Jan Karloff AKA Marzano ha scritto:
@DOGARES. riconosco la tua obiettività. Si nota che quando parli di una storia la giudichi per quello che vale in sé, secondo la tua legittima opinione personale, e non per supposti meriti o mancanze a prescindere o peggio ancora per seguire pigramente un pensiero di tendenza o di comunità. Questa, secondo me, è la tanto agognata maturità di giudizio che ogni autore che si espone in pubblico si aspetta dai suoi lettori sia che lo apprezzino sia che lo detestino (meglio se lo apprezzano, comunque, eh
)
Grazie. E' il complimento più bello x me !
Ittosan. Hai fondamentalmente ragione, ma considera che l'immagine del vampiro, è di per quanto di più variegato possa esistere. A differenza degli zombie ( che hanno subito lievi e significative sfumature dalla saga di Resident Evil in poi...ma cmq di poco conto ) l'horror dei vampiri è vasto, complesso, ricco di mille e più modi di esser rappresentato. Ci sono i vampiri "classici" ( che io prediligo ) alla Dracula di Stoker, quelli orientali ( particolarmente terribili e inquietanti ) quelli delle etnie africane, quelli nelle antiche leggende, ecc...ecc... ( lo speciale sui vampiri di DyD lo spiegava molto bene ).
Non trovo in se errato darci una formazione di questo tipo, visto che ad ogni modo "Vampiri" di Sclavi era un'opera per me politica e quasi sociale, rispetto a "Polvere di Stelle" o a "I Giovani Vampiri".
Tutto sta nel non cadere nel ridicolo, nel essere troppo new age, nel fare del vampiro e del suo mito, una macchietta.
Questa storia, IMO, non fa niente di tutto questo. Ci mostra: