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<b><i>Nemici per sempre</i> (Faraci/Camuncoli).</b> Una lettura decisamente insapore, priva di quella freschezza e peculiarità d?impostazione che avevano caratterizzato, a mio avviso, la storia scritta dallo stesso Faraci per il primo <i>Color Fest</i>. Una sola, scontata idea di base sviluppata in trentadue pagine senza un sussulto, senza una minima deviazione dal canovaccio stabilito, senza un ?colpo d?ali?. E, soprattutto, senza divertimento, il che non depone bene per una storia che vorrebbe essere ?leggera?, scevra da eccessive pretese. Né basta la fugace apparizione di un Groucho in formissima.
Sul fronte disegni ? ricomprendendo nella dicitura anche la colorazione ? penso anch?io, invece, che le tavole trascelte per le varie <i>preview</i> della storia fossero le meno convincenti, perché per il resto mi sono parse molto interessanti ed efficaci; in particolar modo, ho apprezzato la caratterizzazione dei personaggi e sgradito la presenza dei retini.
<b><i>La fiaba nera</i> (Enna/Roi).</b> La storia con più nerbo dell?intero albo. Anzitutto, si segnala rispetto alle altre per un minimo di ?ricercatezza? in più nella gestione dei tempi, benché il gioco di <i>flashback</i> ? ricordo ancora che il corrispettivo italiano è analessi, giuro! ? e <i>flashforward</i> non smorzi la prevedibilità dei colpi di scena, e in alcuni casi addirittura depotenzi gli stessi. Il <i>jumping the shark</i> si concretizza, in particolare, in una manciata di vignette: quando Dylan e Groucho vengono accolti dall?assassino diventa evidente che siano quest'ultimo e la sorella i bambini scomparsi da cui l'intera vicenda ha originato, e tutto scorre liscio secondo copione. Non saprei dire se tale prevedibilità sia figlia <i>soltanto</i> del poco spazio a disposizione, che ha impedito di complicare ulteriormente le soluzioni narrative, o se rientri nella scarsa propensione di Enna al colpo di scena fulminante, ma una sinergia mi pare verisimile.
è comunque una storia ben scritta, c?è poco da obiettare, e l?autore mi fa sempre più ben sperare. Il parallelismo tra le coppie H?nsel-Gretel/Groucho-Dylan, e in generale l?interazione tra fiaba e realtà, è stuzzicante e ben gestito; altrettanto costante ? e anche questo è stato già detto ? il carattere oppressivo e angosciante della narrazione.
I disegni di Roi, di per sé più curati del consueto (almeno a occhio), sono letteralmente esaltati dalla colorazione in un modo che francamente non avrei immaginato: è stato detto che Chidini è riuscita in un?impresa particolarmente difficile, come a suo tempo lo staff Tenderini per Mari (altro disegnatore difficilmente immaginabile a colori), ma a mio avviso con un <i>peso specifico</i> ancora maggiore. Intendiamoci: i colori de <i>Il mago degli affari</i> sono <i>in assoluto</i> fantastici, ed è un peccato che la colorazione del <i>Color Fest</i> non sia più affidata al validissimo team del nostro kagemanu, ma nella storia in oggetto l?impatto del colore è ancor più forte nell?ottica di una valutazione globale (forse perché Roi è ancor più difficilmente immaginabile a colori? O anche perché le copertine della <i>Granderistampa</i> non hanno chissà poi che grande <i>appeal</i>?...).
Permettetemi, in chiusura, una piccola divagazione personale. Caso vuole che a casa al mare abbia trovato una vecchissima edizione Einaudi del <i>Kinder-Und Hausm?rchen</i>, ed è bastato scorrere qualche fiaba per sottoscrivere in pieno l?asserzione di Dylan: ?Credo che niente sia più spaventoso di certe vecchie favole?! Mi riservo di proporvene almeno un paio, che trasudano un?atmosfera orrorifica degna della nostra serie: anzi, ancor più inquietante?
? TO BE CONTINUED?
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