Una delle rare storie sceneggiate da Sclavi in cui non c'è il minimo spazio per ironie e battutine varie.
Ed è un peccato, perchè l'albo ne avrebbe avuto bisogno.
Il tono è esasperatamente "strappalacrime" dall'inizio alla fine. Coinvolgente sì, ma anche monocorde e ricattatorio (si ha la sensazione di sentire lo sceneggiatore che ti sussurra continuamente all'orecchio: 'Se non ti commuovi, sei un lurido bastardo dal cuore di pietra!'... E' una cosa che personalmente mi infastidisce molto
).
Un po' di umorismo, seppur minimo, avrebbe se non altro aggiunto varietà alle atmosfere.
A me il soggetto ha fatto pensare al racconto
It's a Good Life di Jerome Bixby, trasposto ben due volte in
Ai confini della realtà (una nella vecchia serie in bianco e nero, un'altra nel film dell'83 con la regia di Joe Dante). Comunque, per quanto mi riguarda, sa di già visto: non appena si intuisce dove la storia vuole andare a parare (cosa che avviene abbastanza presto) resta poco di apprezzabile.
Ma forse il difetto principale è che il soggetto è troppo esile per 94 pagine. Ci sono varie sequenze che danno l'impressione di essere state messe solo come riempitivo. Vedi la parte del barbone smemorato.
Come 'melodramma puro' è senz'altro meglio
Johnny Freak, che pure non è privo di difetti.