La maledizione del 1995 -o, se preferite, del post #100- inizia a colpire. Per la prima volta l'Almanacco ospita una storia meno che memorabile, e lo stesso (se non peggio) accadrà in autunno, con lo Speciale ("I vivi e i morti", di Mignacco). Entrambe storie disegnate da Siniscalchi, peraltro, il quale per la verità non ha molto da rimproverarsi, se non essere capitato nel posto giusto al momento sbagliato.
"L'uccisore di mostri" è una classica storia chiaverottiana sullo scambio/contatto tra menti e corpi, tema già visto in "Delirium" e "Metamorfosi" -rispetto alle quali è meno contraddittoria (forse anche per l'assenza del ri-ribaltamento del controfinale), ma non più riuscita. A guardarlo con un minimo di attenzione, tutto il piano di Bud è piuttosto sgangherato: a partire dal fatto che non si capisce come faccia a ritrovare i "mostri", e soprattutto come riesca a farlo così in fretta dopo il primo omicidio (la prima vittima, almeno, l'aveva seguita). Ed è davvero poco credibile che per i primi due omicidi scelga due luoghi affollatissimi (il ristorante, il palazzetto).
Qualche scena d'effetto Chiaverotti ce la infila -i demoni che torturano Bud, l'omicidio con la pistola sparachiodi-, ma il fuoco di fila di battut(acc)e monotematiche di Groucho è francamente insostenibile, cosa di cui i lettori si lamentarono subito -così come del fatto che, una volta tanto che Dylan si trovava di fronte una cliente "normale", non se ne fosse innamorato.
Potrei anche sorvolare sul secondo punto (non mi ha mai interessato più di tanto il lato
tombeur des femmes del personaggio, che infatti alla lunga è stato, giustamente, accantonato o comunque ridimensionato), ma non sul primo: perché no, irridere continuamente qualcuno per il suo aspetto fisico non è "politicamente scorretto", è bullismo bello e buono, riprovevole in sé e tanto più deprecabile in quanto diametralmente opposto alla filosofia sclaviana -evidentemente, agli occhi di Chiaverotti, Marianne non era abbastanza "mostro" da meritare la pietà riservata a quasi tutti gli altri mostri nell'universo dylaniano, a differenza del
povero cane ESPer pluriomicida del contemporaneo "La rivolta delle macchine".