Alvise Mocenigo ha scritto:
wolkoff ha scritto:
Quella di Gualdoni non era solo erudizione. Lui aveva proprio un feticismo
nerd-iano per le precedenti uscite di Dylan. Una cultura profonda del personaggio e di tutto il mondo a lui collegato. Piena di amore sincero, probabilmente. Ma questo non basta per produrre nuove storie degne di questo nome, purtroppo
Ecco, qui desidererei aprire una piccola discussione alla quale spero partecipino più utenti.
Di recente si parla molto di come diversi autori odierni rispecchino quei canoni che i mezzi di comunicazione definiscono spregiativamente
nerd: scarsa eleganza nel vestire, passione per videogiochi e fumetti, sindrome da pc ...
Alla luce di questa descrizione viene spontaneo pensare a Gualdoni e a molte altre personalità del fumetto mondiale.
Al contrario, gli autori di un tempo quasi mai corrispondevano alle caratteristiche sovra menzionate ed in molte circostanze davano l'impressione di esser tutto, fuorché degli autori di fumetti.
Questo l'ho sempre considerato aspetto che contribuiva a cementare la credibilità di questo settore il quale sembrava affidato più a dei liberi professionisti che non a degli appassionati.
Ritenete che questo cambiamento sia stato un bene per il settore ?
Secondo me non è il caso di Gualdoni.
E' il caso di Davies e Moffatt che da autori di fanfiction su Doctor Who diventano gli showrunner della serie. E visti i risultati, ad averne di nerd così.
Intendiamoci, Gualdoni è evidentemente un fan appassionato, ma non credo che il suo uso enciclopedico della storia della serie sia dovuto a "da ragazzino ho letto la storia con quel personaggio e ora lo voglio scrivere", risponde a una scelta editoriale che è quella del rassicurare il lettore medio.
Le testata è da tempo in declino, Sclavi è eremita, la qualità media è quello che è, i lettori si sfilacciano. Cosa fai? Puoi decidere di rischiare, oppure puoi decidere di mandare in edicola ogni mese un prodotto rassicurante per la stragrande maggioranza del pubblico, che metta in scena una Londra di quando la si sognava dalla provincia italiana negli anni '80, che per un'ora al mese ti dia l'illusione che il mondo intorno non sia cambiato, che rimetta in scena personaggi e storie a cui si è affezionati.