Per l'ennesima volta mi tocca fare i complimenti a Di Gregorio. "La paga dell'inferno" ha il suo gradevole tocco ironico e rispolvera al meglio gli inferni burocraticizzati e il demone bicefalo.
Come in un quadro di Magritte, appaiono nuovi personaggi infernali gradedevoli, anche per il bel tratto di Bigliardo, a suo agio con lo splatter. La scena degli specchi che trafiggono è molto intensa.
E per una volta tanto di splatter ce n'è! Belle tavole, mi è sembrata una storia tra lo Sclavi classico e il Chiaverotti giovanista. Forse la copertina non mi ha convinto a pieno.
Anche Groucho è in splendida forma, specie nei duetti con Bloch. E Dylan dà il meglio di sé tra l'aldilà e l'aldiqua.
dogamy ha scritto:
La cosa che più mi fa incazzare di questo numero, che non ho letto nemmeno per intero, è che si va riprendere sempre lo stesso concetto di inferno, come se fosse il solo possibile. Eppure Sclavi ci aveva fatto capire che nel mondo di Dylan ce n'era più di uno....allora perché non mostrarcene uno con dentro Hellingen o Mefisto, tanto per dire...?
O un completamente classico alla Dante Alighieri, o folle all'ennesima potenza ?
ci sono anche le miniere di sale di Golconda. I due inferni peggiori e quelli più usati (o abusati per alcuni) nella vita di Dylan Dog. Per me l'albo è egregio e invito chi ha voglia di criticare a leggerlo, quantomeno.