Cravenroad7

Ma credo che proprio uno spazio così ristretto come quello delle 32 tavole non aiuti a progettare e delineare un finale degno di nota, alla fine se ci fai caso è sempre troppo sacrificato per poter dare spazio agli sviluppi centrali della vicenda. Proprio per quello parlavo di minimo 64 tavole di storia. Minimo.

Probabilmente la verità sta nel mezzo: 32 tavole sarebbero più che sufficienti per sviluppare una storia, ma gli autori italiani sono abituati a lavorare su lunghezze maggiori e non sempre gradiscono la foliazione ridotta. In Giappone le storie di 18/20 pagine sono la norma: tutte le storie di Black Jack, probabilmente il miglior personaggio di Osamu Tezuka, sono di 20 pagine (con un'unica eccezione), e sono perlopiù splendide.

Bè, certo paragonare la classe e l'arte di Tezuka a quelle della Vinci o della Caccivio...

Be', non importa cambiare fuso orario, e neanche testata: le storie brevi dei primi Dylandogoni contavano ben meno di 32 pagine, ed erano delle perle (almeno quelle di Sclavi - quasi tutte - e un paio di Ruju). Addirittura mi sembra di ricordare che "Margherite" contasse intorno alle 30 pagine. Cioé, "Margherite"! Certo, ne puoi fare una questione di classe sintetica del singolo autore, ma neanche questo è vero. Le prime due storie, anzi, ci vanno larghe nel formato! Cioé, immaginatele di 64 pagine e poi immaginate i frullati che vi potevate fare col latte che vi saliva alle ginocchia. La storia della Barbato mi sembra l'unica del giusto peso per il numero di pagine disponibile. Forse l'unica a camicia un po' stretta è l'ultima. Detto ciò, esistono talmente tanti modi di raccontare la stessa storia che il problema non si porrebbe se aiutato da un poco di ingegno. E qui rispunta fuori il fattore-talento, e quindi mi infliggo un apparente autogol retorico: e invece NO, perché da chi arriva a lavorare in Bonelli io il talento lo PRETENDO. Perché in giro c'è tanta gente di talento a piedi e chi gode della posizione di privilegio di lavorare in una casa editrice importante come quella in questione una storia di 32 pagine me la deve saper orchestrare. E con questo non dico che nessuna autrice vi sia riuscita nel color, a cui ho dato un sei pieno.

Chiaro. Era solo per dire che perfino uno dei più grandi personaggi della storia dei fumetti ha vissuto tutte le sue avventure in episodi di 20 pagine: il formato, in sé, non è né riduttivo né limitante, basta saperlo usare. E qui mi ricollego a quanto detto da Joe.

Aggiungo che io sarei contento di sperimentare storie di lunghezza diversa: 16, 64, 150, perfino 280 pagine... I Maxi li farei a una o due storie, per dire. Chiaramente si rischia di più, ma ne potrebbe valere la pena (e potrebbe essere stimolante, per gli autori, misurarsi con qualcosa di diverso dalle solite 94 tavole).

CONTIENE SPOILER
"La predatrice" parte da un' idea iniziale non proprio inedita ma interessante e alquanto femminile, il che è apprezzabile vista la natura del Color Fest, ma lo sviluppo, sebbene ci sia una certa quantità di morbosità, non mi è parso organizzato nel migliore dei modi: il colpo di scena si scopre presto e poi non accade più nulla di imprevisto.
Paola si diverte a giocare con alcuni clichè di Dylan e il suo rapporto con le donne; qualcuno ha detto che Dylan fa la figura del fesso: in generale mi sembra più che lui si comporti come sempre e come molti (quanti non affronterebbero una bella vigilessa con un sorriso senza malizia o non sfodererebbero il medesimo davanti ad una graziosa cameriera?) e che tutto sia una costruzione nella mente malata di Thelma, però in effetti il finale...
Dylan che tradisce la fidanzata di cui è strainnamorato?? E lo fa perchè si sente inadeguato???
Peraltro Dylan che si sente inadeguato verso una donna contrasta con la figura del Dylan donnaiolo che la Barbato voleva dissacrare e che era lo spunto da cui l' intera storia è partita.
E poi non mi ha convinto neanche il fatto che Bloch nel finale sapesse già tutto e fosse appostato all' interno dell' appartamento con non so quanti uomini senza che se ne accorgesse neanche la padrona di casa!
Ben fatti i disegni; tratto tradizionale ma non privo di personalità.

secondo me gli autori non si vogliono bruciare le trame migliori in storie di una trentina di pagine. quelli ospiti invece le idee buone se le tengono per le loro cose.

CONTIENE SPOILER
"Tagli aziendali" è la migliore del quartetto.
All' inizio riprende lo spunto de "L' incubo dell' indagatore" e, una volta fatto calare il lettore nel nuovo mondo da padre e impiegato modello di Dylan, si collega, con la sequenza del taglio durante la rasatura identica a quella de "Il Confine", alla saga di "Lama di rasoio", intrecciando quest' ultima con un post-futuro da "L' ultimo uomo sulla terra".
In poche pagine tutte queste citazioni sembrano troppe, ma la sceneggiatrice riesce abbastanza bene a far quadrare tutto aggiungendo qualcosa ad ogni episodio citato e facendo risultare le citazioni non fini a se stesse.
La Caccivio scrive quella che mi sembra essere la seconda storia in assoluto di Dylan Dog in cui non c' è Dylan Dog, e prima d' ora ci aveva provato solo niente di meno che Sclavi; e neanche il Maestro era rimasto immune da critiche per questa sua scelta.
Si tratta dunque di un esordio a metà fra l' ambizione di sfoderare un soggetto forte e la volontà di ammiccare al lettore creando più collegamenti possibile con l' universo dylaniato.
Poichè questo secondo aspetto è stato reso funzionale alla storia e non gratuito o troppo invasivo, l' autrice è promossa a pieni voti.
Assolutamente bene accetta, fra l' altro, la venatura splatter che affiora in un paio di vignette.
Solido il lavoro ai disegni, e condivido l' opinione del Tagliagole, che come me ha trovato bellissima la moglie di Dylan, e l' osservazione di Antonius, che ha sottolineato come Murray sia chiaramente ispirato al disegno di Tacconi mentre per Rachel non è così.

qualcuno sa per caso il prossimo tema del color fest a tema?!?

un humor parte seconda...o no?. sul serio, aboliscano sta cosa.

Non condivido. Sceneggiare un Dylan Dog è un'occasione maledettamente buona di mettersi in mostra per chi non lavora in Bonelli. Se pubblichi per la Kappa edizioni, faccio un nome a caso, è probabile che tu faccia la fame (probabile, non certo). Entrare in Bonelli dà la possibilità a un giovane sciagurato che ha voluto intraprendere la carriera di fumettista di sperare in una futura tranquilità economica. E anche alla Star Comics credo paghino ASSAI MENO del nostro Sergio. Guarda questo tizio come è pasciuto a forza di stare in via Buonarroti:

La predatrice

Francamente non so se Dylan tradirebbe una donna di cui è molto innamorato per poi giustificarsi con la frase più banale del secolo "non è come sembra". Svilisce il personaggio. Dylan non ama, si innamora, è un adolescente perennemente in calore nonostante l'età. L'idea di smitizzare l'amore perfetto mi piace, è in tono con Dylan. Però l'unico problema è quel tradimento che non saprei valutare. Mi aspettavo un finale del genere, però immaginavo che il tradimento fosse architettato da Bloch e Dylan per scoprire le reazioni della ragazza. I disegni sono molto belli. Mi hanno fatto notare che le donne disegnano meglio i vestiti
Do 7 ai disegni, 5,5 alla storia. Media: 6+

alla vinci non interessa entrare in bonelli, fidati. sono autori a cui interessa fare le loro cose.

Certo, ma Vanna Vinci è un caso particolare. Non ha né tratto né idee da Bonelli. E in più gode di una certa fama, quindi mangia. Ma non è per tutti così.

Allora...
La prima storia
non mi ha entusiasmato più di tanto, forse un po banale l'unica nota interessante è da riscontrare nei disegni che anche se apparentemente elementari sono stati interessanti perchè innovativi per il fumetto

Della seconda storia
ho apprezzato molti le tavole molto stile Marvel, colori brillanti e disegni altrettanto ma la storia sinceraemente non l'ho capita...interessante si ma il finale rimane sospeso senza un senso...(forse non sapevano come farla finire a mio avviso)

La terza
invece mi è piaciuta anche se non la parte finale...cioè Dylan trova finalmente la ragazza perfetta e ke fa? La tradisce?? Bah...non l'ha mai fatto in 300 numeri e lo fa qui con la donna perfetta ( e la cosa non viene poi spiegata tanto bene)

La quarta
infine è stata molto diversa dal solito, un dylan sposato e papà ma anke qui il finale lascia perplessi e non spiega bene la storia.

Diciamoci la verità...questi Color Fest sono prettamente concentrati sull'estetica,ai colori e meno ai contenuti e alle trame! Dobrebbero scrivere in copertina "4 MINI-storie complete!