che se il cosiddetto "punto di pareggio" si aggira intorno alle 35.000 copie, una testata può essere tenuta in vita anche se vende meno, fintanto che ce n'è un'altra che vende di più. <i>Napoleone</i> vendeva circa 25.000 copie, se non ricordo male, eppure la testata è vissuta (seppure in perdita) per un bel po'; questo perché in Bonelli ci sono serie (<i>Tex</i> e <i>Dylan Dog</i> su tutte) che oltrepassano - e di molto - il punto di pareggio, superando regolarmente le 200.000 copie mensili. Tirando le somme, si può quindi dire che la Bonelli sopravvive fintanto che tutte le sue collane superano <b>mediamente</b> le 35.000 copie vendute (350.000 copie al mese se le testate sono 10, 700.000 se sono 20... E via dicendo).
Che la tiratura influisca sul prezzo è evidente anche quando si guarda la politica dei prezzi di casa Star Comics: fintanto che una collana viene distribuita in edicola, la si può acquistare a un certo prezzo, generalmente contenuto; quando questa collana vende poco, si diminuisce la tiratura, si aumenta il prezzo (di circa un euro) e la si distribuisce solo in fumetteria.
|