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 Oggetto del messaggio: Riflessioni:i primi due Speciali e l'innovazione nei fumetti
MessaggioInviato: mer giu 22, 2011 1:36 pm 
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Iscritto il: mer giu 22, 2011 1:05 pm
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Mi sono appena iscritto a questo forum, anche se lo leggo ormai da mesi, e apprezzo ogni volta commenti sulle storie di Dylan, le critiche, il rapporto con alcuni degli sceneggiatori o dei disegnatori. Leggo Dylan Dog praticamente dal primo numero (grazie a mio padre, che li ha tutti) e mi è sempre piaciuto. Non spendo parole sulla decadenza del personaggio, sarebbe come sparare sulla crocerossa [cit.].

Ieri e oggi ho riletto i primi due Speciali, 'Il club degli orrori' e 'Storie da altroquando'. Non mi sembrava possibile, non ricordavo che il Dylan degli inizi fosse così... non so come definirlo... ecco, 'pieno di vita', un personaggio dinamico come pochi, con una ironia sempre presente e mai scontata, ed anche con un modo di porsi verso le situazioni che gli capitano a metà tra il terrore e la farsa.

I colpi di scena del primo, di certo non i 'colpi di scena' degli ultimi numeri (uno per tutti 'Il sortilegio'), contribuiscono a mantenere vivo l'interesse del lettore, a fargli fare domande assurde, domande nonsense, domande esistenziali, non necessariamente in momenti diversi della lettura. Per non parlare di Corrado Roi (che, sempre ne 'Il sortilegio', non mi è particolarmente piaciuto, e taccio sull'ultimo Brendon), capace di dare a Nessie una fisionomia ogni volta diversa a seconda di quale storia fosse raccontata. E poi, il ritmo delle illusioni, il trasformista, i vari personaggi, tutti caratterizzati al meglio da uno Sclavi che - sinceramente - manca alla qualità del fumetto come l'acqua nel deserto. Il cinismo del presidente del club, corroborato dal cinismo (anche un po' di facciata) di un Dylan per il quale 'il dubbio è il fondamento della conoscenza umana, ma ne dubito' [cit. Groucho], la noia dell'amico Lord Wilde, and so on, sono tutti elementi che donano alla storia una caratterizzazione che, per quanto belle, è difficile trovare nelle storie mensili dello stesso periodo dello Speciale.

Al primo speciale segue il secondo. Il disincanto che lo permea è a parer mio disarmante. Lasciando per ora da parte la storia di Ghor (da molti anche su questo forum ricordata sempre come piccolo capolavoro quasi presagente Johnny Freak), ho notato che il disincanto si lega indissolubilmente al nonsense, del grande alieno come di Azazelo, dei vari personaggi delle varie storie come di Dylan: ironia e nonsense sono dei passpartout per non perdere la bussola, ma lo sono DAVVERO, non come negli ultimi mensili (sempre per fare un confronto con qualcosa di recente e più 'sotto gli occhi'), anche se Casertano credo abbia dato una grande prova, 'sporcando' Dylan come mai si era visto. Il Diavolo che si fa ingannare da un balbuziente, Bloch attore per caso, Dylan che quasi si rivolge alla neuro (dapprima per un suo cliente, poi - pensa - anche per se stesso), e anche qui l'ironia. E Ghor: le storie di Dylan - quelle dell'inizio - è vero, sfociavano quasi nello splatter, ma era un modo per parlare della realtà quotidiana, degli orrori quotidiani (cui fa riferimento il Diavolo), che spingono gli individui verso una forma di pazzia condivisa.

Il fatto è che, leggendo questi due Speciali, ho riflettuto sulla carica innovativa che un buon nuovo personaggio può portare in un ambiente legato spesso a regole ed etichette. Ho pensato come il John Doe degli inizi fosse incredibilmente innovativo, e come, per non farlo scadere nella 'regolarità', Recchioni e Bartoli abbiano saputo sempre rinnovarlo, spesso andando contro il volere dei lettori, ma comunque causando sempre emozioni e reazioni, non indifferenza (come quasi Dylan sembra abituato a donarci). L'ultimo numero, in particolare, di JD, 'Urlando al demonio', è incredibilmente cosciente di questo (per non parlare dell'assenza di vincoli allo sceneggiatore, libero nelle sue scelte, e al disegnatore: son cose che nell'albo si percepiscono quasi a pelle), e la prova è il discorso che il Diavolo, appunto, fa a John:
Spoiler!
ti piacerebbe credere che ci sia un complotto, e invece no; le alte sfere vogliono semplicemente che adesso, che sembri aver trovato una sorta di stabilità, tu rimanga uguale a te stesso, portando con te quei (pochi) fan che ti sono rimasti, e tanti saluti.


La mia domanda è:
-come può essere interpretato il discorso del Demonio (in JD) in chiave Dylan Dog?
-in quale rapporto stanno la carica innovativa dei primi Dylan ed il suo scemare in seguito con la carica innovativa di John Doe ed il suo (presunto) perdurare?
-come vedete l'evoluzione dei due personaggi, nel futuro?

Per concudere, Churchill diceva: 'chi a vent'anni non è rivoluzionario, è senza cuore. Chi lo è ancora a cinquant'anni, è senza cervello'. Potrebbe essere la giustificazione per il cambiamento nell'essenza di Dylan Dog. Eppure, noto, Dylan non è invecchiato (almeno nei disegni), non ha ancora cinquant'anni, non ha diritto di non essere più rivoluzionario, di non avere più cervello. Semplicemente, è senza cuore.

Grazie per aver letto questa 'cosa' lunghissima.


Ultima modifica di Jim Kenobi il mer giu 22, 2011 1:51 pm, modificato 1 volta in totale.

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 Oggetto del messaggio: Re: Riflessioni:i primi due Speciali e l'innovazione nei fumetti
MessaggioInviato: mer giu 22, 2011 1:47 pm 
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Iscritto il: lun mar 01, 2010 4:23 pm
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Bellissima analisi, complimenti.


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 Oggetto del messaggio: Re: Riflessioni:i primi due Speciali e l'innovazione nei fumetti
MessaggioInviato: mer giu 22, 2011 2:27 pm 
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Iscritto il: mer feb 03, 2010 7:13 pm
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Mi associo: una bella analisi, impossibile da non condividere.

Dylan Dog però, al contrario di JD, non è nato per avere una fine, non ha continuity, vivrà ogni mese finché le vendite lo permetteranno, e questo da una parte rende estremamente più difficile rinnovarsi e ritrovare ogni volta una certa carica innovativa (poi insomma, stiamo parlando della Bonelli, non della Aurea). Ma allo stesso tempo questo dà al personaggio un potenziale enorme, gigantesco. Perché DD è una testata che si presta alla sperimentazione, dove veramente un autore puo' buttarci cuore e cervello e fare grandissime cose.
Penso che l'ultimo periodo in cui DD aveva ritrovato la sua carica è stato il periodo della Barbato: un'autrice che porta il personaggio su di un livello completamente diverso da quello di Sclavi (e per dire, Medda) scrivendo comunque grandi storie che hanno fatto la fortuna della testata e che hanno arricchito l'universo dell'Indagatore dell'Incubo.

Per risollevare la serie (ormai, se non morta, in uno stato vegetativo ahimé irreversibile) bisognerebbe osare, avere coraggio, rischiare per amore del fumetto e della qualità, ma soprattutto per amore del personaggio, proprio come stanno facendo Recchioni e Bartoli con la loro creatura (e basta leggersi pochi numeri come me per rendersene conto).


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 Oggetto del messaggio: Re: Riflessioni:i primi due Speciali e l'innovazione nei fumetti
MessaggioInviato: mer giu 22, 2011 4:22 pm 
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Iscritto il: mer giu 22, 2011 1:05 pm
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Ezekiel 25:17 ha scritto:
Mi associo: una bella analisi, impossibile da non condividere.

Dylan Dog però, al contrario di JD, non è nato per avere una fine, non ha continuity, vivrà ogni mese finché le vendite lo permetteranno, e questo da una parte rende estremamente più difficile rinnovarsi e ritrovare ogni volta una certa carica innovativa (poi insomma, stiamo parlando della Bonelli, non della Aurea). Ma allo stesso tempo questo dà al personaggio un potenziale enorme, gigantesco. Perché DD è una testata che si presta alla sperimentazione, dove veramente un autore puo' buttarci cuore e cervello e fare grandissime cose.
Penso che l'ultimo periodo in cui DD aveva ritrovato la sua carica è stato il periodo della Barbato: un'autrice che porta il personaggio su di un livello completamente diverso da quello di Sclavi (e per dire, Medda) scrivendo comunque grandi storie che hanno fatto la fortuna della testata e che hanno arricchito l'universo dell'Indagatore dell'Incubo.

Per risollevare la serie (ormai, se non morta, in uno stato vegetativo ahimé irreversibile) bisognerebbe osare, avere coraggio, rischiare per amore del fumetto e della qualità, ma soprattutto per amore del personaggio, proprio come stanno facendo Recchioni e Bartoli con la loro creatura (e basta leggersi pochi numeri come me per rendersene conto).
Sono d'accordo con te. Il Dylan della Barbato riesce ad essere un personaggio 'nuovo' che tuttavia non dimentica se stesso, e che non perde le proprie prerogative. Il potenziale di Dylan Dog, come scrivi, è davvero enorme, e spiega - in parte - il suo successo (se non sbaglio è il primo fumetto, per vendite, in Italia); è davvero un peccato, nonché un'occasione mancata, che però questo potenziale, soprattutto adesso, non riesca ad esprimersi negli autori che scrivono le sue storie, a parte la Barbato e lo stesso Recchioni. Da non dimenticare, poi, i condizionamenti derivati dalle scelte editoriali, o la 'disavventura' successa alla stessa Barbato per il suo ultimo speciale: una storia che lei aveva scritto e sceneggiato - si pensa - per il mensile, che viene 'diluita' per avere la lunghezza di una storia da Speciale. Il problema della carica innovativa (e della freschezza e dinamicità, della 'vita' di un personaggio), di cui parlo sopra, riguarda anche questo.
Non so come interpretare certe scelte editoriali, ma credo che dare una personalità ed una caratterizzazione originale ad un Dylan ormai in crisi, anche con storie che esulano dal normale contesto e dalla normale retorica delle testate Bonelli, non possa che fare bene. Preferisco, e so di non essere il solo, storie che smuovano il mio modo di pensare, che mi insultino, che
mi facciano immedesimare non tanto nel personaggio, quanto anche nel contesto, che è la base su cui una storia viene costruita. C'è differenza tra i primi Dylan (tra cui gli Speciali e, se vogliamo, anche i primi Color Fest) e questi ultimi, che sacrificano ogni capacità critica che un individuo può avere, rilassando la sua capacità di ragionamento e addormentando il suo cervello. Si potrebbe dire che questo tipo di fumetto deve soltanto intrattenere (ed è quello che fa), ma il problema è che storie apparentemente 'esclusivamente splatter' non nascondono soltanto una morale, un messaggio (come invece le ultime, ma queste non la nascondono neppure): semplicemente, ti portano a pensare alla storia che hai appena letto, ad attualizzarla, a provare tensione, sorpresa, e così via; insomma, ti portano ad immedesimarti nel contesto.

Per coloro che preferiscono questo Dylan, consiglio la spiegazione che Caparezza ha dato, in un concerto, per il suo pezzo 'Kevin Spacey'. :roll:


ps. grazie per i complimenti, è la prima volta che faccio un'analisi del genere su un fumetto... :mrgreen:


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 Oggetto del messaggio: Re: Riflessioni:i primi due Speciali e l'innovazione nei fumetti
MessaggioInviato: mer giu 22, 2011 6:57 pm 
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Jim Kenobi ha scritto:
(se non sbaglio è il primo fumetto, per vendite, in Italia)


I vecchiacci Topolino, Tex e Diabolik vendono molto di più.
Dylan dovrebbe viaggiare oggi sulle 150.000 copie mensili, che sono ancora tantissime, ma pare che il crollo dei lettori sia costante e rovinoso. :roll:


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 Oggetto del messaggio: Re: Riflessioni:i primi due Speciali e l'innovazione nei fumetti
MessaggioInviato: mar lug 05, 2011 7:01 pm 
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questa spiegazione di caparezza a kevin spacey si trova da qualche parte? al concerto che ho visto io non l'ha fatta.

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 Oggetto del messaggio: Re: Riflessioni:i primi due Speciali e l'innovazione nei fumetti
MessaggioInviato: mer lug 06, 2011 1:26 pm 
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the Imp ha scritto:
questa spiegazione di caparezza a kevin spacey si trova da qualche parte? al concerto che ho visto io non l'ha fatta.

cavolo non la trovo più su youtube
in pratica lui dice che un uomo che lavora dieci ore e passa al giorno appena torna a casa non ha voglia di impegnarsi il cervello con i giornali o nel vedere le trasmissioni di approfondimento politico, preferendo vedere un film... però così fa il gioco dei politici, per cui capa spoilera molti film...


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 Oggetto del messaggio: Re: Riflessioni:i primi due Speciali e l'innovazione nei fumetti
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and the winner is... kevin spacey!


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ah, ok, allora l'avevo sentita, è che non me la ricordavo... in ogni caso, grazie ;)

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MessaggioInviato: gio lug 07, 2011 10:09 am 
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the Imp ha scritto:
ah, ok, allora l'avevo sentita, è che non me la ricordavo... in ogni caso, grazie ;)

di niente, comunque si adatta bene secondo me alla parabola discendente di Dylan Dog :roll:


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