Cravenroad7

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# 258 - La furia dell'Upyr
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 Oggetto del messaggio: #258 - La furia dell'Upyr
MessaggioInviato: ven feb 22, 2008 12:01 am 
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Iscritto il: mar ott 19, 2004 2:43 pm
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Località: Sardegna
Immagine


Dylan Dog n. 258
La furia dell'Upyr

Soggetto e Sceneggiatura: Pasquale Ruju
Disegni e copertina: Angelo Stano

Scheda Wikidyd dell'albo: La furia dell'Upyr

Ingaggiato dal professor Emil Lysenko, Dylan parte alla volta dell'Ucraina per ritrovare Sonja, la moglie dello scienziato, misteriosamente scomparsa. La donna era a capo di una spedizione che pare essere stata attaccata e decimata da una misteriosa creatura che Emil ritiene essere il leggendario Upyr. Un crudele mostro, metà  stregone e metà  vampiro, che da secoli flagella quelle terre macchiando di sangue la neve dell'inverno. A Dylan Dog il compito di scoprire ciò che si nasconde dietro il suo oscuro mito...


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Avviso: per rendere i topic delle ultime uscite più consultabile da chi vuole avere pareri in anteprima, tutti i commenti relativi all'attesa dell'albo,fatti prima di avere comprato e letto l'albo, andranno messi nei topic dell'area anticipazioni, in modo che almeno le prime pagine siano una serie abbastanza pulita di commenti.


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 Oggetto del messaggio: #258 - La furia dell'Upyr
MessaggioInviato: lun feb 25, 2008 3:52 pm 
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Iscritto il: mar set 04, 2007 5:25 pm
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Località: il forno
buono,più che altro per i disegni di stano.la storia non mi ha entusiasmato,quando la maggioranza l'avrà  letto spiegherò il perché.

*************************************

Ragazzo, una donna è molto simile a... un frigorifero!
Sono alte circa 1 metro e 80, 135 chili, Loro fanno il ghiaccio,
e.... uhm...Oh, aspetta. In realtà, una donna è molto più simile a una birra.
Hanno un buon profumo, sono belle a guardarsi,
venderesti tua madre per averne una...
Ma non ti puoi fermare a una, vuoi berti
un'altra donna!


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MessaggioInviato: mar feb 26, 2008 9:04 am 
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Iscritto il: dom mag 13, 2007 3:52 pm
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ma che bella storia.
il nostro gianburrasca degli sceneggiatori è riuscito in un solo albo ad educarci sul gravoso fardello lasciatoci dal più devastante (se non unico) incidente nucleare europeo,sulla figura folkloristica dell'upyr ,tassello poche volte rivelato nel mosaico della cultura soprannaturale dell'est europa e sul fatto che in fondo i veri mostri siamo noi esseri umani..birbaccioni,birichini,cattivoni che per la causa del progresso abbiamo devastato la madre terra,la madre vita e la madre santissima che regna sulle nostre anime cagionevoli.
SPOILER
a pagina 83 -coupe de theatre- lo sceneggiatore celebra sè stesso con un eco di osteomorfosi,che non fa mai male.
finale molto simbolico.
con la provetta che cade.
come le nostre coscienze.
forse sonja in realtà era il giovane pioniere.
tra alambicchi e voli pindarici verso l'idillio onirico.
fine spoiler
il discorso è questo.
mi sa che sto invecchiando e sto diventando come quelli che mi stavano sulle palle a 18 anni,del tipo -ah... ai miei tempi i cartoni animati sì che erano belli...-
perchè indubbiamente un quattordicenne che approda a dylan dog per la prima volta mettiamo con quest'albo non può che rimanerne colpito positivamente.
e mi sa che allora è inutile rivangare i capolavori del passato che NON RITORNERANNO.
come il telefono grigio con la rotella per fare i numeri.
come i pomeriggi a giocare al pallone e la merenda pane e nutella.
come il mare d'agosto a quando ancora potevi cogliere il sapore dell'aria.
punto.


cosa fanno le streghe al mare da bambine?i castelli di sabba!!


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MessaggioInviato: mar feb 26, 2008 9:19 am 
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Iscritto il: ven feb 23, 2007 2:58 pm
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Località: Inland Empire
Secondo me ci sono dei simboli che due cinghiali come Harlan e ChuCho ...come dire...non è che non possono capire, ma non ci arrivano, non seguono con i loro nasini arcuati e le froce che nel freddo sparano nuvoloni di condensa la traccia sottile dell'arte Rujana[:X][:D]
cioè è una cosa simbolica, molto Rujana, allegorica, e TASCHEN direbbe un sommo sacerdote del culto.
Dopo lo leggo e ve dico pure io.
Comunque di Harlan e Chu Cho ho il massimo rispetto, ce ne sta proprio il bisogno di maschi meno intellettuali e più cinghiali.
ChuCho non rispondermi qua che vai fuori tema e poi ti puniscono. [:D]

Sono un antico poeta,
una crisalide in baco, una farfalla di seta.
(Copyright Dario 84)
Sono il Giovane Pioniere Scricchiolino!!


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MessaggioInviato: mar feb 26, 2008 9:45 am 
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Iscritto il: dom mag 13, 2007 3:52 pm
Messaggi: 1041
x gp... :(
bellissime le tavole di stano.forse non ai livelli di l'assassino è tra noi ma bellissime.
piccolo ot...tanino liberatore copertinista del color fest.da strapparsi i peli pubici!!!!
è uno dei miei idoli

What a waster, what a fucking waster
You pissed it all up the wall
Round the corner where they chased her


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MessaggioInviato: mar feb 26, 2008 8:24 pm 
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Località: Empoli
votato buono!

mi ha piacevolmente sorpreso!

-------------------------

Quando ti intrattieni con una ragazza graziosa per un paio d'ore,sembra che siano passati solo due minuti; se starai seduto per due minuti su una stufa accesa, ti sembrerà di starci da due ore.
Questa è la relatività.

Albert Einstein


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MessaggioInviato: mar feb 26, 2008 8:34 pm 
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Iscritto il: lun dic 04, 2006 11:38 pm
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E ce lo dici così a bruciapelo, senza motivazioni? [:0][:0][:0]

Ciao,
Federica
_____________________________________________________________________

Non so se son peggio le balle oppure le facce che riescono a fare.


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MessaggioInviato: mar feb 26, 2008 9:09 pm 
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Iscritto il: ven dic 01, 2006 2:26 pm
Messaggi: 3775
Località: Empoli
seguo l'esempio di harlan e aspetto che un pò di persone l'abbiano letto...[;)]

comunque in brevissimo,non mi aspettavo niente da questa storia (soprattutto dopo le esilaranti versioni di Imp) e invece, tra qualche banalità, ci sono aspetti interessanti racchiusi soprattutto nel finale!

Stano è un maestro come sempre!la bufera di neve è un capolavoro!

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Quando ti intrattieni con una ragazza graziosa per un paio d'ore,sembra che siano passati solo due minuti; se starai seduto per due minuti su una stufa accesa, ti sembrerà di starci da due ore.
Questa è la relatività.

Albert Einstein


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MessaggioInviato: mar feb 26, 2008 9:22 pm 
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Iscritto il: lun dic 04, 2006 11:38 pm
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Capito. [:)]

Ciao,
Federica
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Non so se son peggio le balle oppure le facce che riescono a fare.


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MessaggioInviato: mar feb 26, 2008 9:26 pm 
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Iscritto il: dom ott 08, 2006 12:46 pm
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Il rito rujano ha seminato e adesso raccoglie i propri frutti venefici, BUAGHUAGHAUHAGHUGUHAGHHUGUHUGUHAHAHA!!!!



----------------------------------
Dagli occhi vermigli grondano oramai
lacrime sanguigne, per tetri calamai.


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MessaggioInviato: mer feb 27, 2008 12:17 am 
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Messaggi: 4401
Località: Provincia di Taranto
non spammate per favore, ragazzi.

________________________
E a un Dio a lieto fine non credere mai.


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Località: Verona
[:(]

Mediocre.

Oggettivamente, immagino che l'albo meriterebbe qualcosa in più, ma stavolta non mi va proprio di essere obiettivo: la storia non sarà neanche malaccio, ma questo non è Dylan Dog.

Parto dalla sceneggiatura: Ruju imbastisce una vicenda moderatamente interessante, seppure risaputa e poco originale (ormai le trasferte sono la norma), e costruisce il tutto con una certa sapienza (il famoso "mestiere", che certo non gli manca). In più, almeno uno spunto è notevole: l'Upyr [spoiler]si ammala dopo aver bevuto sangue corrotto, radioattivo[/spoiler]. Una trovata decisamente sclaviana, efficace, che si presta a più chiavi di lettura. Però, nonostante questo, l'albo non mi è andato giù, e il motivo è uno: nelle 94 pagine de <i>La furia dell'Upyr</i> non c'è la minima traccia di ironia. Zero. Dylan si aggira per l'Ucraina con la faccia seria, senza mai abbozzare un mezzo sorriso, eroe tutto d'un pezzo senza macchia né paura. Ad alcuni la cosa potrà non dare fastidio, ma a me - vuoi perché ero maldisposto, vuoi perché ai disegni c'è Stano - ha veramente rovinato la lettura.

Stano, in compenso, è grandioso come al solito (ma questo già si sapeva, no?). Un Dylan perfetto, dei personaggi caratterizzati in modo impeccabile (sembrano DAVVERO ucraini), una grande leggibilità, alcuni "effetti speciali" (la nevicata) da dieci e lode. Il miglior interprete dell'Indagatore dell'incubo: ora che si è (relativamente) velocizzato, non ce n'è per nessuno. Ovviamente, alla luce di questo, il gradimento per la sceneggiatura che si è trovato a illustrare cala ulteriormente: davvero non c'era niente di più "dylaniano" da fargli disegnare? Bah...

Ciao

Teo


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MessaggioInviato: mer feb 27, 2008 11:58 am 
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Iscritto il: lun dic 04, 2006 11:38 pm
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<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by rimatt</i>
<br />... davvero non c'era niente di più "dylaniano" da fargli disegnare?<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote"> Forse la storia di Paola? [:D]
Per il resto, in mattinata mi procurerò il simpatico albetto e potrò esprimermi. Da brava, non ho letto neanche lo spoiler.

Ciao,
Federica
_____________________________________________________________________

Non so se son peggio le balle oppure le facce che riescono a fare.


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MessaggioInviato: mer feb 27, 2008 4:02 pm 
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Iscritto il: dom ott 08, 2006 12:46 pm
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SPOILER SPOILER SPOILER

Premetto che in una ipotetica scala di 10 gradini i disegni di Stano sono una "Stairway to heaven". Adesso mi si dirà che la storia è di Ruju e quindi sto qui a fare il demagogo intessendone le lodi...però penso di poter affermare (magari mi ricrederò) che questi sono i disegni più belli che abbia mai visto su Dylan Dog. Brindisi, Roi, Mari e alcuni altri...sono bravissimi, dei Maestri con la "M" maiuscola, ma non è ancora stato creato un termine per classificare Stano. I suoi disegni sono sempre così pertinenti e appropriati, riescono a coniugare realismo e iconicità come nessun altro (l'unico che gli si avvicina per me è Dall'Agnol e in un certo senso, partendo da presupposti diversi, Casertano). Adesso passo pure per pazzo, ma ammetto che soprattutto nella passeggiata londinese iniziale, ogni volta che veniva ritratto Lisenko mi veniva da piangere; oppure nella scena della bufera di neve, dove SENTIVO il rumore del vento nelle orecchie. E' assurdo, ma è così.

Passando alla storia devo dare in parte ragione a rimatt. La tecnica narrativa è molto strana. "Questo non è Dylan Dog" secondo me non è esattemente sbagliato come non è esattamente vero. Molto spesso ultimamente (con le dovute eccezioni) si sono lette storie in cui Dyd sostanzialmente non agisce, non fa nulla se non trovare l'indizio risolutivo, o sparare il colpo di pistola al momento giusto, per poi ricadere nell'anonimato. E' una comparsa. Qui invece le cose stanno diversamente: in questa storia Dyd non è protagonista (come vorrebbe la struttura classica alla Dylan Dog), ma co-protagonista, divide la scena democraticamente con gli altri personaggi senza accentrare l'attenzione su di sè. Secondo me si può dividere la storia in tre sezioni: una prima in cui le luci sono puntate su Lisenko; nella seconda la parola è data a Berchov, che in una sorta di lungo piano sequenza fa da tramite fra la "premessa" londinese e lo "sviluppo" alla centrale; nella terza tocca a Taras e al suo dramma; inoltre Sonja, con la sua presenza intermittente dall'inizio alla fine della storia, costituisce il ponte trasversale fra le tre parti (nella parte di Lisenko è oggetto di un'analessi, distante nel tempo e nello spazio dallo svolgimento dell'azione; nella parte di Berchov è distante nello spazio, ma non nel tempo: infatti il racconto di Berchov è intervallato da apparizioni della ragazza alla centrale, con Taras; nell'ultima parte Sonja finalmente non è più distante né nel tempo né nello spazio e compartecipa delle azioni di tutti gli altri personaggi). Forse Sonja è il personaggio per certi versi meno convincente, le cui parole risultano poco significative, ma per converso l'eloquenza dei suoi silenzi e dei suoi intendimenti la riscatta dal proprio "svantaggio" narrativo.

Ecco, come dicevo pocanzi uno stile come questo non lo avevo ancora visto su Dylan Dog e in questa storia credo che Ruju abbia portato sulla testata l'esperienza di Demian e quel determinato tipo di forma. Il problema poi non è se questo "è o non è Dylan Dog", ma se anche questo "può essere (un) Dylan Dog" (perché è assodato che ogni autore sostanzialmente ha una propria concezione del personaggio e di come agisce, ma in questo caso credo entri in ballo un'innovazione ben più sostanziale: qui Ruju non opera sugli elementi della testata, con più o meno horror, più o meno cliente mensile, più o meno donna da sedurre e abbandonare, più o meno clichè che può essere Groucho/il tesserino/il giuda ballerino/etc.; qui Ruju, preservando in parte più che sufficiente gli elementi appena elencati, agisce addirittura sulle linee della griglia narrativa della testata, deformandole e distorcendole per creare qualcosa di VERAMENTE diverso rispetto a ciò che si è letto di recente. Quanto sia legittima questa operazione è opinabile e anch'io sono effettivamente perplesso a riguardo, ma non posso non esserne comunque affascinato. Dylan Dog è stato davvero (de)portato al confino. Che poi ci resti, faccia ritorno o varchi la frontiera è da vedere.

Per il resto ho trovato molte somiglianze con altre prove del Ruju di Dylan Dog. La trasferta estera (che non mi è affatto dispiaciuta), l'aggancio al reale con dati concreti (l'esplicazione della catastrofe di Chernobyl, i procedimenti per ottenere l'energia nucleare, il riferimento alla caduta del muro di Berlino), la tanto bacchettata "osteomorfosi" (che c'è, è innegabile, ma a parziale discolpa dell'autore devo dire che in questo caso essa non rappresenta il fulcro della vicenda come in "Nightmare Tour" o "Tutti gli amori di Sally", ma solo un piccolo stratagemma, che ho trovato anche garbato, per trainare la vicenda verso il finale), il tema del "passaggio di testimone" (quello de "I mostri di Sullivan", ma in questo caso non concretizzatosi grazie all'intervento finale di Dylan)...

Ma quello che mi piace più di tutti e che riconosco come un vero merito all'autore è il tema della "te(cn)ocrazia", quello delle "fortezze dell'apocalisse" (per citare l'autore): in "Macchie Solari" il ripetitore di Islington era un "altare", un altare sacrificale, mentre in questo albo la centrale di Mykoniv è una "cattedrale nucleare". Queste sono le "fortezze dell'apocalisse", i nuovi templi che l'uomo ha eretto agli dei della modernità e del progresso tecnico e scientifico. Gli uomini traggono beneficio dalla propria adorazione, ma il tributo di sangue da pagare è sempre esponenzialmente più alto.

Inoltre come già in "Macchie solari" tornano gli zombi, ma in realtà in quella storia si trattava di "rinati", come qui si tratta di "schiavi". Torna anche il tema caro a Ruju dei vampiri, ma anche questa volta in modo non banale: ad esempio nella duplice "Notti di caccia/Il marchio del vampiro", Jargo, il vampiro maestro, era diventato tale perché il suo odio e la sua volontà di ritornare erano stati talmente forti da averlo reso ciò che era. Qui l'Upyr è una figura ibrida, un cavaliere suicida del diciassettesimo secolo la cui "signoria feudale" si estende sull'Ucraina del nord ed è accettata nè più nè meno di una sgradevole ingerenza tributaria: non è una figura nè negativa nè positiva, non è il classico mostro cattivo redento o buono frainteso che per questo arriva a compiere il male; è quello che è, uno dei tanti cui l'uomo ha fatto terra bruciata intorno dovendone pagare le conseguenze. Il dato soprannaturale non è essenziale, è un pretesto che innesca il meccanismo della storia per arrivare a parlare d'altro.

Ovvio che le ingenuità non manchino (le frasi troppo balbettate o dubitanti di Sonja; le eccessive reticenze calcolate di Berchov prima del racconto; Berchov che a pagina 53 svela il nome dell'upyr dicendo di avere fatto ricerche sui "registri dell'epoca", senza che in precedenza sia stato fatto cenno precisamente all'epoca in questione...), tuttavia non credo che queste cose inficino il tono medio della storia.

Due ultime notazioni su particolari che mi sono piaciuti veramente molto: 1) la digressione sull'infanzia di Sonja e la ricerca di protezione nei confronti di Taras; 2) la scena finale del secondo suicidio di Taras con l'apparizione della piccola Sonja fra le radiazioni (quest'ultimo espediente volendo è anche "facile", ma sempre d'impatto).

Inoltre il personaggio di Dylan, benché in vesti molto inusuali, mi è piaciuto parecchio nelle "scelte sbagliate" (l'apertura del sarcofago) o meno (la provetta buttata fra la neve) che viene chiamato a prendere.

Solo un'ultimissima cosa: si è parlato di assenza di ironia, ma vorrei sfidare a introdurre qualcosa anche di solo vagamente ironico in una cornice intessuta dall'inizio alla fine di catastrofi nucleari, paesini dimenticati da dio dell'Europa dell'est e vessati da un essere soprannaturale, stermini di vario tipo, scomode verità e disegni di Angelo Stano! (ovviamente adesso l'ironico lo faccio io, ma solo per dire che l'ironia, come molte altre cose in Dylan Dog, non è un valore assoluto, ma a seconda dell'occasione può risultare un valore aggiunto o una tara; in questo caso penso che la storia vada benissimo così, senza che si senta la mancanza di un'ironia introdotta a forza in un contesto poco predisposto per questo elemento).

Scelta coerente con le premesse, ma sempre dolorosa, l'assenza di Groucho.



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MessaggioInviato: mer feb 27, 2008 4:16 pm 
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Località: Verona
<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by Dario84</i>Solo un'ultimissima cosa: si è parlato di assenza di ironia, ma vorrei sfidare a introdurre qualcosa anche di solo vagamente ironico in una cornice intessuta dall'inizio alla fine di catastrofi nucleari, paesini dimenticati da dio dell'Europa dell'est e vessati da un essere soprannaturale, stermini di vario tipo, scomode verità e disegni di Angelo Stano!<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">

Per come la vedo io, l'ironia è una componente fondamentale nella caratterizzazione di Dylan, a prescindere da quanto sia cupa e disperata la storia. Anzi, di più: il tessuto narrativo di una sceneggiatura Dylaniana non può prescindere dall'ironia. Ironia che Sclavi profondeva a piene mani anche nelle sue storie più drammatiche, da <i>Johnny Freak</i> a <i>Il lungo addio</i>. Invece, il Dylan Dog di Ruju si prende terribilmente sul serio!

Ciao

Teo


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