wolkoff ha scritto:
Uno come Nikolaj ce lo vedrei pure bene, per esempio, ma per ora tace. Vedremo.
Purtroppo mi è mancato il tempo per commentare estesamente la storia, magari ci ritornerò su.
Anticipo che per me sarebbe un mediocre sbiaditissimo.
Sui disegni, mi preme dire una cosa.
Dall'Agnol è il mio disegnatore preferito, da tempo immemore e in senso assoluto.
Non c'entra un'emerita pippa con una storia del genere, ma sono entusiasta della sua [ri]comparsa.
Trovo la sua ricerca grafica concettualmente affascinante, anche perché vive pienamente il paradosso dell'arte figurativa:
semplificando il tratto, si è attirato le antipatie del famoso lettore medio, che invece, magari, è più attratto dalla storia
semplice.
In sintesi, la fruibilità dello scritto e del disegnato è inversamente proporzionale, allorché si prenda come standard di paragone la "semplicità" di riproduzione. E questo per una differenza sostanziale: una storia semplice, nella maggior parte dei casi, veicolerà un messaggio semplice, mentre un dipinto "semplice" [una scatarrata di Pollock a caso, ad esempio], nella maggior parte dei casi, veicolerà un'eccedenza di senso rispetto al tratto. Ed ecco la differenza fra un disegno da bambini delle elementari e un disegno di Bacilieri.
Questo concetto fu espresso anche da Hegel, ovviamente in maniera molto più interessante di quanto possa fare io.
Stessa cosa per Piccatto, per dire, ma Dall'Agnol ce lo ricorda con una potenza ancora maggiore, tanto che può consentire la citazione dell'estetica hegeliana senza farla sembrare campata per aria
Tengo a precisare che nel discorso estetico, quando si parla del fruitore, è completamente assente la nozione di merito. Si parla di tendenze e non di fatti, di diversità e non di qualità. Il ricorso alle tendenze permette di scansare ogni pretesa di assolutismo: ciò che ho scritto sopra non è sempre vero, ma appunto, è una tendenza che dà adito a riflessioni interessanti.
Perché, in merito a certe poesie di Ungaretti, non sento mai dire "avrei potuto farlo anch'io", mentre per un Kandinskij o un Fontana è la norma?
Perché Tolstoj è un mattone, mentre Caravaggio è unanimemente ammirato da medi, estremi, grandi e piccoli?
In ogni caso, se ne ricava che il mitologico "lettore medio" non ha nulla in più o in meno di un Wolkoff o un Rimatt. È semplicemente diverso.
D'altro canto, però, una frase simile mi fa alzare più di un sopracciglio:
il RRobe ha scritto:
Quindi, per voi che odiate Dall'Agnol: mettetevi il cuore in pace, una sua storia ogni tanto, ci sarà.
Personalmente, credo che un autore di fumetti elogiato dai colleghi, ma detestato da una gran fetta di pubblico [perfino qui dentro, figuriamoci fra i medi!], sia fallimentare.
Non come artista in sé, ovviamente, ma nel ruolo di "disegnatore di fumetti popolari". Ritengo che sarebbe giusto assegnare a Dall'Agnol altri spazi d'espressione. Il che sarebbe tutt'altro che una bocciatura.
Non riesco proprio a capire perché mandarlo in edicola a subire un massacro pubblico.
È proprio una questione aziendale, quella che mi assila: perché esporre a critiche anche piuttosto pesanti un proprio dipendente stimato?
Non equivale ad un Gualdoni che si ostina a pubblicare un Marzano o un Di Gregorio, sapendo che in media non funzionano?
Il tutto con un'aggravante ipotetica: probabilmente Gualdoni non sapeva che i due citati, in media, non funzionavano.
Ma tu, RRobe, che ci leggi quotidianamente: perché?
Hegel era una grande mente, ma sarebbe stato ben poco adeguato su Donna Moderna: perché non piazzarlo su una rivista filosofica?
L'arte è del pubblico o del curatore di turno?
Ovviamente tutti i paragoni di cui sopra sono da relativizzare e contestualizzare, soprattutto Donna Moderna-Dylan Dog