Albo abbastanza gradevole (e se lo dico io, che NON sono un estimatore di Di Gregorio, potete crederci
) ma troppo "di formula" per convincere appieno.
Sostanzialmente, direi da 6 e mezzo.
seguono
S
P
O
I
L
E
R
Da diverso tempo, ormai, GDG per i suoi albi dylaniati utilizza continuamente lo stesso schema.
Non siamo ai livelli di Chiaverotti, che da anni riscrive sempre la stessa identica storia, senza variazioni di alcun tipo
, ma è comunque un riciclo di una formula più o meno collaudata.
Ciò annacqua la potenzialità dei soggetti, anche quando (come in questo caso) godono di buone intuizioni. Lo sviluppo narrativo è troppo prevedibile per lasciare il segno.
Lo schema prevede:
- spunto che innesca le indagini di Dylan
- Dylan che fa indagini blande (si agita molto, ma di fatto conclude pochissimo e si affida solo al quinto-senso-e-mezzo - meglio ancora, alla "botta di culo")
- siparietti con uccisioni più o meno fantasiose che intervallano le indagini
- soluzione che sa di escamotage
L'idea di far assumere Dylan dal burocrate infernale è buona, ma lo sviluppo non è niente di eccelso. Le indagini di Dylan sono troppo blande e vaghe perchè il lettore possa appassionarsi.
Lo stesso vale per la scelta di far continuamente "morire" Dyd. E' una situazione talmente ripetitiva che la drammaticità si disperde. Alla resa dei conti non trasmette alcuna autentica sensazione di pericolo, solo il sapore di una seccatura.
I siparietti con uccisioni varie sono belli sanguinolenti
ma danno la sensazione di servire soprattutto a riempire le pagine, dato che altrimenti il soggetto sarebbe troppo esile.
La rivelazione su movente e identità dell'assassino... non saprei dire se sia più assurda o ridicola!
Comunque il divertimento c'è e, nonostante la prevedibilità dello schema narrativo, non ci si annoia. Peccato per un Groucho decisamente sottoutilizzato (forse Recchioni dovrebbe mandare in pensione lui piuttosto che Bloch...
E' evidente che gli sceneggiatori non sanno più cosa farsene).
Bigliardo non mi ha mai entusiasmato, ma oggettivamente sbriga la pratica affidatagli col massimo della professionalità.