Esordio nella serie per Chiaverotti ai testi e Dall'Agnol ai disegni. Merito e fortuna principale di quest'albo è l'aver lanciato il personaggio di Mana Cerace, uno dei villain più amati della serie, trascendendo la qualità della storia. Un po' come succedeva al Pink Rabbit di Mignacco e un po' come succedeva al buon Freddy Kruger, l'icona su cui il Chiave ha modellato il mostro del buio, mutuandone filastrocche e background da psicopatico (in vita, non che dopo..).
Malgrado la trama derivativa, ingenuità, improbabilità e forzature a fiotti, l'insieme però incredibilmente funziona abusando di una dose massiccia di sospensione dell'incredulità da parte del lettore. Sarà merito degli omicidi (e delle lame negli occhi), sarà merito delle tavole di Dall'Agnol (farà anche meglio), sarà per via della figura del fu Philip Crane/Mana Cerace o forse per via delle tette di Kelly Walsh (il nome non deriverà mica da Beverly Hills 90210???), sta di fatto che a me quest'albo piace. Votato buono.
Le uniche cose che non ho mai digerito sono Slina Petrula (a proposito.. il controfinale non richiama quello di Dal Profondo?) e la famosa ciabatta.. cioè un indagatore dell'incubo può andare in giro con quelle ciabatte di pessimo gusto?
Manco una pensionata!