SPOILER
Ma non avete mai visto una statua vivente? Io le prime volte c mettevo un attimo a capire che non erano statue... figuratevi al buio, con la nebbia, mimetizzato in mezzo ad altre 1000 statue... ci sono cose ben più inverosimili nella serie, mi sembra!
Cmq, i miei giudizi in breve:
La statua di carne
Soggetto 6
Sceneggiatura 7.5
Disegni 8
Enna è sempre il solito, ha uno stile molto ricercato che non sempre è adattissimo... però stavolta la cosa non pesa affatto in una sceneggiatura che ha il giusto ritmo e crea la giusta atmosfera (aiutato anche dall'ottimo Mari). Ottimi anche gli scambi con Bloch e con Groucho.
Non ho capito di cosa si rimprovera la ragazza... le belle tormentate da redimere evidentemente sono di moda, ma magari perdere ue righe a giustificare il tutto poteva non essere una cattiva idea.
Call Center
Soggetto & Sceneggiatura 7-
Disegni 7
E' la cosa più dylaniata dell'ultimo anno, a parte il solo "Pianeta dei morti"... attinge nella mitologia dylaniata a proposito, senza inserirla inutilmente, crea una storia divertente e al contempo parla del mondo di oggi, senza che il tutto risulti pretestuoso, e inserisce un finale cattivo, che, seppure un pò scontato non è per niente forzato (a differenza dei finalini alla chiaverotti). Non è poco, direi, e la prevedibilità della vicenda è ampiamente perdonabile.
La foresta perduta
Soggetto 5
Sceneggiatura 7
Disegni 6.5
Faraci è un brillante sceneggiatore, non so perchè si ostina a esplorare le commistioni fra generi che non hanno a che fare con Dylan... una volta può essere divertente (e nel caso di Moby Dick ha dato ottimi risultati), alla lunga, in una serie che già ha qualche problema di identità, è decisamente pericoloso.
In teoria questa storia dovrei fuggirla come la peste, nella pratica, tutto sommato l'ho letta con un certo piacere, non so bene perchè, quindi la promuovo, anche se di misura.
Uno, nessuno, centomila
Testi: 5
Disegni: 8
Non ho capito se è una buona idea sviluppata male, o una pessima idea portata avanti con mestiere, ma il risultato è di una storia che mi appare piuttosto inutile, senza un perchè... la prima parte è un susseguirsi di scene della routine di Dylan in cui ogni volta i personaggi cambiano volto, il lettore (o almeno io) si domanda solo come mai cambino i volti senza realmente interessarsi alle vicende... quando la risposta arriva, è abbastanza scontata e serve solo da preambolo a una morale di cui non si sente gran bisogno.
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