Siccome mi pare scortese venire qui solo per fare domande a Rrobe, ho deciso di iniziare a dire la mia sulle nuove uscite (e magari riparto a recensire tutti i numeri dal numero 1).
Dunque, Il Calvario.
La copertina non mi è molto piaciuta. Mi sembra davvero poco ispirata. Le linee orizzontali nel cielo non capisco proprio cosa siano. Sembrano quelle che vengono nelle stampe quando la stampante inizia a finire l'inchiostro. Mi è piaciuto invece il miniDylan (sbaglio o è il più piccolo Dylan mai apparso in copertina?) che cammina verso la città in lontananza. A pensarci bene, forse, avrei preferito la copertina senza il teschione sullo sfondo.
Ma passiamo alla storia.
Inanzitutto faccio una considerazione. Sbaglio o il palato dei lettori (almeno di questo forum) si è già sensibilmente raffinato?
Dico questo perchè, secondo me, se questa storia fosse uscita un paio d'anni fa, avrebbe "spiccato" molto di più e forse sarebbe stata meno criticata (meglio così eh. Se i lettori già iniziano ad avere aspettative più alte, può solo che fare bene).
Comunque, non mi è dispiaciuta (ho votato ACCETTABILE).
Mi è piaciuto vedere Dylan in questa nuova veste.
Non mi trovo per niente d'accordo con chi dice che le sue "uscite" sul vegetarianesimo e sui fast food non siano in linea con il personaggio. Per quanto mi riguarda, Dylan è questo. Pesante come le lumache a colazione e moralista all'eccesso. L'importante è che non sia LA STORIA ad essere pesante e moralista.
Mi spiego: qui non c'è nessuna situazione che dia man forte alle sparate di Dylan, per comunicare al lettore che il "messaggio" della storia corrisponda al suo parere (in questo caso sui fast-food) ma vengono lasciate come sua opinione personale. Altre volte traspare come messaggio dello sceneggiatore (penso già al numero 1, alla retorica-fiume che fa xabaras in un paio di vignette mentre parla con Dylan, Groucho e Sibyl nella villa). E secondo me Dylan è così. Un gran spaccapalle su taluni argomenti, da farselo dire in continuazione dalle persone "normali" che lo circondano (anche se in questo caso, non c'è nessuno a dirglielo).
Passando alla vicenda,
SPOILER
non sono riuscito proprio a empatizzare con il bambino morente. Questo perchè è ovvio già dall'inizio che non può essere realmente suo figlio e che, alla fine della storia, tutto ritornerà allo status quo delle cose. Quel bambino non l'ho mai sentito "vero" (per motivi che ancora non potevo sapere ma sapevo che era così), quindi non mi ha poi importato più di tanto il suo destino. Più interessante (e più toccante), invece, il tormento della donna.
Devo dire che la tipa delle prime pagine, non mi è dispiaciuta.
Forse avrebbe funzionato meglio, se non fossimo così avidi di anteprime su trame e tavole
Senza sapere nulla della trama: classica scena dove Dylan rimorchia la pulzella di turno, la porta a casa, stanno per fare le zozzerie e... BAM! Dylan ha un figlio e lei scappa. A me ha divertito. Poi, sul perchè ci viene fatto vedere che la tipa esce, viene investita e successivamente massacrata dall'automobilista, non so dare risposta ma è un nonsense che, tutto sommato, non mi dispiace.
Concordo invece sull'inutilità del vecchio all'ospedale.
Poi, poi, poi... Ah si.
La creatura del Dottor Hicks nei sotteranei dell'ospedale. Ecco, queste sono le cose che mi fanno incazzare.
Partendo dal presupposto che faccio parte di quelli che godono quando vedono riferimenti a personaggi e situazioni visti in precedenza (anche se palesemente autoreferenziali e sostanzialmente inutili ai fini della storia), qua si va oltre ogni limite. Non c'è davvero nessun motivo per cui debba fare una comparsata il mostro di Hicks. Aggiungo a sto punto che, forse, la pubblicazione dell'anteprima, sulla pagina Facebook di Dylan, della vignetta raffigurante proprio il suddetto mostrillo, è stata una pubblicità ingannevole. Poi, per carità, fossi io il curatore della testata probabilmente avrei fatto uguale (ottima scelta per catalizzare l'attenzione dei vecchi lettori che hanno mollato e che ora tentennano sul da farsi) però, una volta arrivato alla sequenza dei sotterranei, devo dire che ci sono rimasto un pò male.
Riguardo la sequenza in chiesa, mi trovo completamente d'accordo con Piccatto.
Non mi sembrano ci siano dubbi sul fatto che la scena sia costruita in modo da far credere al lettore che Dylan stia per rivolgersi al cristo, ma poi (come è ovvio che sia) si rivolge invece a Madonna Morte (come viene chiamata nella filastrocca di non ricordo quale numero), l'unica dalla quale può sperare di ottenere qualcosa o, comunque, dalla quale può essere abbastanza sicuro di ottenere una risposta (di qualsiasi tipo).
Per quanto riguarda la questione paradiso-inferno, sono sempre d'accordo con Piccatto.
Credo che "per buono" possiamo prendere che, quando crepi, finisci in un inferno a caso. Punto.
Poi negli anni, quando è servito ai fini delle storie, sono stati aggiunti qua e là angeli e riferimenti al paradiso ma ho sempre considerato questi elementi come parentesi che nascono e finiscono nel giro di una storia e da non considerare pensando all'universo "ufficiale" di Dylan (se considerassimo tutti gli elementi introdotti in quasi 30 anni di testata tipo Morte, Vita, i vari funzionari dell'aldilà, le varie "entità" come Giustizia, Pace, La Morte dell'Amore, Number, la morte di terza classe di "Tre Per Zero", i vari demoni delle più svariate classi, la biblioteca di Babele, Azazelo e Dio, rappresentato da un ciccione multitetta e deforme, ci rendiamo conto di come sia IMPOSSIBILE conciliare tutto questo con un senso).
Passiamo al finale: BASTA.
Felice di aver rivisto Vita ma ho la nausea del finale dove la Morte (qua è Vita ma sinceramente la ritengo una variante insignificante) spiega che per noia ha fatto questo e quest'altro. Davvero troppo facile.
Posso giustificare un finale così una volta ogni tot ma ultimamente questo stratagemma per spiegare l'inspiegabile è stato usato troppo spesso.
A: "Pensa che figa una storia che faccia vedere come si comporterebbe Dylan come padre"
B: "Eh ma non possiamo. A meno che non lo facciamo ritrovare in una situazione dove deve accudire un bambino che per qualche motivo è stato abbandonato o "apparso dal nulla" o qualcosa del genere."
A: "No, no. Voglio proprio che il figlio sia suo perchè poi lo faccio morire e voglio che Dylan soffra come padre,
non come tutore che conosce il bambino da pochissimo tempo."
B: "Mmm... Morte?"
A: "Fai Vita, và."
Si scherza eh!
I disegni mi sono piaciuti tantissimo.
La sofferenza nei volti (di Dylan, della mamma di "Johnny" e di Johnny stesso) esce dalle tavole. Complimenti a Martinello.